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Corea del Sud, più di duecento martiri in attesa di riconoscimento

Santuario coreano | Il santuario di Saenamteo, dedicato ai martiri | Flickr Santuario coreano | Il santuario di Saenamteo, dedicato ai martiri | Flickr

Si apre il prossimo 22 febbraio un comitato speciale della Chiesa Cattolica della Corea del Sud per fare un ulteriore passo avanti nella beatificazione di 214 cattolici martirizzati al termine della dinastia Joseon (cioè intorno al XIX secolo) e da comunisti nell’era moderna.

L’incontro del 22 febbraio chiuderà la fase diocesana del processo di beatificazione, e darà iniziato alla fase romana. Al momento, la Chiesa Cattolica della Corea del Sud conta 103 santi e 124 martiri beatificati. Questi ultimi sono stati beatificati tutti insieme in una celebrazione presieduta da Papa Francesco durante il suo viaggio a Seoul il 16 agosto 2014.

La beatificazione “gigante” nasceva dalla necessità di riparare un torto. Nel 1984, San Giovanni Paolo II aveva beatificato i primi martiri coreani, con una decisione che suscitò gioia nella comunità cattolica locale, ma anche un certo rammarico per quanti erano rimasti fuori dalla lista. Così, la Conferenza dei Vescovi incaricata delle celebrazioni per il bicentenario della Chiesa in Corea – e ciascuna Diocesi per conto suo – decisero di riproporne i nomi compilando un elenco di persone meritevoli di essere beatificate e successivamente canonizzate. Per semplificare la procedura nell’autunno del 1997 l’Assemblea Generale decise di saltare il primo passaggio: i 103 nuovi candidati potevano essere fatti santi subito. Il numero totale è così salito a 124.

In realtà, preti, monaci e laici giustiziati in Corea nel corso di due secoli sono più di 8.000 (secondo altre fonti: 10.000) in quanto il cattolicesimo è considerato una minaccia rispetto al Confucianesimo di Stato e, in misura non minore, alle pratiche spiritistiche della tradizione, molto ben radicate anche tra le persone di rango elevato.

Il postulatore della causa di beatificazione fu scelto nella primavera del 2001, e il 18 ottobre 2001 si creò una “Commissione episcopale Speciale” che avrebbe promosso la Beatificazione dei Martiri Coreani. La commissione lavorò per tre anni, e presentò la relazione finale il 5 luglio 2004. Ma il lavoro non era terminato. Continuarono le ricerche fino al 2009: il 20 maggio di quell’anno, i lavori furono dichiarati terminati.

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E di questi santi, solo uno era sacerdote. La Chiesa coreana è sorta in maniera autonoma nell’ambito del ceto intellettuale locale. Il fondatore Paul Yun Ji-chung era un laico che insieme ad alcuni altri giovani scoprì il cristianesimo grazie a libri del missionario gesuita Matteo Ricci portati dalla Cina. I primi fedeli hanno dunque conosciuto il cristianesimo attraverso lo studio. Solo successivamente è stata incontrata l’esperienza ecclesiale, con la sua struttura e le sue articolazioni.

Ora, altri 214 cattolici coreani possono essere riconosciuti martiri. La grande storia del cattolicesimo in Corea del Sud è, in fondo, ancora tutta da scoprire.