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Cento anni di Archeologia Cristiana all'Istituto Vaticano voluto da Pio XI

Un colloquio con il Rettore del PIAC monsignor Stefan Heid

Al PIAC il cardinale Tolentino de Mendoca |  | PIAC
Al PIAC il cardinale Tolentino de Mendoca | PIAC
Il rettore Heid ( primo a destra) e alcuni professori del PIAC |  | PIAC
Il rettore Heid ( primo a destra) e alcuni professori del PIAC | PIAC
L'ingresso del PIAC |  | PIAC
L'ingresso del PIAC | PIAC
Scavi al Campo dei Pastori |  | PIAC
Scavi al Campo dei Pastori | PIAC

Per la centesima volta sono aperte le iscrizioni ai corsi del Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana (PIAC). Il programma del centenario si prospetta ricco di eventi, a partire dall’Udienza con il Santo Padre, Papa Leone XIV. E’ prevista una serata di gala a cui saranno invitati tutti gli alumni e gli amici dell’Istituto, un convegno sull’Archeologia apostolica, delle pubblicazioni e numerose altre attività.

Al Rettore del PIAC monsignor Stefan Heid abbiamo chiesto di spiegarci chi sono quelli che si iscrivono oggi? E chi erano 100 anni fa?  E cosa studiano al PIAC e a che livello?

Oggi sono soprattutto laici, provenienti da università statali e private, italiane ed estere, che riconoscono al PIAC una formazione completa e di alto livello nel metodo dell’indagine storico-archeologica. Ci sono anche alcuni religiosi che seguono tanto il corso di Dottorato, quanto quello di Licenza, perché l’Archeologia Cristiana è una delle materie ausiliarie fondamentali per lo studio della Teologia. Gli studenti dei primi anni erano perlopiù prelati, tra cui molti di area germanofona, che ritenevano essenziale la formazione sulle antichità cristiane ai fini pastorali, anche come parte del movimento di rinnovamento attraverso il ritorno alle sorgenti che poi ha portato al Concilio Vaticano II.

Oggi gli studenti vengono al PIAC già laureati. Da noi studiano l’Archeologia Cristiana in tutte le sue declinazioni, ognuna con un suo docente: dall’Iconografia, all’Epigrafia, dalla Topografia urbana e suburbana, agli Antichi cimiteri cristiani, sino all’Architettura, alla Patristica e alla Storia del Culto antico. Si possono ottenere la Licenza e il Dottorato. Inoltre ogni anno il PIAC mette a bando una borsa di studio triennale per il corso di Dottorato e due borse di studio biennali, sempre per il corso di Dottorato, grazie alla generosità della Fondazione pro Musica e Arte Sacra. Ogni tre anni, la borsa triennale è condivisa con la Pontificia Commissione di Archeologia Sacra. Ogni tre anni è bandita anche una borsa elargita dalla Fondazione Aquileia e una per Studenti non italiani da parte della Segreteria di Stato della Città del Vaticano.

Cosa offre il PIAC ai suoi studenti che non trovano altrove?

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Il confronto diretto con i monumenti, attività sul campo altamente professionalizzanti, l’approfondimento delle fonti antiche e la capacità di analizzarle criticamente e farle dialogare con i dati di scavo.

Ci sono anche studenti non cristiani e perché vengono?

Alcuni non cristiani sono interessati ad approfondire le dinamiche di inculturazione del cristianesimo nel mondo romano tardoantico, in modo da comprendere l’evoluzione dei processi storici alla base della nostra contemporaneità. Il PIAC ha ospitato diversi studenti ebrei e anche musulmani provenienti da paesi islamici dove c’è un importante patrimonio archeologico cristiano come il Medio Oriente, l’Asia Minore e il Nord Africa, dove le istituzioni di tutela hanno bisogno di funzionari preparati.

Come l'archeologia si affianca a teologia e diritto canonico?

 Nella Costituzione Apostolica Veritatis Gaudium, che regola le discipline obbligatorie per la formazione teologica, all'articolo 55 silegge che l’Archeologia, insieme alla Storia della Chiesa e alla Patrologia, è una delle  materie essenziali per una completa formazione. Indagare il depositum fidei con il rigore e la scientificità del metodo comparativo permette di avere una base concreta alle realtà di fede, dimostrando la continuità dei processi storici.

 Quale è la differenza tra il PIAC e la Pontificia Commissione di Archeologia Sacra?

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 Il PIAC è università mentre la Commissione è Soprintendenza. Cento anni fa è stata proprio la Commissione a chiedere al Papa di fondare un istituto di formazione anche per garantire il livello scientifico dei futuri funzionari della stessa Commissione. Attualmente la Commissione si occupa della tutela delle catacombe cristiane in tutta Italia. L’insegnamento e le ricerche del PIAC riguardano tutto il mondo cristiano tardoantico. Detto questo, è ovvio che c’è una stretta collaborazione tra le due istituzioni, che hanno perfino la stessa rivista ufficiale, la Rivista di Archeologia Cristiana.

 Il PIAC promuove scavi anche fuori Italia?

 Sì. Negli ultimi anni ha promosso scavi in due aree “difficili”, prima ad Adulis in Eritrea e attualmente presso il Campo dei Pastori, a Beit Sahour, in Palestina. Le attività di ricerca sul campo, tanto in Italia quanto all’estero, non garantiscono unicamente la messa in pratica degli strumenti trasmessi durante le lezioni in aula, ma rappresentano anche un’importante occasione per intessere relazioni internazionali con i paesi in cui è attiva la missione. Questi scavi coinvolgono spesso la popolazione e gli studenti provenienti dalle università locali, con delle notevoli ricadute economiche, anche grazie all’attivazione di percorsi turistici durante o a seguito delle indagini.

 Quale è il ruolo internazionale del PIAC?

 Il PIAC rappresenta il punto di riferimento mondiale per lo studio dell’Archeologia Cristiana. In questa veste, è il promotore permanente dei Congressi Internazionali di Archeologia Cristiana. Inoltre, promuove un Ciclo di Conferenze di Archeologia Cristiana, in cui vengo invitati esperti da tutto il mondo a presentare le proprie ultime indagini. Infine, il PIAC è l’editore della Rivista di Archeologia Cristiana, periodico internazionale che assicura rigore e scientificità alle ricerche che vengono presentate ed è annoverata tra le riviste con i ranking più alti.

 

 

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