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Crisi in Myanmar: la posizione del Cardinale Bo, l’appello dei vescovi

I messaggi di Quaresima dei vescovi del Myanmar fanno sentire la voce della Chiesa in una situazione difficile, dopo il colpo di Stato con il quale i militari si sono ripresi il potere

Cardinale Charles Bo | Il Cardinale Charles Bo, arcivescovo di Yangon (Myanmar) | Daniel Ibanez / ACI Group Cardinale Charles Bo | Il Cardinale Charles Bo, arcivescovo di Yangon (Myanmar) | Daniel Ibanez / ACI Group

Il Cardinale Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangoon, lo ha detto a chiare lettere: “Quanti non combattono il male, diventano essi stessi il male”. I vescovi cattolici hanno ribadito: “Pace e riconciliazione si raggiungono attraverso il dialogo”. In occasione della Quaresima, la Chiesa in Myanmar fa sentire la sua voce dopo il colpo di Stato militare che ha portato in carcere i membri del governo eletto e dato il potere tutto in mano ai militari, che hanno fatto sapere che ritorneranno alla democrazia con libere elezioni, ma che ora dovevano intervenire per superare le irregolarità dei brogli.

E dire che i vescovi avevano fatto tutto per bene, e da tempo. Quando il Papa era stato in Myanmar, nel 2017, il Cardinale Bo aveva caldeggiato che il Papa facesse visita al general Min Aung Haling, e questa fu la prima visita del Papa nel Paese. Nonostante il lavoro di mediazione costante, il fatto che anche alle ultime elezioni il partito supportato dai generali fosse andato incontro ad un insuccesso elettorale ha portato al golpe. La Chiesa, ovviamente, non prende posizione politica, ma cerca di stare vicino alle persone.

Il Cardinale Bo, che ha dimostrato negli anni di conoscere il fare diplomatico, ha affidato i suoi pensieri ad una omelia nella prima guerra di Quaresima. “Questa nazione – ha detto – non può sempre essere sulla via della Croce della sofferenza. Cominciamo i nostri quaranta giorni con speranza, con preghiera per la riconciliazione della nostra nazione”.

Il Cardinale ha sottolineato che in Myanmar c’è bisogno di speranza, sottolineando come “gli eventi di oggi sono una chiamata per mettere a punto le nostre priorità. È tempo di tornare al piano di Dio, e non al piano dell’uomo, in questa nazione”.

Il Cardinale ha detto che “possiamo essere portati dal diavolo attraverso i poteri della ricchezza, l’insaziabile urgenza di controllare e governare gli altri, costantemente pressati a vivere una bugia in vita”.

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Il Cardinale Bo ha sottolineato che “il mondo ha paura della luce perché il male è chiuso nell’animo umano”. E ha concluso: “Fate sì che la Quaresima vi apra gli occhi sulla realtà. Cercate la verità e spargete via la bugia che si viene delusa dalla vita stessa”.

Il 21 febbraio, i vescovi delle b hanno invece lanciato un appello alla “riconciliazione attraverso il dialogo”, ed espresso preoccupazione

“per il sangue versato nelle strade” e per “i tristi e scioccanti eventi che hanno portato tanta sofferenza alla nostra nazione”.

I vescovi cattolici si uniscono ai monaci della Ma Ha Na nell’avvisare i militari che “il Myanmar può essere cancellato dalla mappa del mondo se non si risolvono i problemi pacificamente”, e nel ribadire con forza “l' appello alla riconciliazione attraverso il dialogo”. E sottolineano: "Il ricorso alla violenza deve cessare con urgenza. Le lezioni del passato ci insegnano che la violenza non vince mai. Settant’anni dopo l'indipendenza quanti sono al potere devono investire nella pace. Il capitale della pace guarirà la nazione. Diamo una chance alla pace. La pace è possibile ed è l’unica strada”.
Incoraggiati dalle parole dei Vescovi il 21 febbraio, nell’arcidiocesi di Yangon laici e donne cattoliche sono scesi in strada e hanno sfilato pacificamente, in preghiera, mostrando il loro pieno sostegno a un percorso di riconciliazione e alla democrazia, chiedendo il rilascio della leader Aung San Suu Kyi. Ne ha dato notizia l’agenzia della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli Fides.