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Un libro di Sergio Calistri sostiene le Tende di Natale AVSI

Il ricavato del libro sostiene la campagna di Natale 2025 delle ‘Tende di Natale’ di AVSI, che ha scelto come slogan ‘La pace è una via umile. Percorriamola insieme’

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La chiesa sul fiume – Memorie perdute di un imperatore’ dà il titolo alla raccolta, scritta da Sergio Calistri, di tre testi narrativi ambientati in epoche distinte e ricostruisce in forma letteraria una spedizione immaginaria dell’imperatore Carlo Magno nella Val di Chienti, finalizzata al recupero di una reliquia attribuita all’apostolo Pietro; mentre il racconto ‘La croce e la coccarda – Storia di un amore difficile’, è ambientato nel contesto del sacco di Macerata del 1799, concentrandosi su due figure contrapposte per ideologia ma unite da un legame affettivo: Lucia, insorgente fedele alla tradizione religiosa, e Andrea, giacobino repubblicano. Infine il racconto ‘Non vuole che se ne parli’ intreccia memoria storica e resistenza civile, seguendo le vicende della famiglia ebraica Levi-Benvenisti durante le persecuzioni nazifasciste in Italia. Attraverso la rete clandestina costruita da Tullio Colsalvatico e dal parroco di Fiastra, il racconto narra fughe, nascondigli, documenti falsi, gesti di coraggio e scelte dolorose.

 

Il ricavato del libro sostiene la campagna di Natale 2025 delle ‘Tende di Natale’ di AVSI, che ha scelto come slogan ‘La pace è una via umile. Percorriamola insieme’: “Questa via non è affrontabile da soli: c’è bisogno di una compagnia di persone che, ciascuno a partire dalla sua identità, dalla sua creatività e dai suoi doni, possa dare vita giorno dopo giorno a gesti quotidiani in grado di edificare la pace. La definizione di pace come via umile, nel paragone con gesti ad alto impatto mediatico, potrebbe sembrare una fuga o una resa al silenzio.

 

Ma è proprio il contrario: questo titolo, come un farmaco a lento rilascio, costringe a fermarsi, invita a una riflessione continua, a rivedersi in azione, rimette al centro la responsabilità di ciascuno, e chiama tutti a incamminarsi in un percorso che inizia dal basso, dalla relazione semplice e ordinaria con chi abbiamo accanto, fino a raggiungere chi vive in contesti lontani. L’aggettivo umile, poi, richiama l’humus, la terra: è un invito ad appassionarsi sempre e di nuovo alla realtà, al quotidiano confronto con l’altro che incontriamo. Speriamo di ritrovarci in tanti a camminare per questa via”.

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All’autore Sergio Calistri, responsabile della sezione maceratese di Avsi, chiediamo di raccontare l’idea di scrivere un libro intitolato ‘La Chiesa sul fiume’: “L’idea è nata da una suggestione che viene dagli studi di don Carnevale che ha ipotizzato la presenza di Carlo Magno nella Valle del Chienti. La chiesa di San Claudio al Chienti, con una architettura che richiama quella di una cappella palatina, mi è sembrata il luogo ideale per ambientare una narrazione che unisse la ricerca di un fondamento spirituale e politico. Da lì è nato il desiderio di raccontare una spedizione immaginaria dell’imperatore, alla ricerca di una reliquia attribuita all’apostolo Pietro, che potesse legittimare il Sacro Romano Impero”.

 

La Chiesa sul fiume prende spunto dalla storia di una presenza (presunta o vera?) di Carlo Magno nella Valle del Chienti: quanto c'è di vero?

Per me è difficile dirlo: la presenza di Carlo Magno nella Valle del Chienti non è documentata ufficialmente, ma gli studi del prof. Carnevale e di altri che hanno preso il testimone suggeriscono un passaggio o un interesse dell’imperatore per questa zona. Il racconto è una ricostruzione letteraria, ma si basa su elementi storici plausibili: la chiesa di San Claudio, la figura del monaco Ratperto, la simbologia petrina, e la necessità di Carlo di trovare un fondamento spirituale per il suo impero”.

