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I 120 anni di servizio di San Gioacchino, la "parrocchia dei Papi"

Abbiamo ripercorso la storia, ma anche il presente della parrocchia pontificia di San Gioacchino con il parroco, P. Sulkowski

La parrocchia di San Gioacchino |  | PS
La parrocchia di San Gioacchino | PS
La parrocchia di San Gioacchino |  | PS
La parrocchia di San Gioacchino | PS

Nel cuore dello storico Rione Prati, a Roma, si erge la splendida chiesa di San Gioacchino ai Prati di Castello, un dono fatto dai cattolici di tutto il mondo per il giubileo sacerdotale di Papa Leone XIII. Nel giugno scorso sono stati celebrati i 120 anni dell’istituzione della parrocchia. Per celebrare questo significativo avvenimento abbiamo parlato con Padre Piotr Sulkowski, missionario redentorista, parroco di San Gioacchino.

La parrocchia di San Gioacchino compie 120 anni: un traguardo importante se si pensa al cammino percorso, e alle difficoltà… Non ultime gli avvenimenti del 1944.

La parrocchia è stata istituita nel 1905 e nel corso di tutti questi anni ha lasciato una forte impronta nel quartiere. Ha una storia ricca e meravigliosa. Leggendo le cronache parrocchiali resto stupito davanti all’operato e alla quantità di iniziative promosse. I famosi avvenimenti del 1944, prima sconosciuti e poi rivelati grazie ai miei confratelli, testimoniano l’azione straordinaria della mia comunità e dei gruppi parrocchiali che hanno rischiato la propria vita per salvare quella di decine di ricercati politici, renitenti alla leva e ebrei. Negli ultimi anni è cresciuto l’interesse verso la soffitta o la cosiddetta “barca dei sogni” nel sottotetto della nostra chiesa che grida l’orrore della guerra, ma nello stesso tempo racconta la creatività delle persone nascoste per diversi mesi e senza nessun contatto esterno con il mondo eccetto la famosa finestra che si apriva solo di notte. Oggi, specialmente in occasione della giornata della memoria, accogliamo i gruppi scolastici, i visitatori e la televisione per custodire la memoria di quella straordinaria azione dei parrocchiani.

La parrocchia è pontificia. Perché?

È continua ad essere pontificia, perché è sempre di proprietà del Papa. Gli appartiene perché fu offerta come dono dei cattolici di tutto il mondo a Leone XIII e di conseguenza ai suoi successori. Passeggiando per la chiesa il visitatore potrebbe essere stupito dalla presenza degli stemmi pontifici. Qualcuno ha cercato di proporre ad elaborare un percorso araldico per sottolineare questo curioso aspetto. In sacrestia si possono ammirare le enormi tele dei papi che hanno segnato oltre la centenaria storia della nostra parrocchia. Del resto quando abbiamo la possibilità di incontrare il Santo Padre sempre lo invitiamo a visitare la sua chiesa.   

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San Gioacchino venne eretta in onore di Leone XIII, oggi regna Leone XIV. E’ quasi una quadratura del cerchio… vorrebbe invitare il Santo Padre in parrocchia?

Appunto. E quanto siamo rimasti colpiti quando dalla loggia della basilica di San Pietro abbiamo sentito il nome del nuovo Pontefice. Subito abbiamo pensato a Leone XIII e alla nostra chiesa. Non vedo l’ora di incontrare il Papa per invitarlo nella nostra parrocchia.

Siamo nel 2025, l’anno giubilare va verso la conclusione. Com’è la vita della parrocchia oggi?

