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La Regina Silvia di Svezia: dobbiamo parlare di più dei diritti dei bambini

L'intervento della Regina Silvia di Svezia al seminario sul traffico di bambini | L'intervento della Regina Silvia di Svezia al seminario sul traffico di bambini | Angela Ambrogetti /ì ACI Stampa L'intervento della Regina Silvia di Svezia al seminario sul traffico di bambini | L'intervento della Regina Silvia di Svezia al seminario sul traffico di bambini | Angela Ambrogetti /ì ACI Stampa

“Il problema del traffico delle persone è veramente orribile, e sta crescendo. I numeri sono enormi, 1,2 milioni di bambini, per quanto ne sappiamo.”  E’ la Regina Silvia di Svezia a spiegare così la necessità di affrontare questo dramma globalizzato con una collaborazione internazionale. La Regina è da sempre impegnata sul fronte della difesa dei bambini e lunedì 27 aprile in Vaticano si è svolto un seminario dedicato proprio a questo tema grazie ad una collaborazione tra la Ambasciata di Svezia presso la Santa Sede e la Pontificia Accademia delle Scienze. Tra gli interventi del seminario, quelli dei ministri svedesi per l’infanzia e per la giustizia che hanno presentato come in Svezia si stia affrontando il problema soprattutto per il traffico di bambini che sono drammaticamente usati come merce sessuale, come soldati e per il traffico di organi.

E’ stata suor Eugenia Bonetti, missionaria della Consolata, a raccontare come la Chiesa cattolica opera sopratutto per il recupero e il reinserimento di chi è stato vittima della tratta.

“Devo dire che dobbiamo parlare di più dei diritti dei bambini- ha detto la Regina Silvia la microfono di Aci Stampa- Molte persone non ci pensano, che anche i bambini hanno dei diritti. E’ qualcosa che dovremmo prendere molto seriamente a cominciare dalla scuola, per insegnargli i loro diritti”. La regina ha spiegato che c’è un progetto che segue in Brasile  che coinvolge 87.000 camionisti, “e purtroppo ci sono stati molti casi in cui dei bambini

sono stati vittime di abusi sessuali. Ma gli abbiamo parlato, ora abbiamo un partenariato con le aziende dei trasporti e abbiamo fatto dei workshop con i camionisti. E’ stato molto fruttuoso. Dopo l’83 per cento ha detto sì, noi lottiamo per i diritti dei bambini. Così loro

sono degli ambasciatori e ci aiutano anche controllando i loro colleghi. Credo che i casi siano diminuiti dei due terzi. Credo che dialogo e informazione e parlare a tutti dei diritti dei bambini sia molto importante, nono solo sulla carta ma nel tuo cuore.”

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Silvia è stata ricevuta la mattina da Papa Francesco insieme alla sua famiglia. Qual è il ricordo dell’incontro?

“E’ stato meraviglioso. E’ stato un incontro molto caloroso. E’ un uomo particolare, molto caloroso, e ha iniziato ringraziando la Svezia per tutto quello che fa da moltissimi anni  anche per gente proveniente dall’Argentina, profughi che sono stati accettati in Svezia e che hanno trovato una nuova vita in Svezia, e anche dal Cile, e che hanno anche avuto la possibilità di ritornare, e per tutti i profughi che abbiamo in Svezia.”

La collaborazione tra la Santa Sede e la Svezia ha una storia antica, e parte dall’epoca della Regina Cristina. Nel Pomeriggio la Regina Silvia si è recata nella Biblioteca Vaticana per inaugurare un banco di distribuzione dei volumi nel Salone Sistino che, in futuro, diventerà sala di consultazione che è stato offerto dalla Fondazione del Re di Svezia.  Quando Cristina di Svezia decise di convertirsi al cattolicesimo, venne a Roma e fu accolta dal prefetto della Biblioteca Holste.

Un rapporto commovente nonostante la differenza di confessione cattolica quello tra la famiglia reale svedese e Giovanni Paolo II. Ricorda ancora la Regina Silvia. “Sì, già con papa Giovanni Paolo II dagli anni Novanta. Lui è stato a Stoccolma e noi siamo stati invitati qui in visita di Stato, e poi l’ho incontrato anche in altre occasioni. Devo dire che è bellissimo vedere che la Chiesa è divenuta più vicina. Ricordo un giorno quando Giovanni Paolo era in Svezia alla cattedrale di Uppsala. C’è stato un servizio liturgico, e il Papa era seduto da una parte e il nostro arcivescovo dall’altra. E’ stato molto simbolico e molto importante.”