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Bartolomeo, cinque giorni di impegno ecumenico in Puglia

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Quattro giorni a Lecce, per prendere una laurea honoris causa in archeologia e visitare i luoghi dell’ecumenismo salentino. E poi una giornata a Bari, per ricevere il premio ecumenico “San Nicola”. Il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I arriva oggi in Italia per una cinque giorni tutta all’insegna dell’avvicinamento tra Oriente e Occidente. E non ci poteva essere posto migliore della Puglia.

A Lecce e Bari, Bartolomeo arriva dopo aver ricevuto la delegazione vaticana al Fanar per la Festa di Sant’Andrea, come ormai tradizione dai tempi di Atenagora. Il discorso che ha fatto incontrando la delegazione vaticana è una sorta di manifesto dell’imegno ecumenico.

“E’ convinzione nostra e di Papa Francesco – ha detto Bartolomeo – che il problema della riconciliazione e della pace, della giustizia e della solidarietà, non possono essere risolti senza il contributo della fede nel Dio vivente”. Allo stesso tempo – ha aggiunto – “l’estraniamento dalla tradizione cristiana nelle società secolari accelera solamente l’espansione della gratificazione e la riduzione della compassione”.

Il Patriarca ha sottolineato di condividere con Papa Francesco “le stesse preoccupazioni, gli stessi obiettivi e le stesse attitudini per quanto riguarda l’affrontare la crisi umana e sociale di oggi”. Perché – ha detto- “entrambi sottolineiamo il contenuto sociale di libertà amore e solidarietà; entrambi enfatizziamo le relazioni e non l’isolamento, l’essere e non l’avere, l’amicizia e non l’avidità. Resistiamo ad ogni idealizzazione di individualismo e consumismo. Puntiamo a un mondo più trasparente, al rispetto dei diritti umani e in particolare della libertà religiosa”. E, tra i problemi da affrontare insieme, il Patriarca ha messo in particolare il tema dei rifugiati e dell’educazione dei giovani.

Sono queste le premesse di un viaggio del cuore della Magna Grecia italiana, là dove Oriente e Occidente si sono incontrati per secoli. E non a caso, a Lecce ci sarà una preghiera ecumenica con il vescovo D’Ambrosio stasera nel Duomo di Lecce, ma anche una Divina Liturgia officiata nella Chiesa Ortodossa di San Nicola. Da programma, Bartolomeo visiterà anche la Cripta di Santa Cristina a Carpignano Salentino, che ha la più antica iscrizione in greco medievale e i più importanti cicli di affreschi bizantini, risalenti al X secolo, e riceverà la cittadinanza onoraria della Grecia dei Salentini.

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Il viaggio si conclude a Bari, il 5 dicembre. Lì, riposano le spoglie di San Nicola, arrivate da Oriente, sottratte da un manipolo di valorosi alla città di Mira per dare una nuova identità alla città che era stata porto normanno e Longobardo. San Nicola è il santo ecumenico per eccellenza, punto di incontro tra Oriente e Occidente, tanto che da quest’anno la sua memoria è obbligatoria proprio per favorire il cammino ecumenico.

Il Premio che Bartolomeo va a ricevere è il Premio San Nicola, che consiste in una riproduzione della lampada uniflamma che arde perennemente dal 1936 presso le reliquie di San Nicola nella cripta della Basilica a lui dedicata. Quando San Giovanni Paolo II visitò Bari il 26 febbraio 1984, volle alimentare la fiamma insieme al rappresentante del Patriarcato Ecumenico, il metropolita Kostantinidis.

Il Premio a Bartolomeo andrà a rinnovare questa vicinanza ecumenica, e forse si tratta proprio dei prodromi di un nuovo incontro con l’ortodossia di Mosca: Bari più volte è stata indicata come il luogo ideale per un incontro tra il Patriarca di Mosca Kirill e il Papa.

Cuore del viaggio di Bartolomeo sono però i quattro giorni a Lecce, dove riceverà una laurea honoris causa in archeologia. Come per la teologia il cammino ecumenico viene portata avanti a partire dalla ricerca sul primo millennio, così sono le scoperte sui primi cristiani che rendono visibile il legame. E viene dall’Università di Lecce il team che in Turchia ha ritrovato quattro anni fa quella che si ritiene essere la tomba dell’apostolo Filippo.

Nella motivazione della laurea “honoris causa” si parla dell’ “incisiva azione” svolta dal Patriarca per “proteggere il patrimonio archeologico e culturale della Turchia”, con una azione particolare rivolta “ai monumenti e alle testimonianze della civiltà bizantina, in un contesto molto complesso a causa di diverse realtà culturali di questo Paese”.

Un conferimento – si legge ancora - che ha “un valore particolare per l’Università del Salento, considerando la storia e le tradizioni del territorio, legato per secoli all’impero bizantino e al Patriarcato di Costantinopoli”. Perché “ancora oggi numerose comunità della Grecia salentina si richiamano alle loro origini elleniche e conservano singolari e significative tradizioni culturali e linguistiche legate alla cultura greco-bizantina”.

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Lecce fu un ponte tra Roma e Costantinopoli. Lì Oriente e Occidente sopravvissero insieme, quasi con una maggiore vicinanza culturale verso il mondo “griko” fino a quando, dopo il Concilio di Trento, viene impedito al numeroso clero greco di celebrare ed essere ordinato da vescovi ortodossi.

Eppure, le tradizioni restano. Quella della Madonna Addolorata, che si celebrerebbe di norma il 15 settembre, ma che invece a Lecce veniva chiamata “Madonna di Costantinopoli” e che si celebra il quinto venerdì di Quaresima, giorno che nel calendario della Chiesa ortodossa è dedicato all’officiatura dell’Inno di Akathistos, dedicato alla Madre di Dio. Oppure, come la festa di San Lazzaro, in occasione delle quale nel Salento i cantori girano per le strade e si fermano presso le chiese per cantare le “kalimere di San Lazzaro” canti augurali in lingua “grika” che parlano della resurrezione di Lazzaro e preannunciano la Pasqua ormai vicina.