In questo momento è una delle parrocchie più piccole per numero di abitanti e per territorio, ormai non arriva più ai tre mila abitanti. È diminuita la popolazione residente ed è aumentato il numero degli uffici. Pochi sono i giovani e i bambini. Le attività che si svolgono in parrocchia sono molteplici e vanno dalla catechesi alle attività spirituali, culturali e formative. Nell’ambito della liturgia si collocano: la cura delle celebrazioni, spesso animate dal coro parrocchiale, l’adorazione eucaristica prolungata, il sacramento della penitenza. La partecipazione alla celebrazione eucaristica, specialmente quella festiva è elevata. Bisogna osservare che molti vengono dalle parrocchie circostanti soprattutto perché la Chiesa resta aperta per tutta la giornata. In qualsiasi momento della giornata si può entrare e pregare. Ma il vero motivo è la presenza dell’adorazione eucaristica prolungata. La nostra Chiesa, ricca di storia e di bellezza, fu realizzata per essere la sede del Sodalizio dell’adorazione perpetua riparatrice internazionale. Constatiamo tanto bene e tanti frutti dell’adorazione. Nell’ambito della carità è di particolare rilievo la Caritas parrocchiale guidata dalle Figlie della Carità e dal volontariato vincenziano. La comunità parrocchiale sente la missione di carità per cui è impegnata nel dialogo, nell’ascolto dei bisognosi. C’è un centro di ascolto, ma anche il gruppo ricreativo degli anziani e la ginnastica che si è fermato a causa della pandemia. Una delle più coinvolgenti iniziative è la settimana della carità. Nell’ambito della catechesi e della famiglia vorrei sottolineare il catechismo frequentato dai bambini e dai ragazzi. Abbiamo un piccolo gruppo dei catechisti, bravissimi e ben preparati. Nel corso dell’anno i bambini preparano il Presepe vivente e animano le celebrazioni. C’è un bellissimo gruppo di spiritualità familiare che si incontra regolarmente ogni mese e si mette a disposizione in tanti momenti della vita della parrocchia. Un gruppo molto attivo, anche se numericamente ridotto dell’Azione Cattolica Adulti che ha una bellissima e gloriosa storia. Insomma è una parrocchia bella e coinvolgente.  

Questa parrocchia è affidata alla Congregazione del Santissimo Redentore. Come offrite i vostri carismi, i carismi alfonsiani ai parrocchiani?

La parrocchia è affidata dal 1898 ai padri redentoristi, chiamati ad annunciare ai più bisognosi la buona novella. Abbiamo ricordato e festeggiato questo fatto due anni fa. Nella chiesa c’è la capella dedicata al santo fondatore Sant’Alfonso, protettore degli avvocati. A richiesta degli stessi avvocati una decina di anni fa abbiamo istituito la messa quotidiana alle ore 13.00 così anche nell’ora del pranzo è possibile venire in chiesa e pregare. Cerchiamo di seguire lo spirito alfonsiano attraverso la nostra disponibilità nel sacramento della Penitenza e la direzione spirituale. Curiamo molto l’aspetto liturgico e mettiamo l’Eucarestia al centro della vita spirituale della comunità. Il carisma lo predichiamo anche attraverso la proclamazione attenta della Parola di Dio di diversi momenti dell’annuncio del Vangelo. Alfonso fu anche un grande innamorato del Santo Natale per cui ogni anno allestiamo un presepe monumentale con le grandi statue provenientei dal  Tirolo. La bellezza di queste statue ha attirato l’attenzione del Vaticano che le ha ricevute per la Basilica di San Pietro negli anni Ottanta.

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Tra i tanti parroci che l’hanno preceduta, ne spicca uno in maniera particolare. Padre Silvino Battistoni… 

Padre Silvino è rimasto nel cuore di tutti non solo come un bravissimo parroco, ma soprattutto come l’apostolo della misericordia. Mi ricordo che ancora tanti anni dopo la sua morte la gente lo cercava in confessionale e dai racconti dei suoi penitenti ho scoperto un uomo di profondo dialogo e di tenerezza infinita. Ci sono ancora i sacerdoti che mi chiedono se abbiamo iniziato la sua causa di beatificazione. Io ho avuto la gioia di conoscerlo e di vivere nella stessa comunità nei suoi ultimi anni di vita nel nostro convento vicino a Verona. Comunque guardando la nostra storia tutti i parroci di San Gioacchino sono stati innamorati della propria comunità e ciascuno ha lasciano un segno indelebile della sua presenza.  

 

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