 

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C’è un legame tra le tre storie narrate nel libro?

Credo che il legame sia la resistenza silenziosa e il coraggio civile. Che si tratti di Carlo Magno, di Lucia e Andrea durante il sacco di Macerata, o di Tullio Colsalvatico che salva famiglie ebree, tutti i protagonisti compiono scelte difficili, spesso nel silenzio, guidati da una fede profonda o da un senso di giustizia. Le tre storie si svolgono in epoche diverse, ma condividono la tensione tra potere e coscienza, tra storia ufficiale e memoria nascosta”.

 

Eppoi una storia ambientata durante il ‘sacco di Macerata’ nel 1799: quanto unisce il legame affettivo?

Il legame affettivo è il cuore della storia che mostra una via d’uscita tra le contrapposizioni ideologiche. Lucia e Andrea, pur divisi da ideologie opposte (lei insorgente, lui giacobino) trovano nell’amore una via di riconciliazione. Il loro rapporto diventa simbolo di una città ferita che cerca di ritrovare se stessa. Anche p. Felice Rosetani, che muore per salvare Lucia, incarna una forma di amore che si fa azione, sacrificio, testimonianza”.

 

Ed infine la storia di Tullio Colsalvatico: perché ancora non se ne parla abbastanza?

Tullio Colsalvatico ha scelto il silenzio. Ha salvato decine di vite durante le persecuzioni nazifasciste, ma non ha mai cercato riconoscimenti. Solo nel 2009 è stato dichiarato Giusto tra le Nazioni e il suo nome è scritto nel museo dell’olocausto a Gerusalemme, lo Yad Vashem. Come recita il titolo della campagna Tende di AVSI, la pace è una via umile. Comunque, per me, raccontare la sua storia è stato un invito a riscoprire il valore della discrezione e della responsabilità personale”.

 

Il ricavato del libro è destinato alle Tende di Natale di AVSI: perché la pace è una via umile?

Come ci insegna Tullio Colsalvatico la pace non si impone, si costruisce. E’ fatta di gesti piccoli, di ascolto, di accoglienza. Le Tende di AVSI incarnano questa umiltà: aiutano in silenzio chi è in difficoltà, senza distinzioni, con rispetto e concretezza. Destinare il ricavato del libro a questa iniziativa è un modo per dare continuità alle storie narrate, che parlano tutte di pace cercata, costruita, custodita”.

 

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In quale modo è possibile percorrerla insieme?

Secondo me le manifestazioni con bandiere, striscioni, slogan e spesso violenze non costruiscono la pace, a volte la ostacolano. La via della costruzione della pace è quella indicata da Colsalvatico: una costruzione silenziosa. Oggi esistono innumerevoli associazioni di volontariato che costruiscono la pace in silenzio: persone che dedicano tempo, energie e denaro animati da un desiderio di bene e di pace. Penso a tutto il volontariato cattolico di cui faccio parte, ma anche a quelle associazioni laiche che operano senza clamore nella costruzione dell’accoglienza e della solidarietà”.

 

Lo ‘slogan’ nasce da una frase che papa Leone XIV ha detto nello scorso giugno ai vescovi italiani (‘la pace non è un’utopia spirituale: è una via umile, fatta di gesti quotidiani, che intreccia pazienza e coraggio, ascolto e azione. E che chiede oggi, più che mai, la nostra presenza vigile e generativa’): per quale motivo AVSI ha ‘scelto’ questa frase?

AVSI lavora sul terreno, con gesti quotidiani, intessuti di pazienza e, per molti colleghi attivi in luoghi remoti e pericolosi, di coraggio; la nostra azione inizia dall’ascolto dei bisogni degli ultimi e dei più vulnerabili, e si costruisce a partire da una presenza costante accanto alle persone e alle comunità, da una relazione coltivata con vigilanza e attenzione per la dignità di ciascuno. Per questo i progetti e gli interventi di AVSI e di chi li rende possibili con il suo sostegno, sono realmente azioni di pace: azioni umili di costruttori di pace”.