E poi ha continuato: "In questa missione c'è una seconda sfida: negli spazi digitali, cerca sempre la “carne sofferente di Cristo” in ogni fratello e sorella. Oggi ci troviamo in una cultura nuova, profondamente segnata e costruita con e dalla tecnologia. Sta a noi – a voi – far sì che questa cultura rimane umana”. Lo sguardo del pontefice si concentra sulla società di oggi in cui “la scienza e la tecnica influenzano il nostro modo di essere e di stare nel mondo, fino a coinvolgere persino la comprensione di noi stessi e il nostro rapporto con gli altri e con Dio. Ma niente che viene dall'uomo e dal suo ingegno deve essere piegato sino a mortificare la dignità dell'altro”, precisa il pontefice.
E indica la missione degli influencer e dei missionari digitali che è quella di “nutrire una cultura di umanesimo cristiano”: una missione da portare avanti “insieme” sottolinea papa Leone. Un discorso che continua sul modo di fare "rete" : "Di fronte ai cambiamenti culturali, nel corso della storia, la Chiesa non è mai rimasta passiva; ha sempre cercato di illuminare ogni tempo con la luce e la speranza di Cristo, di discernere il bene dal male, quanto di buono nasceva da quanto aveva bisogno di essere cambiato, trasformato, purificato". E vede in tutto ciò una “sfida” da accogliere per i prossimi giorni, per i prossimi anni in “una cultura dove la dimensione digitale è presente quasi in ogni cosa, in un tempo in cui la nascita dell'intelligenza artificiale segna una nuova geografia nel vissuto delle persone”.
“Abbiamo il dovere di elaborare insieme un pensiero e un linguaggio che, nell'essere figli del nostro tempo, diano voce all'Amore” sottolinea papa Leone. E continua: "Non si tratta semplicemente di generare contenuti, ma di incontrare cuori, di cercare chi soffre e ha bisogno di conoscere il Signore per guarire le proprie ferite, per rialzarsi e trovare un senso, partendo prima di tutto da noi stessi e dalle nostre povertà, lasciando cadere ogni maschera e riconoscendoci per primi bisognosi di Vangelo. E si tratta di farlo insieme".
L'appello del pontefice, allora, si fa forte ed è indirizzato a tutti gli operatori del web, agli influencer: “ Andate a riparare le reti”. Gesù ha chiamato i suoi primi apostoli mentre erano intenti a riparare le loro reti da pescatori. Lo chiede anche a noi, anzi ci chiede, oggi, di costruire altre reti: reti di relazioni, reti d'amore, reti di condivisione gratuita, dove l'amicizia sia profonda. Reti dove si possa ricucire ciò che si è spezzato, dove si possa guarire dalla solitudine, non contando il numero dei follower, ma sperimentando in ogni incontro la grandezza infinita dell'Amore. Reti che danno spazio all'altro più che a sé stessi, dove nessuna "bolla" possa coprire le voci dei più deboli”.
Le reti di cui parla il pontefice sono "reti che liberano, che salvano" e "che ci fanno riscoprire la bellezza di guardarci negli occhi. Reti di verità. Così, ogni storia di bene condiviso sarà il nodo di un'unica, immensa rete: la rete delle reti, la rete di Dio".
L'esortazione, infine, ad essere "agenti di comunione, capaci di rompere le logiche della divisione e della polarizzazione; dell'individualismo e dell'egocentrismo. Siate centrati su Cristo, per vincere le logiche del mondo , delle fake news, della frivolezza, con la bellezza e la luce della Verità". Il papa ha poi concluso l'incontro nella basilica di San Pietro con la benedizione. Dopo, è andato incontro ai fedeli, sorridendo a tutti, benedicendo i bambini, stringendo mani che attendevano di stringere quelle del pontefice. Un papa in mezzo al popolo di Dio.
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Un incontro con il pontefice tanto atteso dagli influencer convenuti a Roma per questo Giubileo così speciale come quello degli Influencer e dei Missionari digitali, preceduto ieri da un evento all'auditorium di via della Conciliazione a Roma. Un pomeriggio che ha visto la presenza del cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato Vaticano, che aveva precisato che "Fare missione digitale significa assumere il ritmo, le ferite, le domande e le ricerche di coloro che abitano" lo spazio del digitale, "senza cedere all'anonimato, alla superficialità o alle tentazioni del protagonismo". E sempre il cardinale Parolin ha continuato sottolineando che il contributo più autentico che ciascuno può offrire all'ambiente digitale è una visione relazionale della persona, che nasce dall'essere “immagine e tempio della Trinità”. Inoltre, sempre ieri, ai margini dell'evento, lo sguardo di Parolin è andato anche ai maggiori problemi di politica internazionale di questi giorni, ricordando l'importanza del riconoscimento dei due Stati, Israele e Palestina, "che vivono vicini l'uno all'altro, in autonomia ma anche in collaborazione e sicurezza". Il pensiero è andato anche ad una "via di soluzione al conflitto" in Ucraina, ai rapporti col Patriarcato di Mosca e al dolore per l'attacco ad una chiesa cattolica nella Repubblica Democratica del Congo. All'evento di ieri presente anche monsignor Fisichella, che ha sottolienato che "quando parliamo di evangelizzazione, siamo soliti concentrarci sui contenuti, e spesso dimentichiamo chi evangelizza e chi viene evangelizzato". E ha individuato un compito essenziale per gli influencer: quello di aiutare a riscoprire il valore del silenzio – “per quanto possa sembrare paradossale” – come condizione per l'ascolto autentico.