Ce n’erano tanti di caschetti da minatore nell’incontro di Papa Francesco con i movimenti popolari in Bolivia. A Santa Cruz, durante uno degli eventi più attesi del viaggio apostolico in America Latina, tanti rappresentanti dei minatori chiesero che fossero rispettati i loro diritti. E si rivolsero anche al presidente Evo Morales, presente all’incontro. Richieste che probabilmente sono rimaste inascoltate, visto che ancora oggi, nel Paese visitato poche settimane fa da Bergoglio, continua la protesta dei lavoratori delle miniere, una tra le categorie sociali più povere.

“Il conflitto tra governo boliviano e gruppi sindacali di Potosì, che chiedono tutela e garanzie per quanti lavorano nelle miniere della zona, prosegue da 18 giorni senza che si veda ancora una via di uscita. Negli ultimi scontri fra polizia e manifestanti ci sono stati numerosi feriti e 50 arresti”, fa sapere l’agenzia Fides.

Alcuni gruppi di protestanti sono pronti a rifugiarsi negli edifici di culto del Paese. “Voi sapete che la Chiesa è il popolo e il popolo è la Chiesa, quindi stiamo pensando di aprire le parrocchie per accogliere i gruppi di manifestanti per questa vicenda e così chiedere al più presto possibile al governo l'apertura di un dialogo serio”, ha detto il vescovo di Potosì, Ricardo Ernesto Centellas Guzmán.

In una nota pervenuta a Fides, spiegano dall’agenzia delle Pontificie Opere Missionarie, “Mons. Centellas informa che le porte di 9 parrocchie si apriranno per accogliere le famiglie delle persone che chiedono l'intervento del governo per una soluzione al problema minerario e il rilascio dei detenuti di questi ultimi giorni, arrestati per aver manifestato chiedendo giustizia”.

“E' del tutto inaccettabile che un problema del genere arrivi al 18° giorno senza trovare una soluzione”, ha detto ancora il vescovo.

“La situazione è molto tesa e si sta trasferendo anche a La Paz – fa sapere Fides -. Diversi gruppi sociali chiedono l'intervento del governo per dare risposta alle richieste dei lavoratori delle miniere nella zona del Potosì, problema vecchio e sempre rimandato”.