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Bambino Gesù, bilancio scientifico-sanitario: la fede al servizio della scienza

Cardinale Pietro Parolin | Il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato, durante una visita al Bambino Gesù | Ospedale Pediatrico Bambino Gesù Cardinale Pietro Parolin | Il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato, durante una visita al Bambino Gesù | Ospedale Pediatrico Bambino Gesù

C’è anche la cerificazione AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) per l’Officina Farmaceutica tra gli attivi del bilancio scientifico e sanitario del Bambino Gesù, l’ospedale del Papa. Gestito dalla Segreteria di Stato, con un management tutto nuovo (che comprende il nuovo board della Fondazione Bambino Gesù e la scelta di affiancare al presidente un Comitato di Presidenza), il Bambino Gesù ha presentato lo scorso 19 luglio i risultati scientifici e sanitari dell’anno.

Con la certificazione Aifa, il Bambino Gesù può produrre “in house” medicinali per terapie avanzate. Un dato che si accompagna a tutti gli altri snocciolati a Casina Pio IV, nel cuore dei Giardini Vaticani.

Ecco alcune cifre: 326 trapianti effettuati, quasi 80 mila accessi registrati al pronto soccorso, 1.639.658 prestazioni ambulatoriali. Sono stati 12 mila i bambini affetti da malattie rare che hanno ricevuto diagnosi e assistenza presso l’ospedale del Papa attraverso il metodo “case management”: si tratta di un innovativo metodo che prevede un unico interlocutore che guida il bambino tra vari specialisti. Le famiglie dei bambini curati hanno potuto usufruire di 88 mila notti gratuite, e ci sono state 3300 mediazioni culturali in 43 lingue.  

Tra l’altro, il Bambino Gesù è l’unico ospedale europeo dove si effettua qualunque trapianto possibile. Nel campo della ricerca, il Bambino Gesù risulta il primo degli ospedali pediatrici italiani per peso di pubblicazioni scientifiche (l’indice che misura questo peso è chiamato “Impact Factor"). Bruno Dalla Piccola, direttore scientifico del Bambino Gesù, durante la presentazione ha voluto sottolineare che sono stati identificati oltre 50 geni malattia negli ultimi anni.

Cifre alla mano, si tratta di un lavoro scientifico, cui ha molto contribuito di certo anche il nuovo modello di sin dal management del Bambino Gesù. Il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, ha prima voluto un Comitato di Presidenza che affiancasse il presidente nel difficile compito di gestire l’ospedale (sin dal 2014). Poi è stato rinnovato il Consiglio della Fondazione Bambino Gesù, che gestisce le iniziative benefiche dell’ospedale.

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Quello della Segreteria di Stato è un impegno a lungo termine, che non riguarda solo il Bambino Gesù. Tanto che è stata anche istituita una commissione di controllo per le strutture sanitarie della Chiesa, perché le istituzioni cattoliche siano aderenti a certi principi.

Per quanto riguarda il Bambino Gesù, si è trattato soprattutto di una innovativa scelta gestionale, che ha portato all’ingresso anche di manager non direttamente provenienti dall’area sanitaria . Sono arrivati dirigenti di Iveco, Poste, Alitalia, British Tobacco per contribuire nella gestione delle risorse e dei risultati dell’ospedale e proiettare il Bambino Gesù verso il futuro. È una scelta che rispecchia un po’ quella delle “consulenze esterne” che ha caratterizzato la prima fase del Pontificato di Papa Francesco, e che ora si sta concretizzando in un sempre più massiccio ricorso all’auditing in campo finanziario.

Un impegno di auditing che, va detto, la Santa Sede ha messo in campo da anni, con una riforma gestionale globale che ha coinvolto molte istituzioni. Di certo, ci si aspetta molto da queste innovazioni manageriali, che comportano comunque dei costi. E di certo c’è da considerare che la missione umanitaria del Bambino Gesù non sempre si concilia con la gestione manageriale.

Perché alcune scelte non possono essere fatte semplicemente sulla base di un mero calcolo “costi – benefici”: fare così non rispecchierebbe la missione del Bambino Gesù. Che è immensa. E chissà che, sotto la spinta della Segreteria di Stato vaticana, il Bambino Gesù non possa diventare un modello innovativo e quindi un avamposto diplomatico-umanitario della Santa Sede in giro per il mondo, portando assistenza ed aiuti per i bambini in zona di guerra?

Già questo accade in alcuni casi. E ci sarebbe anche la possibilità di implementare ulteriormente questa attività. Di fronte ai risultati scientifico-sanitari già raggiunti, c’è da chiedersi se il nuovo management saprà dunque andare oltre il calcolo commerciale mantenendo l’equilibrio di bilancio, e se saprà dunque traghettare il Bambino Gesù verso una nuova era, coerente con la sua missione.