Advertisement

Casina Pio IV, dove scienza e fede si incontrano

Casina Pio IV | Casina Pio IV, la sede della Pontificia Accademia delle Scienze | www.pas.va Casina Pio IV | Casina Pio IV, la sede della Pontificia Accademia delle Scienze | www.pas.va

Ha fatto notizia la presenza del noto astrofisico Stephen Hawking alla conferenza su “Scienza e Sostenibilità” nella Pontificia Accademia delle Scienze. Non solo perché Hawking è noto a livello internazionale, ma anche perché è stato lui a dire che l’inizio dell’universo non ha avuto bisogno di Dio. Può davvero una istituzione vaticana accettare pensatori non credenti? Sì, può. E di questo la Pontificia Accademia delle Scienze è una prova inoppugnabile.

Fondata come Accademia dei Lincei nel 1603, sotto l’auspicio di Papa Clemente Clemente VII e con leader Galileo Galilei, l’Accademia si sciolse con la morte del principe Federico Cesi, suofondatore. Poi, la rifondò Pio IX nel 1847, con il nome di Accademia Pontificia dei Nuovi Lincei, che poi fu inglobata dal Regno di Italia quando invase lo Stato Vaticano. Pio XI la rifondò successivamente nel 1936. Lo statuto fu poi aggiornato da Paolo VI nel 1976 e da Giovanni Paolo II nel 1986.

Sarebbe lungo scorrere nomi e studi di tutti gli accademici dei Lincei. Ma se c’è un periodo di quelli esaltanti, questo è probabilmente quello degli Anni Trenta, quando presidente dell’Accademia era Max Planck, padre della fisica quantistica. Fu lui, negli Anni Quaranta, a parlare a Pio XII delle possibili nefaste conseguenze di una guerra atomica, e Pio XII ne fece messaggi contro la bomba atomica presentati ai potenti della terra.

Erano anche gli anni in cui l’Accademia si cominciava ad interrogare sul momento della morte di una persona (se coincida con la morte cerebrale o con l’arresto cardiaco), un tema di scottante attualità oggi. E fu Pio XII, in discorsi che suonano ancora come molto attuali, sottolinea che sono i medici che devono ricercare e dire quale è il segno della morte.

Se l’era di Max Planck è stata particolarmente esaltante, c’è da dire che accademici vaticani sono stati moltissimi Nobel, da Niels Bohr a Rita Levi Montalcini, da Guglielmo Marconi a Werner Heseineberg, da Alexander Fleming a Carlo Rubbia, per citarne alcuni. È un Nobel anche l’attuale presidente, Werner Arber, svizzero e di fede protestante.

Advertisement

Si può dire, in un certo senso, che la Pontificia Accademia delle Scienze rappresenta un ponte tra la fede e il mondo. Ed è la prova che la conoscenza scientifica non esclude la conoscenza di Dio. Anzi, che cercare le origini delle cose è in qualche modo andare indietro fino a cercare l’esistenza di Dio.

Ha raccontato l’arcivescovo Marcelo Sanchez Sorondo, cancelliere dell’Accademia, di aver chiesto a Hawking, dopo che questi aveva detto che non si poteva dimostrare l’esistenza di Dio, se come scienziato poteva fare quest’affermazione come scienziato o sulla base della sua esperienza di vita. E allora Hawking “dovette riconoscere che la sua affermazione non aveva niente a che fare con la scienza”.

Forse allora si dovrebbe sfatare il mito di un Vaticano da sempre contrario alla ricerca scientifica, chiuso nelle proprie teorie. Si dovrebbe guardare al sito dell’Accademia per rendersi conto di come la discussione sul bosone di Higgs, ad esempio, si era sviluppata nell’Accademia in Vaticano quando ancora era una mera ipotesi scientifica. E poi si dovrebbe guardare alla Specola Vaticana, il cui direttore è membro dell’Accademia, per comprendere come si è sempre guardato alle cose di lassù anche con un occhio scientifico, ma senza dimenticare il punto di vista teologico. Fratel Guy Consolmagno, direttore della Specola, ha scritto infatti un libro intitolato “Battezzeresti un extra-terrestre?” in cui, con ironia - ma non troppa - si chiede della possibile evangelizzazione di nuove forme di vita intelligente al di là della terra e del sistema solare.

C’è un mondo scientifico che non solo il Vaticano non guarda con sospetto, ma con il quale si dialoga, ci si confronta, con il medesimo scopo di andare alle origini delle cose, fino al Big Bang, per comprendere come è nato il mondo.

A questo proposito, come non ricordare monsignor George Lemaitre, uno dei padri della cosmologia contemporanea, che fu presidente della Pontificia Accademia delle Scienze dal 1960 al 1966? Stephen Hawking, nella conferenza tenuta a Casina Pio IV lo scorso venerdì, ne ha parlato come del "padre della teoria del Big Bang", teoria che nella prima formulazione era invece tradizionalmente attribuita al fisico sovietico di nazionalità statunitense George Gamow. 

Ma per Hawking non ci sono dubbi: "Georges Lemaitre è stato il primo a proporre un modello per il quale l'universo ha avuto un inizio infinitamente denso. E quindi, lui e non George Gamow è il padre del Big Bang. 

More in Cultura

Hawking ne parlerà anche in una seduta accademica all’Accademia Belga di Roma, il prossimo 2 dicembre, a cinquanta anni dalla morte. Concluderà la giornata il Cardinale Gehrard Ludwig Mueller, prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede.

A testimoniare, ancora una volta, che scienza e fede non sono due corpi contrapposti, come ha provato a dimostrare una retorica che nasconde un pregiudizio anti-religioso, e proprio perché nata da un pregiudizio, una retorica anti-scientifica. Che buona parte delle scoperte scientifiche sono state fatte da persone con una profonda fede. E che, al di là della dialettica – e di come questa dialettica è stata resa dalla storia – la Chiesa guardi alla scienza con interesse, curiosità e rispetto. Al di là di ogni differenza di credo. Anzi, proprio in virtù delle differenze di approcci.