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Papa Leone XIV: Davanti alla “triste ripetitività del male”, il Signore indica una novità di vita

L'omelia del pontefice per la Messa del Giubileo degli Uffici Cerimoniali Istituzionali

Papa Leone XIV alla Celebrazione per IL Giubileo degli Uffici dei Cerimoniali Istituzionali | Papa Leone XIV alla Celebrazione per IL Giubileo degli Uffici dei Cerimoniali Istituzionali | Credit Vatican Media Papa Leone XIV alla Celebrazione per IL Giubileo degli Uffici dei Cerimoniali Istituzionali | Papa Leone XIV alla Celebrazione per IL Giubileo degli Uffici dei Cerimoniali Istituzionali | Credit Vatican Media

Sabato scorso, 25 ottobre, papa Leone XIV ha celebrato una Santa Messa nell’aula della Benedezione presso nel Apostolico Vaticano, in occasione del Giubileo degli Uffici Cerimoniali Istituzionali. A renderlo noto, oggi, è la Sala Stampa della Santa Sede. 

 

“All’inizio della santa Messa abbiamo rinnovato il saluto più bello che possiamo rivolgerci l’un l’altro: la pace sia con voi! Questa pace è dono del Signore Risorto e desiderio di ogni cuore retto. Oggi, durante il vostro giubileo, vi invito perciò ad aprire il cuore alla grazia di Dio” con queste parole papa Leone XIV ha inziato la sua omelia per la celebrazione.

 

“Vi siete radunati qui, presso la Tomba di San Pietro, come pellegrini di speranza: questo nome non designa un’attesa fra tante altre, ma quella virtù che dà forza e senso a tutte le nostre aspettative di bene. La vera speranza apre la porta santa della salvezza, attraverso la quale muoviamo i passi della fede, vivendo tra noi con carità fraterna” ha continuato il pontefice. Prende poi spunto dal Vangelo della Liturgia celebrata (Luca, 13,3.5) e sottolinea la frase “Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo”. Per il pontefice è un chiaro monito, pronunciato per ben due volte da Gesù che prende “spunto da episodi di violenza e disgrazia. Alcuni Galilei erano stati uccisi per ordine del governatore romano, mentre altre persone erano morte nel crollo di una torre. Simili vicende, purtroppo, accadono di continuo nella storia umana. Davanti alla triste ripetitività del male, però, il Signore indica una novità di vita, invitandoci a fare la differenza: “Convertitevi!”. Dio, infatti, è sempre pronto a offrirci salvezza e a redimerci dal male, se noi lo vogliamo” ribadisce papa Leone XIV.

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Ci vuole un “cambio di mentalità”, una “trasformazione del modo di vivere, di pensare e di agire” perché “la nuova direzione, che il Signore ci chiama a prendere, è un cammino che va da dove siamo noi, il presente, a Dio, l’eternità. Così agisce la virtù della speranza: ci sorprende intimamente con la promessa di un’esistenza liberata da quel senso unico, che va verso una morte senza riscatto” dice il pontefice.

 

Continua: “Il Vangelo ci ricorda che vivere senza speranza significa rimanere immobili nella certezza di morire, mentre convertire la vita alla speranza, che Cristo ci infonde, significa portare nel cuore la luce del Risorto. Questa trasformazione ci coinvolge tutti: vale per ogni coscienza come per tutta la Chiesa, per ogni cittadino e quindi anche per lo Stato”. Parla di lavorare onestamente, il pontefice, per servire al meglio lo Stato. E, allora, fa tre esempi; reca la testimonianza di tre figure. 

 

Il primo testimone è il servo di Dio Alcide De Gasperi, del quale è in corso il processo di beatificazione. De Gasperi, “coniugando la propria fede con una crescente responsabilità politica”, “si impegnò a costruire ponti che resistettero alle correnti di opposte ideologie. Il suo amore per Dio, infatti, ne sosteneva la dedizione alla Patria, insegnandoci che la politica, la diplomazia e la difesa nazionale diventano strumenti di autentica carità quando sono vissute con animo umile”.

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Poi, parla del venerabile Salvo D’Acquisto, “anch’egli prossimo alla beatificazione”: “In un tempo di guerra e di odio, il suo coraggio divenne profezia di una pace costruita sulla dedizione più generosa: sono uomini come lui a illuminare le difficoltà che anche oggi pesano su tanti popoli” ricorda il pontefice.

 

Il terzo testimone, il beato Rosario Livatino, “primo magistrato nella storia a essere riconosciuto come martire” che “col suo impegno incrollabile per la giustizia, ha testimoniato che la legalità non è anzitutto un insieme di norme, ma uno stile di vita, e quindi un possibile cammino di santità”.  E conclude: “Lo Stato, infatti, si trasforma in meglio se ciascuno se ne sente responsabile, nutrendo con i più alti valori spirituali il proprio senso civico e il dovere istituzionale”.

 

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