Città del Vaticano , domenica, 3. agosto, 2025 9:40 (ACI Stampa).
Passata la notte nel piazzale di Tor Vergata, quello stesso milione di giovani accoglie nuovamente Papa Leone XIV per la Santa Messa. Papa Leone arriva alle 7.30, compie tanti giri in papamobile e saluta i giovani in festa.
I ragazzi hanno dormito e aspettato lì, all’aperto, come è consuetudine ormai per GMG ed eventi speciali, sacco a pelo e tanta attesa. “Le autorità stimano che nell’area di Tor Vergata e nelle aree limitrofe sia presente oltre un milione di persone”, riporta la Sala Stampa della Santa Sede.
“Buona celebrazione a tutti”, dice il Papa prima di iniziare la Messa sul palco aggiungendo qualche parola in inglese, spagnolo e italiano ricordando di mettere sempre al centro Cristo. “Stiamo per cominciare la nostra celebrazione”, “Dio vi benedica tutti”, che sia “una memorabile occasione per tutti” e infine l’invito: “Camminiamo insieme, viviamo in Cristo”.
“Dopo la Veglia vissuta assieme ieri sera, ci ritroviamo oggi per celebrare l'Eucaristia, Sacramento del dono totale di Sé che il Signore ha fatto per noi. Possiamo immaginare di ripercorrere, in questa esperienza, il cammino compiuto la sera di Pasqua dai discepoli di Emmaus: prima si allontanavano da Gerusalemme intimoriti e delusi; andavano via convinti che, dopo la morte di Gesù, non ci fosse più niente da aspettarsi, niente in cui sperare. E invece hanno incontrato proprio Lui, lo hanno accolto come compagno di viaggio…I loro occhi allora si sono aperti e l'annuncio gioioso della Pasqua ha trovato posto nel loro cuore”, dice il Pontefice nell’omelia durante la Messa presieduta a Tor Vergata.
Papa Leone XIV nell’omelia ripercorre con i giovani la Liturgia odierna. “La prima Lettura, tratta dal Libro del Qoelet, ci invita a prendere contatto, come i due discepoli di cui abbiamo parlato, con l'esperienza del nostro limite, della finitezza delle cose che passano; e il Salmo responsoriale, che le fa eco, ci propone l'immagine dell'«erba che germoglia; al mattino fiorisce e germoglia, alla sera è falciata e secca. Sono due richiami forti, forse un po' scioccanti, che però non devono spaventarci, quasi fossero argomenti "tabù", da evitare. La fragilità di cui ci parlano, infatti, è parte della meraviglia che siamo. Pensiamo al simbolo dell'erba: non è bellissimo un prato in fiore? Certo, è delicato, fatto di steli esili, vulnerabili, soggetti a seccarsi, piegarsi, spezzarsi, e però al tempo stesso subito rimpiazzati da altri che spuntano dopo di loro, e di cui generosamente i primi si fanno nutrimento e concime, con il loro consumarsi sul terreno. È così che vive il campo, rinnovandosi continuamente, e anche durante i mesi gelidi dell'inverno, quando tutto sembra tacere, la sua energia freme sotto terra e si prepara ad esplodere, a primavera, in mille colori”, commenta il Pontefice.







