Città del Vaticano , giovedì, 18. settembre, 2025 14:00 (ACI Stampa).
L’immagine della Madonna Addolorata donata nell’ottocento dalle famiglie Nodoler ed Eusepi alla Chiesa di San Giovanni di Tuscania in provincia di Viterbo, come altre volte durante i giubilei del 1950, 1975 e del 2000 è stata portata a Roma questo mercoledì ed è stata esposta sul sagrato durante l’udienza Generale del Santo Padre ed è stata venerata da Papa Leone all’inizio dell’Udienza, nel contesto del Giubileo della Consolazione.
L’immagine cara alla popolazione di Tuscania è legata in modo particolare alla figura di Monsignor Domenico Brizi, originario di Tuscania, Vescovo di Osimo e Cingoli dal 1945 al 1964. Domenico Brizi fu ordinato Sacerdote il 23 Febbraio 1918 e gli viene affidata la Parrocchia di S. Giovanni Decollato a Tuscania che tenne per circa dodici anni. La devozione verso Maria, è una delle devozioni più care al Vescovo Brizi. Nella Parrocchia di S. Giovanni il nuovo parroco vi trova una forte devozione a Maria venerata come “Addolorata”. Senza dubbio era già un’immagine a lui familiare perché non vi è casa a Tuscania in cui manca una copia dell’immagine dell’Addolorata. In questa parrocchia, per non venire meno all’affetto che prova per la Madre del Signore egli ne incoraggia l’Incoronazione da parte del Capitolo Vaticano nel Settembre del 1923 per mano del Cardinale Ehrle. Brizi descriverà quell’evento come un “Trionfo immenso di fede, d’amore, di pietà, di devozione; spettacolo mai visto, commovente, grandioso. Pontificale, incoronazione, processione trionfale. Poco, tutto, nulla può ridire l’animo traboccante, ammirato. Oh, beate fatiche, o felice epilogo d’un anno di lotte e di meschinerie! Chissà se fra la folla, che rigurgitava nella piazza del Duomo, qualcuno dei più petulanti non avrà osservato che in fondo v’era ancora del posto…, perché tutti si pigiavano e volevano vedere, accecati dalla frenesia. Un variopinto stuolo di arazzi, di vestiti e di teste incorniciava la piazza, che vide la sua Santa Regina sfolgorare in tutta la sua maestà del grande e gaudioso dolore”.
Ma egli soprattutto ne diffonde il culto tra i fedeli del suo paese e la sua devozione a Maria è stata veramente una delle colonne portanti della vita spirituale del Brizi perché , come lui afferma “Tutto va affidato anche alla Madre di Dio”. Per questo motivo, da Sacerdote e soprattutto come Vescovo, invita il suo clero a prendere in mano la Corona del Rosario e a sgranare le Ave Marie con gli occhi rivolti a colei che è Madre di tutti e che non può rimanere sorda alle richieste dei suoi figli. Mons. Brizi invita per questo motivo i suoi sacerdoti a intensificare la recita del rosario e a recitarlo con il popolo:” Diciamolo sempre, diciamolo bene, senza fretta, con devozione; e, quando si presenta l’occasione, spieghiamolo al popolo, e sforziamoci di fargliene comprendere la bellezza e la utilità perché comprendendolo lo apprezzi ed apprezzandolo, possa farne il tesoro della sua vita quotidiana; diventi così il Rosario anche per i nostri tempi, arma di difesa e sorgente di grazia” . E’ necessario l’aiuto della Madre di Dio per poter attuare quanto il Signore vuole da noi. Mons. Brizi di questo ne è fermamente convinto ed ha fiducia nell’aiuto della “Mamma”. Egli prova una filiale devozione per la “Mamma nostra”(come lui amabilmente la chiama), un affetto che ha le sue radici più profonde nel periodo in cui era seminarista del Seminario Romano. Nel Seminario Romano viene condotto per mano dalla Madre del Signore che in quel luogo si venera come Maria della Fiducia. Bisogna sottolineare che questo affetto per la Madonna della Fiducia lo accompagnerà non solo con la scelta della giaculatoria come motto episcopale ma sarà anche l’immagine stessa della Madonna che lo seguirà in Osimo perché la farà mettere sulla scrivania e nella Cappella dell’Episcopio. Come ogni alunno del Seminario Romano egli conserva come il ricordo più dolce dei primi anni di cammino, quello dell’immagine della “Mamma “ che al Seminario Romano diventa sinonimo di Fiducia e ne rimane cosi attaccato da scegliere come giorno dell’Ordinazione Episcopale l’11 Febbraio che è sì, il giorno della Madonna di Lourdes, ma per Monsignor Brizi ha un significato ancor più intenso perché quell’11 Febbraio 1945, è anche la Festa della Fiducia , ed arrivato in Osimo e Cingoli Monsigmot Brizi vi trova una nuova profonda devozione in Maria espressa nelle numerose chiese a Lei dedicate e in modo particolare in Osimo vi ritrova una sentita devozione verso la Madonna Addolorata che si venera nel Santuario di Campocavallo.
Monsignor Brizi invitando il popolo ad un attaccamento devoto a Maria sottolinea che bisogna sempre unirsi a Lei, soprattutto nelle giornate in cui si è più stanchi e in cui si è più sofferenti e in modo particolare durante la Messa pensandola accanto al Calvario e che bisogna pregare quotidianamente il Rosario con fedeltà affinché la recita diventi sorgente di grazie per la propria vita di sacerdote e di Laico. Il Cammino di Monsignor Brizi come vero figlio di Maria si conclude proprio l’11 Febbraio, festa della Madonna di Lourdes, quasi come l’ultimo abbraccio della Madre con il Suo Figlio Gesù appena deposto dalla Croce, e soprattutto il Brizi ci insegna che affidarsi a Maria per riceverne da lei consolazione materna, non è semplice devozionismo ma autentica e profonda teologia e l’immagine che pubblichiamo di Maria Addolorata del 1971 tra i terremotati di Tuscania, è segno che la consolazione , arriva in primis, da un abbraccio di una mamma.




