Advertisement

A Bari la festa della "manna" di san Nicola per ricordare lo stile dell'accoglienza

La storia del myron e la omelia dell'arcivescovo Satriano

L'arcivescovo con un vaso di Myron |  | Arcidiocesi di Bari- Bitonto L'arcivescovo con un vaso di Myron | | Arcidiocesi di Bari- Bitonto

Il 9 maggio è una festa importante per la città di Bari. Nel 1087, 62 marinai si impossessarono delle reliquie di San Nicola di Myra e lo trasportarono a Bari, dove giunsero appunto in questo giorno di maggio.

La festa della traslazione è celebrata in molti modi, ovviamente con la messa dell' Arcivescovo.

La festa è anche chiamata della Sacra Manna o anche chiamato Myron, come le essenze del medio Oriente e sarebbe sgorgato dall' urna del Santo Vescovo. Una tradizione tipica del Mediterrano.  Secondo la tradizione a Myra il sarcofago di san Nicola lasciava sgorgare il myron divenuto il liquido più famoso del genere, tanto da attrarre un gran numero di pellegrini.

Il myron a Bari non è però un liquido oleoso ma acqua pura. Il primo scrittore che parla della "manna" di san Nicola è Giovanni di Amalfi (950 circa), seguito da altri che puntualizzano i miracoli operati dal suo flusso e l'impatto del prodigio sulle folle di pellegrini.

Le storie si intrecciano e nella Cronaca di Kiev si legge: "trovarono l'urna piena di manna. Versarono la manna in degli otri, presero le reliquie". Quegli otri, se davvero furono utilizzati, rappresentano i più antichi esemplari delle "bottiglie della manna" baresi.

Advertisement

Nella sua omelia Giuseppe Satriano arcivescovo di Bari- Bitonto ha detto: "Quanto San Nicola ha vissuto e operato non deve mai esser interpretato come il prestigio di un uomo rivestito di poteri sovraumani, ma deve portarci a considerare il vero nucleo generativo della sua vita straordinaria: Cristo Gesù. In tale linea, quasi a perpetuare nel tempo la sua prossimità al popolo di Dio, il suo corpo continua a generare il segno della manna. Se da un lato la manna ci rassicura della sua vicinanza amorevole, dall’altro è forte monito a guardare al Santo come modello di vita che, con purezza e trasparenza interiore, ci invita a camminare con ritrovato vigore incontro a Cristo. La sua misericordia verso i più deboli e bisognosi non tradì mai il suo radicamento evangelico nei confronti dei potenti e dei prepotenti del tempo, attestando fermezza nel tratto".