Si è concluso sabato scorso in Bolivia il Congresso Missionario Americano a cui hanno partecipato tra gli altri il Cardinale Fernando Filoni, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, e l’Arcivescovo Segretario Giampietro Dal Toso, che è anche Presidente delle Pontificie Opere Missionarie. 

Ricordando il Mese missionario straordinario, indetto dal Papa per ottobre 2019, l’Arcivescovo Dal Toso ha ribadito che “la missione nasce dal Battesimo, che ci invia nel mondo all'interno della Chiesa per portare l'annuncio di Cristo crocifisso e risorto. Ecco perché è un mese che riguarda ogni battezzato, che, in quanto tale, è un missionario. Il contenuto della missione è l’annuncio di Cristo morto e risorto, un annuncio destinato a tutti, che suscita la fede come virtù e si sviluppa come conoscenza dei contenuti della fede stessa che da questo annuncio promanano””.

“L’ambito missionario - ha detto ancora il Segretario della Congregazione in uno dei suoi interventi - è un'area privilegiata per la manifestazione del rapporto di reciproco arricchimento tra la Chiesa universale e la Chiesa locale. Se è vero che la Chiesa universale si trova concretamente nella Chiesa locale, è anche vero che la Chiesa locale non può esistere senza la Chiesa universale. Tra i due vige quel rapporto che impedisce alla Chiesa locale di chiudersi e diventare una Chiesa nazionale e, quindi, alla mercé dei potenti di turno, come purtroppo insegna la storia. Più la Chiesa locale si apre alla missione, più scopre che è una Chiesa universale, aperta ai bisogni di tutti gli uomini. In questa ampia visione si comprende come l'attività delle Pontificie Opere Missionarie possa aiutare la vita pastorale di una Chiesa locale”.

Ad inaugurare il Congresso era stato il Cardinale Filoni, il quale ha lanciato un monito. “Dobbiamo guardarci - ha detto il porporato - dalla logica dell’algoritmo, ritenendo che l’efficientismo soluzionistico sia la vera logica da seguire. Non è nemmeno abbassando il livello della generosità che si risolve il problema delle vocazioni missionarie; piuttosto lo si deve affrontare incrementando un’autentica pastorale missionaria, una generosa condivisione di personale apostolico tra Chiese più ricche e Chiese più povere, e, infine, il lasciarsi prendere da un profondo e generoso amore per il servizio delle comunità prive dell’annuncio del Vangelo. La missionarietà aiuta la fede e la entusiasma. Si vada sempre alla radice e alla sostanza della questione, ma non si ceda nelle difficoltà o nelle problematiche, al ribasso ecclesiologico o all’occasionalismo delle soluzioni, specialmente quando si tratta della qualità del personale e dell’impegno missionario. In molte parti dell’America c’è bisogno di autentici ministri del Vangelo. Noi tutti, infatti, siamo debitori della nostra fede alla generosità di evangelizzatori e missionari che ci hanno preceduto e non credo che questa generosità si sia esaurita”.