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Papa Leone XIV: Chi serve Dio diventa libero dalla ricchezza, ma chi serve la ricchezza ne resta schiavo!

La Santa Messa di papa Leone XIV nella parrocchia pontificia di Sant'Anna in Vaticano

L'omelia di papa Leone XIV | L'omelia di papa Leone XIV | Credit AA/ACI Group-EWTN L'omelia di papa Leone XIV | L'omelia di papa Leone XIV | Credit AA/ACI Group-EWTN

Chiesa di sant’Anna in Vaticano, gremita. Piccola e raccolta: i fedeli si stringono attorno al papa. E lui, qui, è di casa: è la sua parrocchia, in fondo. Papa Leone XIV arriva circa 15 minuti prima della celebrazione per abbracciare i “suoi” parrocchiani. Entra dalla porta d’ingresso della chiesetta: è contento, felice di essere qui oggi. Lo ha chiesto lui espressamente e l’annuncio era stato dato dalla Sala Stampa qualche giorno fa. E’ la prima volta che Prevost, da pontefice, celebra in questa piccola parrocchia situata dentro le mura vaticane e retta proprio dai padri agostiniani. Due volte, quindi, papa Leone è qui “di casa”. Grande emozione per la comunità agostiniana che regge la chiesetta di sant’Anna in Vaticano e grande emozione per i parrocchiani: nei giorni scorsi, infatti, tutti sono stati coinvolti nei ferventi preparativi per questa domenica davvero speciale. 

 

C’era grande attesa per l’omelia che papa Leone XIV avrebbe letto. E l’attesa è stata “premiata” con parole di grande affetto per tutta la comunità: “Sono particolarmente lieto di presiedere questa Eucaristia nella parrocchia pontificia di Sant’Anna. Saluto con gratitudine i religiosi agostiniani che svolgono qui il loro servizio, in particolare il parroco, padre Mario Millardi, come pure il Priore Generale dell’Ordine di Sant’Agostino” e il pensiero va anche a padre Giole Schiavella (ex parroco della piccola chiesa) che ha compiuto 103 anni. A questo punto tutti i fedeli hanno accolto queste parole con un applauso carico di affetto. 

 

Poi parla del luogo "particolare" della piccola chiesa di sant'Anna in Vaticano: “Questa chiesa sorge in una posizione speciale, che è anche una chiave per il ministero pastorale che vi si svolge: siamo infatti, per così dire, “sul confine”, e davanti a Sant’Anna transitano tutti coloro che entrano ed escono dalla Città del Vaticano”. E’ una posizione speciale perché “c’è chi passa per lavoro, chi come ospite o pellegrino, chi di fretta, chi con trepidazione o serenità” dice il pontefice. 

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Il desiderio del pontefice è chiaro: “Possa ciascuno sperimentare che qui ci sono porte e cuori aperti alla preghiera, all’ascolto, alla carità!”. E il tema della preghiera, allora, diviene il tema cardine delle sue parole: il Vangelo “che è stato appena proclamato ci provoca a esaminare con attenzione il nostro legame con il Signore e, quindi, fra di noi. Gesù pone un’alternativa nettissima tra Dio e la ricchezza, chiedendoci di prendere una chiara e coerente posizione” ci parla del pontefice.

 

E poi, la riflessione sulla frase evangelica: «Nessun servitore può servire due padroni», perciò «non potete servire Dio e la ricchezza». In merito, il pontefice, è chiaro: “Occorre decidere un vero e proprio stile di vita. Si tratta di scegliere dove porre il nostro cuore, di chiarire chi sinceramente amiamo, chi serviamo con dedizione e qual è davvero il nostro bene. Ecco perché Gesù contrappone proprio la ricchezza a Dio: il Signore parla così perché sa che siamo creature indigenti, che la nostra vita è piena di bisogni”. Bisogna, allora, essere attenti perché “la sete di ricchezza rischia di prendere il posto di Dio nel nostro cuore, quando riteniamo che sia essa a salvare la nostra vita”. Mette in guardia, poi, dalla possibile tentazione di “pensare che senza Dio potremmo comunque vivere bene, mentre senza ricchezza saremmo tristi e afflitti da mille necessità. Davanti alla prova del bisogno ci sentiamo minacciati, ma invece di chiedere aiuto  con fiducia e di condividere con fraternità, siamo portati a calcolare, ad accumulare, diventando sospettosi e diffidenti verso gli altri”.

 

Non c’è bisogno di questo desiderio enorme di ricchezza perché - ammonisce il pontefice - “Dio destina i beni del creato a tutti. La nostra indigenza di creature attesta allora una promessa e un legame, dei quali il Signore si prende cura in prima persona”. Cita il salmista che ci assicura che Dio «si china a guardare sui cieli e sulla terra». Dio è “padre buono, sempre e verso tutti: non solo verso chi è povero di beni terreni, ma anche verso quella miseria spirituale e morale che affligge i potenti come i deboli, gli indigenti come i ricchi”. Cita, poi san Paolo: «raccomando, prima di tutto, che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che stanno al potere». 

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Lo sguardo, allora, si fa universale: “Oggi, in particolare, la Chiesa prega perché i governanti delle nazioni siano liberi dalla tentazione di usare la ricchezza contro l’uomo, trasformandola in armi che distruggono i popoli e in monopoli che umiliano i lavoratori. Chi serve Dio diventa libero dalla ricchezza, ma chi serve la ricchezza ne resta schiavo!”. 

 

L’ultimo pensiero va alla comunità con un’esortazione: “Vi incoraggio a perseverare con speranza in un tempo seriamente minacciato dalla guerra. Interi popoli vengono oggi schiacciati dalla violenza e ancor più da una spudorata indifferenza, che li abbandona a un destino di miseria. Davanti a questi drammi, non vogliamo essere remissivi, ma annunciare con la parola e con le opere che Gesù è il Salvatore del mondo, Colui che ci libera da ogni male”.



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