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Basilica di Santa Cecilia a Trastevere, storia del martirio di una giovane donna romana

La Basilica di Santa Cecilia a Trastevere, un tesoro da scoprire che racconta la storia della patrona della musica

Santa Cecilia in Trastevere |  | prolocoroma.it Santa Cecilia in Trastevere | | prolocoroma.it
Continua il nostro viaggio nelle Basiliche più belle d'Italia. Siamo di nuovo a Trastevere e non può sfuggire allo sguardo di turisti e fedeli la bellissima Chiesa di Santa Cecilia. La Basilica minore di Santa Cecilia celebra la patrona della musica e ricorda il martirio di una giovane donna romana convertitasi al cristianesimo, nel 230 d.C circa.
Santa Cecilia affrontò un supplizio lunghissimo dovuto al fatto di aver indotto alla conversione suo marito. Il luogo del martirio fu la sua stessa casa che oggi si trova al di sotto della basilica. Cecilia venne rinchiusa per tre giorni all’interno del calidarium, la zona delle terme riservate ai bagni di vapore. Ma la giovane martire non morì e così venne uccisa da tre fendenti portati dai suoi giustizieri con la spada sul collo.
 Durante i lavori di ristrutturazione effettuati nel 1599 dal cardinale Paolo Emilio Sfondrati, fu aperto il sepolcro di marmo e nella ulteriore cassa di cipresso che esso racchiudeva si ritrovò il corpo quasi integro della santa, vestito di bianco e con il segno delle ferite sul collo. Il cardinale allora commissionò a Stefano Maderno (1566-1636) una statua che riproducesse quanto più fedelmente l'aspetto e la posizione del corpo di Cecilia così com'era stato ritrovato (la testa girata per la decapitazione, tre dita della mano destra a indicare la Trinità, un dito della sinistra a indicare Dio); questa è la statua che oggi si trova sotto l'altare centrale della chiesa.
Tra il XVI e il XVIII secolo, furono svolti vari lavori di restauro, e nel  XVIII secolo fu costruito, per volere di due cardinali, Giacomo Doria e Troiano Acquaviva, il portico monumentale che immette nell’atrio. La facciata settecentesca è del Fuga ed è preceduta da un portico che conserva le antiche colonne di granito rosa e di marmo africano.
Papa Pasquale I fondò anche un Monastero, dove, lungo i secoli, si sono susseguite differenti presenze monastiche.

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Fu Pietro Cavallini invece ad occuparsi del ciclo pittorico presente nel coro, un affresco realizzato tra il 1281 ed il 1293. Riscoperto nel 1900, il Giudizio Universale. L’affresco non è visibile dall’interno della chiesa e per apprezzarne la sua bellezza si deve accedere al coro attraverso il convento monastico.