“L’individualismo occidentale contemporaneo manifesta un disagio verso le manifestazioni pubbliche della fede dei credenti. La religione è ammessa nella città secolare come un sentimento opzionale, come una pratica privata. Sì, tutti hanno diritto a praticare la loro religione, purché non disturbino, purché non interrompano gli affari e il traffico cittadino”. Lo ha detto l’Arcivescovo di Milano, Mario Delpini, nell’omelia pronunciata ieri sera durante la Messa per il Corpus Domini.

Oggi – ha aggiunto il presule – “ciascuno coltiva la sua spiritualità perché contribuisca al suo privato benessere, a stare bene con se stesso”.

Ma per i credenti esiste invece “il mistero che salva” presente “nell’alleanza. L’alleanza – ha ricordato Monsignor Delpini - non è un sentimento privato, non è una fantasia, non è una terapia per stare bene con se stessi. L’alleanza è convocazione. Il popolo santo di Dio è convocato insieme con i discepoli per ricevere il dono della vita di Dio che Gesù offre. L’alleanza è nel pane, l’alleanza è nel vino: corpo e sangue. La dimensione sacramentale della vita cristiana è la grazia che definisce il dove senza rendere la casa un limite che trattiene il dono come fosse una cosa e insieme rende partecipi dello Spirito senza che spirituale significhi una interiorità evanescente e precaria. Il popolo è convocato per entrare nella comunione che salva. Non si può fare la comunione per televisione. Ma la comunione non è nutrirsi di un pane come fosse ricevere una cosa, è alleanza che rende partecipi della Pasqua di Gesù”.

L’amore di Dio – ha concluso l’Arcivescovo di Milano - si è manifestato in Gesù: non è una magia che dissolve i problemi, pone fine ai disastri causati dalla stupidità umana, dall’avidità umana, dall’imprevedibile capriccio della natura. L’amore di Dio si manifesta nel servizio di Gesù e di coloro che imitano Gesù”.