Roma , giovedì, 26. giugno, 2025 16:00 (ACI Stampa).
“Non chiediamoci solo cosa fanno i giovani. Chiediamoci perché lo fanno. Non cosa non va, ma cosa – o chi – manca: in occasione della Giornata Mondiale contro le Droghe, sentiamo il bisogno di fermarci. Di rallentare per un momento, respirare, e provare a guardare la realtà con uno sguardo nuovo. Uno sguardo più umano. Siamo abituati a parlare dei giovani elencando ciò che non funziona: dipendenze, comportamenti a rischio, numeri che spaventano. Ma ci chiediamo mai davvero cosa cercano? Cosa li muove? Cosa – o chi – manca nella loro vita?”
Partiamo da una riflessione dello psicologo Simone Feder, educatore e coordinatore dell’area Giovani nella comunità ‘Casa del Giovane’ di Pavia, per ragionare sul significato di questa Giornata mondiale contro le droghe: “Quando un giovane si rifugia in una sostanza, in una fuga, in un gesto estremo, raramente è un capriccio. Spesso è un grido. Un bisogno di essere visto, ascoltato, accolto. E’ un modo (forse l’unico che conoscono) per dire che qualcosa fa male.
E che, da soli, non ce la fanno più. Viviamo un tempo complesso, che non risparmia nessuno, ma che pesa in modo particolare su chi è giovane. Si cresce in fretta (troppo in fretta) in un mondo che cambia continuamente: il digitale amplifica emozioni e solitudini, la pandemia ha lasciato ferite profonde, la crisi climatica genera paure, il lavoro promette poco e spesso toglie molto”. Per Simone Feder si deve sviluppare un’azione per far sentire a casa i giovani: “In ambito preventivo e di cura, non possiamo aspettare che i ragazzi vengano da noi. Siamo noi a dover andare verso di loro. Anche nei luoghi più difficili. Anche dove il disagio fa paura. Non servono solo nuovi progetti o servizi. Serve un nostro modo diverso di stare nei servizi. Serve che le nostre strutture non offrano solo prestazioni, ma diventino casa. Casa dove il bisogno venga accolto con cura, rispetto, ascolto. Serve un nuovo patto educativo: autentico, coraggioso, condiviso”.