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Bernadette, la santa normale, troppo normale

Padre Alberto Maggi racconta la vera Marie Bernarde Soubirous

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Marie Bernarde Soubirous, detta Bernadette, mistica e religiosa francese, proclamata santa da papa Pio XI nel 1933, conosciuta per le apparizioni mariane alle quali riferì di aver assistito in una grotta del suo paese natale, vive di una luce nuova nel saggio ‘Bernadette. La vera storia di una santa imperfetta’ di p. Alberto Maggi, frate dell’Ordine dei Servi di Maria, fondatore del Centro Studi Biblici ‘G. Vannucci’ a Montefano in provincia di Macerata.

Nata il 7 gennaio 1844 a Lourdes, cittadina dei Pirenei, e morta il 16 aprile 1879 nel convento delle Suore della Carità di Nevers, Bernadette vide la propria esistenza cambiare per sempre l’11 febbraio 1858. A 14 anni, mentre insieme a una sorella ed ad un’amica raccoglieva legna da ardere in un boschetto vicino alla grotta di Massabielle (poco fuori Lourdes), ebbe la prima visione di ciò che descrisse come ‘una piccola signora giovane’ in piedi in una nicchia della roccia.

All’autore abbiamo chiesto di spiegarci i motivi per cui ha scritto un libro su Bernadette: “Ogni anno vengono pubblicati una ventina di libri su Bernadette e su Lourdes, molti tesi a esaltare e altri a denigrare i fatti di Massabielle. Sono pochi o rari quelli che si limitano a narrare gli eventi della Grotta così come si sono succeduti. Gran parte dei libri pubblicati sono debitori dell’opera ‘Notre-Dame de Lourdes’ dello scrittore Joseph-Henri Lasserre, il quale scrisse una versione molto… cattolica dei fatti di Lourdes, una storia degli eventi più romanzata che storica, andando incontro alle aspettative miracolistiche dei lettori più che alla verità di quanto accaduto. Inoltre Lasserre pose come condizione che la sua fosse l’unica vera versione e venissero eliminate tutte le precedenti, e anche, particolare inquietante, che Bernadette non potesse leggere mai la sua opera... Purtroppo, essendo la prima e la più diffusa, il suo libro inciderà profondamente nella successiva lettura degli eventi di Lourdes creando così per sempre nell’immaginario comune la leggenda molto romantica del piccolo villaggio dei Pirenei e della sua candida pastorella.

Ho voluto andare direttamente alle fonti, alla documentazione storica curata dall’abbé René Laurentin per conto del vescovo di Tarbes che nel 1954, lo incaricò di raccogliere la sterminata, confusa massa di documenti prodotti nel tempo sulla vicenda e darle una sistemazione critica. Il compito richiesto a Laurentin era di eliminare decisamente e con coraggio tutto quel che di leggendario si era aggiunto e che, purtroppo, ormai era diventata la storia ufficiale delle apparizioni della Vergine Maria a santa Bernadette Soubirous presso la famosa Grotta.

Provvidenziale è stata la pandemia che avendo imposto un arresto al lavoro presso il Centro Studi Biblici mi ha permesso di addentrarmi nelle decine di migliaia di documenti che Laurentin pubblicò in tredici densissimi volumi (‘Lourdes. Dossier des documents authentiques’, Lethielleux, Paris 1957; ‘Lourdes. Histoire authentique’, Lethielleux, Paris 1961), più altre opere di altri storici”.

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 Ma chi era veramente Bernadette?

“Nella ricerca ho cercato di seguire i consigli dati dalla stessa Bernadette, la quale affermava che a forza di voler infiorare le cose, queste si snaturano. Infatti, ancora lei vivente, la narrazione degli eventi sfuggì ai fatti reali e prese una vita autonoma, e più la ‘vera storia delle apparizioni’ risultava fantastica, meravigliosa, straordinaria, più essa colpiva l’immaginario della gente. Gli autori per esaltare Bernadette cercarono di sminuire tutto quel che la circondava iniziando da Lourdes, quasi sempre definita piccolo villaggio o borgo sperduto dei Pirenei, e Bernadette una contadina o pastorella. In realtà questa cittadina francese, definita dai giornali del tempo ‘importante capoluogo del cantone degli Alti Pirenei’, secondo il censimento del 1851 contava ben 4781 abitanti. A Lourdes non manca nulla, dal Tribunale alla Gendarmeria, dal Commissariato di polizia alla Guarnigione militare, dal Consiglio degli avvocati all’ ‘Hospice’, l’Istituto che si occupa dei malati, dei poveri e anche dell’istruzione delle fanciulle. A Lourdes ci sono anche quattro alberghi e alcune pensioni.

E il mito della ‘pastorella’? Bernadette poco prima degli eventi andò a servizio come serva a Bartès in casa dell’ex nutrice e tra le altre incombenze, lavare, stirare, pulire, si occupava anche del gregge… ma per soli 4 mesi. Molto di più, per un anno, ha servito nella taverna della zia Bernarde. Ma era molto più romantico presentare la veggente come una pastorella anziché un’inserviente di una cantina.

Bernadette era normale, troppo normale. ‘Questa?! Tutto qui?’ esclamava chi la vedeva per la prima volta. Bernadette con la sua normalità e spontaneità non rientrava nel cliché della santa. Allora bisognava intervenire, modificare e, dove necessario, inventare, rendendola sempre più conforme all’immagine di una santa che ha avuto il privilegio di vedere la Madonna. Per questo si coloriva, si infiorava, si ingigantiva. Lei aveva un carattere gioioso, scherzoso, era brava nelle imitazioni, le piaceva far ridere, era furba, e soprattutto non si preoccupava di quel che poteva pensare la gente, come quella volta in cui uscita dalla casa del procuratore imperiale dopo un drammatico scontro durante il quale era stata minacciata di finire in carcere, lei e la madre non andarono in chiesa a ringraziare il Signore per lo scampato pericolo della prigione, ma si recarono nell’osteria, per bere un bel bicchiere di vino bianco”.

Ed allora perché si cercò di ‘modificare’ anche il volto?

“La normalità di Bernadette divenne un problema anche dopo morta, quando riesumarono il suo cadavere e venne incaricato un famoso scultore Pierre Imans, di Parigi, il quale per un compenso di 1.800 franchi, scolpì una bellissima maschera in cera da apporre sul teschio. L’artista considerò troppo grossolani i tratti di Bernadette e ne raffinò volutamente il volto, tenendo conto anche degli effetti del gioco di luci dell’urna che avrebbe contenuto il cadavere rifacendo dritto e leggermente concavo il naso, che era convesso e raffinandone la punta. Inoltre, Imans assottigliò la linea delle sopracciglia, che Bernadette aveva marcatamente mascoline. Pertanto quello che i pellegrini vedono meravigliati nell’urna di cristallo non è un prodigio (‘Sembra che dorma!’), ma una maschera di cera splendidamente scolpita, e non il volto reale di Bernadette.

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