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Chiaravalle, una strada su un chiostro millenario

Abbazia Santa Maria in Castagnola - Chiaravalle |  | da www.papale-papale,it Abbazia Santa Maria in Castagnola - Chiaravalle | | da www.papale-papale,it

Santa Maria in Castagnola è un’abbazia cistercense nel cuore della città di Chiaravalle, in provincia di Ancona. È lì dal XII secolo. Anche il suo chiostro. Che però il Comune avrebbe ceduto perché venga smantellato per fare spazio alla strada per un mega centro commerciale da costruire nelle vicinanze. A rivelare l’incredibile storia è Il Resto del Carlino. Incredibile, anche perché c’è un vincolo statale sul chiostro millenario. In sintesi, non si poteva vendere.

Saranno le indagini a stabilire se si è trattato di incuria o di malafede. Perché l’ok al piano era stato dato nel 2012, dall’allora giunta guidata da Daniela Montali (Pd). Una giunta che era già stata sfiduciata da 16 giorni quando aveva dato l’ok al nuovo piano urbanistico, con il quale veniva approvata la costruzione di un centro commerciale accanto all’antica abbazia.

Un centro commerciale grandissimo, che doveva sorgere in centro città, proprio a fianco al chiostro del complesso cistercense. Il primo progetto parlava di un centro di 3 mila metri quadrati, poi ridotto a 2200 metri quadrati, poi ulteriormente bocciato dalla nuova giunta Costantini, che ora è in attesa di un nuovo piano.

Al di là delle dimensioni del progetto, c’era un ex consigliere comunale che da tempo chiedeva lumi sulla cessione del chiostro dell’Abbazia. Il chiostro, infatti, era considerato vincolato dallo Stato. In una parola, inalienabile. Eppure, c’è già un preliminare di vendita tra la Servizi Srl (proprietaria del terreno dove dovrebbe sorgere il centro commerciale) e la Cedi March.

Riferisce Il Resto del Carlino che a maggio del 2010 il Comune ha ceduto alla parrocchia il diritto di superficie (per 99 anni) su 800 metri quadrati di monastero millenario che a sua volta era stato venduto quasi 30 anni fa dal Monopolio di Stato al Comune per 400 milioni di lire con il vincolo di destinazione pubblica, “che non può essere mutata”. del bene.

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Nessuna possibilità di edificare sulla striscia di terra sul chiostro, e nessuna ipotesi di costruirvi strade. Il Comune, dal canto suo, ha acquisito circa 2 mila metri quadri, un terreno adiacente dove al momento sono gli orti dell’abbazia. Se il valore del chiostro è di circa 900 mila euro, quello dei terreni sarebbe di circa un decimo. E proprio su quei terreni dovrebbe passare una strada a doppia corsia, per facilitare l’accesso al centro commerciale di tir e camion. Solo da lì potrebbero arrivare i rifornimenti. C’è un’altra strada, un ponte coperto, che però non può sopportare le sollecitazioni di traffico pesante. E così, tir e camion passerebbero a meno di tre metri dal monastero millenario. 

Il punto della questione è: come mai nel 2010 il Consiglio comunale h trasferito il chiostro dell’abbazia da patrimonio indisponibile e quello disponibile del comune, nonostante ci fosse un vincolo? A fine 2011, il sindaco Montali avrebbe chiesto alla Soprintendenza l’autorizzazione a cedere il diritto di superficie alla parrocchia (ente privato) senza far parola del vincolo. E nell’estate del 2012 la Soprintendenza ha dato il via libera. Perché?