San Gioacchino venne eretta in onore di Leone XIII, oggi regna Leone XIV. E’ quasi una quadratura del cerchio… vorrebbe invitare il Santo Padre in parrocchia?
Appunto. E quanto siamo rimasti colpiti quando dalla loggia della basilica di San Pietro abbiamo sentito il nome del nuovo Pontefice. Subito abbiamo pensato a Leone XIII e alla nostra chiesa. Non vedo l’ora di incontrare il Papa per invitarlo nella nostra parrocchia.
Siamo nel 2025, l’anno giubilare va verso la conclusione. Com’è la vita della parrocchia oggi?
In questo momento è una delle parrocchie più piccole per numero di abitanti e per territorio, ormai non arriva più ai tre mila abitanti. È diminuita la popolazione residente ed è aumentato il numero degli uffici. Pochi sono i giovani e i bambini. Le attività che si svolgono in parrocchia sono molteplici e vanno dalla catechesi alle attività spirituali, culturali e formative. Nell’ambito della liturgia si collocano: la cura delle celebrazioni, spesso animate dal coro parrocchiale, l’adorazione eucaristica prolungata, il sacramento della penitenza. La partecipazione alla celebrazione eucaristica, specialmente quella festiva è elevata. Bisogna osservare che molti vengono dalle parrocchie circostanti soprattutto perché la Chiesa resta aperta per tutta la giornata. In qualsiasi momento della giornata si può entrare e pregare. Ma il vero motivo è la presenza dell’adorazione eucaristica prolungata. La nostra Chiesa, ricca di storia e di bellezza, fu realizzata per essere la sede del Sodalizio dell’adorazione perpetua riparatrice internazionale. Constatiamo tanto bene e tanti frutti dell’adorazione. Nell’ambito della carità è di particolare rilievo la Caritas parrocchiale guidata dalle Figlie della Carità e dal volontariato vincenziano. La comunità parrocchiale sente la missione di carità per cui è impegnata nel dialogo, nell’ascolto dei bisognosi. C’è un centro di ascolto, ma anche il gruppo ricreativo degli anziani e la ginnastica che si è fermato a causa della pandemia. Una delle più coinvolgenti iniziative è la settimana della carità. Nell’ambito della catechesi e della famiglia vorrei sottolineare il catechismo frequentato dai bambini e dai ragazzi. Abbiamo un piccolo gruppo dei catechisti, bravissimi e ben preparati. Nel corso dell’anno i bambini preparano il Presepe vivente e animano le celebrazioni. C’è un bellissimo gruppo di spiritualità familiare che si incontra regolarmente ogni mese e si mette a disposizione in tanti momenti della vita della parrocchia. Un gruppo molto attivo, anche se numericamente ridotto dell’Azione Cattolica Adulti che ha una bellissima e gloriosa storia. Insomma è una parrocchia bella e coinvolgente.
Questa parrocchia è affidata alla Congregazione del Santissimo Redentore. Come offrite i vostri carismi, i carismi alfonsiani ai parrocchiani?
La parrocchia è affidata dal 1898 ai padri redentoristi, chiamati ad annunciare ai più bisognosi la buona novella. Abbiamo ricordato e festeggiato questo fatto due anni fa. Nella chiesa c’è la capella dedicata al santo fondatore Sant’Alfonso, protettore degli avvocati. A richiesta degli stessi avvocati una decina di anni fa abbiamo istituito la messa quotidiana alle ore 13.00 così anche nell’ora del pranzo è possibile venire in chiesa e pregare. Cerchiamo di seguire lo spirito alfonsiano attraverso la nostra disponibilità nel sacramento della Penitenza e la direzione spirituale. Curiamo molto l’aspetto liturgico e mettiamo l’Eucarestia al centro della vita spirituale della comunità. Il carisma lo predichiamo anche attraverso la proclamazione attenta della Parola di Dio di diversi momenti dell’annuncio del Vangelo. Alfonso fu anche un grande innamorato del Santo Natale per cui ogni anno allestiamo un presepe monumentale con le grandi statue provenientei dal Tirolo. La bellezza di queste statue ha attirato l’attenzione del Vaticano che le ha ricevute per la Basilica di San Pietro negli anni Ottanta.
Tra i tanti parroci che l’hanno preceduta, ne spicca uno in maniera particolare. Padre Silvino Battistoni…
Padre Silvino è rimasto nel cuore di tutti non solo come un bravissimo parroco, ma soprattutto come l’apostolo della misericordia. Mi ricordo che ancora tanti anni dopo la sua morte la gente lo cercava in confessionale e dai racconti dei suoi penitenti ho scoperto un uomo di profondo dialogo e di tenerezza infinita. Ci sono ancora i sacerdoti che mi chiedono se abbiamo iniziato la sua causa di beatificazione. Io ho avuto la gioia di conoscerlo e di vivere nella stessa comunità nei suoi ultimi anni di vita nel nostro convento vicino a Verona. Comunque guardando la nostra storia tutti i parroci di San Gioacchino sono stati innamorati della propria comunità e ciascuno ha lasciano un segno indelebile della sua presenza.
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