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Cantalamessa: "Lo Spirito Santo ci introduce alla piena verità su Gesù Cristo"

La prima predica di Quaresima di Padre Raniero Cantalamessa, 2016 |  | L'Osservatore Romano, ACI Group La prima predica di Quaresima di Padre Raniero Cantalamessa, 2016 | | L'Osservatore Romano, ACI Group

E’ iniziato il ciclo delle prediche di Quaresima di Padre Raniero Cantalamessa, il predicatore della Casa Pontificia. Le sue riflessioni, per guidare il Papa e la Chiesa tutta nel cammino di attesa della Pasqua, hanno ancora una volta, come protagonista lo Spirito Santo. Il tema delle meditazioni è “Nessuno può dire: ‘Gesù è il Signore!’ se non nello Spirito Santo (1 Cor 15, 3)”. Lo “stesso protagonista” delle prediche dello scorso Avvento. Un cammino, dunque, che prosegue alla luce del ruolo che lo Spirito Santo svolge nella morte e risurrezione di Cristo e, dietro a lui, nella nostra morte e nella nostra risurrezione.

Il Paraclito ci introduce alla “piena verità” su Gesù Cristo e sul suo mistero pasquale — il religioso ha approfondito il senso della proclamazione di Gesù “Signore”, che oggi assume un’attualità particolare soprattutto in risposta a quanti credono che “sia possibile, e anzi necessario, rinunciare alla tesi della unicità di Cristo, per favorire il dialogo tra le varie religioni». In realtà, ha spiegato Cantalamessa, proclamare Gesù “Signore” significa “proprio proclamare la sua unicità”.

San Paolo attribuisce allo Spirito Santo il merito della “comprensione del mistero di Cristo”, ma padre Cantalamessa afferma che “l’enfasi attuale sullo Spirito Santo può mettere in ombra l’opera di Cristo, quasi che questa fosse incompleta o perfettibile”. Ma è “una incomprensione totale”, perché lo Spirito – spiega il predicatore nella Cappella Redemptoris Mater– “non fa cose nuove, ma fa nuove le cose”, pertanto “non aggiunge nulla alle cose ‘istituite’ da Gesù, ma le vivifica e le rinnova”.

Padre Cantalemessa osserva che gli stessi apostoli, “pur vivendo gomito a gomito” con Gesù, “senza lo Spirito non avevano potuto penetrare nella profondità del suo mistero”.

Per meglio comprendere il dono dello Spirito Santo, il predicatore della Casa Pontificia pone l’accento su due tipi di conoscenza di Cristo: quella oggettiva e quella soggettiva. La prima è relativa all’essere, al mistero e alla persona di Gesù, la seconda si snoda su ciò che Gesù “fa per me”.

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Questa conoscenza ha fasi alterne. Con l’avvento della Riforma Protestante ha più successo la conoscenza soggettiva. Per i luterani infatti “conoscere Cristo significa riconoscere i suoi benefici, non indagare le sue nature e i modi dell’incarnazione. Alla testimonianza esterna della Chiesa e delle stesse Scritture su Gesù – afferma il frate – si antepone la ‘testimonianza interna’ che lo Spirito Santo rende a Gesù nel cuore di ogni credente”.

La conoscenza oggettiva di Cristo torna al primo posto– racconta Cantalamessa – nei secoli dell’Illuminismo. Si registra però un distacco religioso, l’interesse non è più ontologico ma storico. È il periodo che la ‘testimonianza interna’ dello Spirito Santo viene identificata ormai con la ragione e con lo spirito umano”, mentre quella “esterna” viene identificata con la ricerca sul “Gesù storico”.

Ma per il predicatore tutto questo è un “fallimento”: perché Gesù “non è semplicemente vissuto nella storia, ma ha creato una storia, e vive ora nella storia che ha creato, come un suono nell’onda che ha provocato”. Secondo il predicatore, “la storia che Gesù ha iniziato, o l’onda che ha emesso, è la fede della Chiesa animata dallo Spirito Santo ed è solo attraverso di essa che si risale alla sua fonte”.

Quindi, “quale conoscenza di Cristo va emergendo in questa nuova atmosfera spirituale e teologica?”. E’ la domanda del predicatore che subito risponde: “È la riscoperta di un dato biblico elementare: che Gesù Cristo è il Signore! La signoria di Cristo è un mondo nuovo nel quale si entra solo per opera dello Spirito Santo”.

Conclude infine Cantalamessa la sua prima predica di Quaresima: “Riconoscere che Gesù è Signore significa proclamare “non più un Cristo personaggio, ma persona; non più un insieme di tesi, di dogmi (e di corrispettive eresie), non più solo oggetto di culto e di memoria, fosse pure quella liturgica ed eucaristica, ma persona vivente e sempre presente nello Spirito”.