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Corea del Sud, aperta la causa di beatificazione del Cardinale Kim

Negli scorsi giorni, l’arcidiocesi di Seoul ha aperto la causa di beatificazione del suo arcivescovo che si oppose alla dittatura e di un religioso. Ma anche di monsignor Barthelemy Bruguiere, il missionario che morì in Cina, e del religioso Bang Yu-Ryong

Cardinale Kim | Il Cardinale Kim in visita ad un ospedale | US Missionary Society St. Columban Cardinale Kim | Il Cardinale Kim in visita ad un ospedale | US Missionary Society St. Columban

Una causa di beatificazione che è anche un messaggio per la Chiesa in Corea di oggi: l’arcidiocesi di Seoul ha aperto la causa di beatificazione del cardinale Stephen Kim Sou-Iwan (1922 -2009), che ha guidato l’arcidiocesi per un trentennio e che è stato un simbolo dell’opposizione al colpo di Stato militare Insieme a lui, vengono istruite anche le cause di beatificazione di monsignor Barthelemy Bruguiere (1792 – 1835), missionario francese del Men e primo vicario apostolico di Corea, che non raggiunse mai a causa della persecuzione; e del religionso Leo Bang Yu-Ryong (1900 – 1986).

Del Cardinale Kim si ricorda in particolare l’opera in difesa della libertà negli anni seguiti al colpo di Stato del generale Chun Doo-hwan. In particolare, il cardinale Kim si frappose personalmente alle milizie che volevano entrare nella cattedrale di Myeongdong per arrestare i giovani studenti che manifestavano contro il regime nei moti del 1987.

“Se volete prendere gli studenti – disse il Cardinale Kim – prima dovete abbattere me. Dopo di me dovrete abbattere i preti e dopo i preti ci saranno delle suore. Soltanto allora potrete prendere gli studenti”. Questo discorso portò i soldati a scegliere di non entrare nella cattedrale.

Ma l’apertura della causa di beatificazione del cardinale Kim e quella di padre Bang sono anche importanti perché sono figure non dell’epoca delle persecuzioni o martiri, ma piuttosto un vescovo e un sacerdote ricordati per la loro azione pastorale.

Un comunicato dell’arcidiocesi di Seoul afferma che “il Cardinale Kim è stato amato e rispettato da molti per il suo esempio personale di virtù, il suo contributo alla crescita e alla stima per la Chiesa coreana e il suo impegno per l'affermazione dei diritti umani e della democrazia. In particolare, come ‘amico dei poveri e degli emarginati’, trattava i più umili come se fossero un altro Cristo, sulla base di una fondamentale compassione per l'uomo, che è il fondamento del pensiero cristiano, rappresentando così un perfetto esempio dell'amore cristiano”.

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Padre Bang, invece, proveniente da una famiglia cattolica ed educato come studioso confuciano dal nonno che ne era un cultore, divenne sacerdote a 30 anni e ebbe la vocazione a fondare una comunità religiosa coreana che vivesse una vita ascetica nello stile orientale.

Questa comunità rappresentava una risposta importante sia alle minacce dell’imperialismo giapponese, sia al problema identitario della Chiesa coreana, governata soprattutto da missionari occidentali.

Bang diede così inizio nel 1946 alla Congregazione delle Suore dei Beati Martiri Coreani, nella chiesa cattolica di Gae Seong nell’attuale Corea del Nord. Al ramo femminile, poi, si aggiunse la Congregazione sacerdotale dei Beati Martiri Coreani, nella quale lui stesso fu il primo a professare i voti.