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Benedetto XVI e il Cardinale Sarah pubblicano una riflessione sul celibato sacerdotale

Il Papa emerito e il Prefetto per la Congregazione dei Sacramenti ripropongono la forza del celibato

Il Papa emerito e il cardinale Sarah |  | pd
Il Papa emerito e il cardinale Sarah | | pd
La copertina della edizione inglese  |  | pd
La copertina della edizione inglese | | pd
La copertina della edizione francese |  | pd
La copertina della edizione francese | | pd

"Dalla celebrazione quotidiana dell'Eucaristia, che implica uno stato permanente di servizio a Dio, sorse spontaneamente l'impossibilità di un legame coniugale".

Lo scrive Benedetto XVI che insieme al cardinale Robert Sarah pubblica una riflessione sul celibato sacerdotale. Il libro “Des profondeurs de nos cœurs” sarà pubblicato in francese il prossimo 15 gennaio.

Alcuni stralci del volume edito in francese da Fayard e in inglese da Ignatius Press sono stati anticipati da Le Figaro.

Benedetto xvi scrive: “Senza la rinuncia ai beni materiali, non può esistere un sacerdozio. La chiamata a seguire Gesù non è possibile senza questo segno di libertà e di rinuncia a tutti i compromessi. Credo che il celibato abbia un grande significato come abbandono di un possibile dominio terreno e un cerchio di vita familiare; il celibato diventa persino veramente essenziale affinché il nostro approccio a Dio possa rimanere il fondamento della nostra vita ed esprimersi concretamente. Ciò significa, ovviamente, che il celibato deve penetrare tutti gli atteggiamenti dell'esistenza con le sue esigenze. Non può raggiungere il suo pieno significato se ci conformiamo alle regole della proprietà e agli atteggiamenti della vita comunemente praticati oggi. Non può esserci stabilità se non mettiamo la nostra unione con Dio al centro della nostra vita”.

E ancora si domanda il Papa emerito: “ Cosa significa essere un sacerdote di Gesù Cristo? (...) L'essenza del ministero sacerdotale viene definita prima di tutto in piedi davanti al Signore, veglia su di Lui, essendo lì per Lui. (...) Questo significa per noi che dobbiamo stare davanti al Signore presente, vale a dire che indica l'Eucaristia come il centro della vita sacerdotale. (...) Il prete deve essere qualcuno che osserva. Deve stare attento ai poteri minacciosi del male. Deve mantenere il mondo sveglio per Dio. Deve essere qualcuno che sta davanti: proprio di fronte allo scorrere del tempo. Proprio nella verità. Proprio nell'impegno al servizio del bene. Mettiti di fronte al Signore”.

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Benedetto XVI ricorda anche la vigilia della sua ordinazione sacerdotale: “era profondamente impresso nella mia anima ciò che significa essere ordinato sacerdote, al di là di tutti gli aspetti cerimoniali: significa che dobbiamo senza sosta essere purificati e invasi da Cristo in modo che sia Lui che parla e agisce in noi, e sempre meno noi stessi. Mi è diventato chiaro che questo processo per diventare tutt’uno con Lui e rinunciare a ciò che è nostro dura tutta la vita e include liberazioni e rinnovi dolorosi”.