Domani, in tutto il mondo, i cattolici celebrano la Pasqua. La Pasqua – ha detto in un messaggio il presidente della Conferenza Episcopale Italiana e arcivescovo di Bologna, card. Matteo Zuppi - è “il bene che risorge, il male sconfitto ed il buio che viene illuminato dalla luce” aggiungendo che “non c’è Risurrezione se non seguiamo Gesù nella sua Passione, donando amore quando vediamo la preoccupazione attorno a noi e tutto ci sembra inutile”.

Da qui l’augurio del porporato per “una Pasqua vera che non evita il male ma lo affronta vincendolo con la forza più umana che c’è: quella dell’amore”. Per l’arcivescovo di Modena-Nonantola e di Carpi, Erio Castellucci, l’umanità “non è mai stata sfidata così a fondo come oggi – perché mai c’è stata una consapevolezza tanto vasta dei problemi del mondo – a cambiare rotta, a orientare diversamente la propria navigazione”: “se non vuole andare a sbattere contro gli scogli, deve effettuare una decisa virata dall’individualismo alla fraternità. Non c’è alternativa. Solo così arriverà l’alba, che per noi cristiani è il mattino della domenica di Pasqua, quando il buio del Golgota e del sepolcro lascia posto alla luce della risurrezione”. Per Castellucci, che è anche vice presidente della Cei, “ogni volta che “semino giustizia dove c’è violenza, perdono dove c’è vendetta, accoglienza dove c’è rifiuto, cura dove c’è malattia, pane dove c’è carestia, immetto una vena di risurrezione nel corpo dell’umanità ferita”. “Siamo chiusi e spaventati, ma con Gesù, risorto e ferito, ritroviamo la speranza”, scrive il vescovo di Alba, Marco Brunetti secondo il quale la risurrezione di Gesù è “una risurrezione ferita, che si è resa vulnerabile per poter essere l’esperienza di chiunque; tutti siamo feriti e tutti sentiamo una profonda necessità di essere salvati, da noi stessi, dal caso, dal nulla. Gesù risorto e ferito ci viene incontro non solo per salvarci, ma per offrirci un’esperienza di risurrezione, e proprio le nostre ferite insieme alle sue, sono la via che permette tale esperienza”. Nel suo messaggio l’arcivescovo di Ferrara-Comacchio, Gian Carlo Perego, sottolinea come il Signore risorto “ci invita ad essere persone creative che s’impegnino a rigenerare la nostra città e il territorio”. Per Perego la città” soffre ancora: di povertà in costante aumento, di precarietà lavorativa fino allo sfruttamento, di un inverno demografico che non vede primavere, di una transizione ecologica accompagnata da una crisi energetica. Le nostre campagne hanno sete non solo di acqua, ma di relazioni, in paesi e frazioni dove i giovani e le famiglie abbandonano le case”. “Siamo alla Pasqua di Risurrezione, la festa delle feste per noi cristiani. È un punto di riferimento stabile, sicuro, la roccia su cui scorre l’acqua della storia, che raccoglie avvenimenti belli e altri brutti”, scrive il vescovo di Padova, Claudio Cipolla: “la storia scorre, ma il Vangelo è lo stesso attraverso i secoli, anche se variano i contesti culturali e i luoghi in cui viene annunciato. E spetta a noi tornare alle sorgenti della nostra fede e dire in modo nuovo il Vangelo al mondo d’oggi. Questo è anche l’impegno del Sinodo diocesano che stiamo vivendo”. Dal Nord al Centro con il messaggio del vescovo di Albano Vincenzo Viva che si augura che la Pasqua “sia vero inizio di vita nuova, profonda gioia interiore e impegno per un mondo più giusto e solidale”. La Pasqua cristiana è “ vita nuova, redenzione, speranza. Gesù Cristo, il Figlio di Dio, è entrato nel buio della sofferenza e della morte. Si è chinato sull’umanità ferita, si è fatto carico di tutta la sofferenza e ha portato luce nel mondo e nel cuore delle persone”, scrive ricordando l’impegno di alcune suore della diocesi che si occupano di accogliere donne in difficoltà: “È bello che nella nostra diocesi ci siano tante storie pasquali da raccontare. È bello vedere come il Cristo risorto agisce anche oggi nelle coscienze di tante persone. Allo stesso tempo chiediamo la luce della Pasqua per le tante ferite del mondo, per i popoli in guerra, per le donne e gli uomini crocifissi nel nostro tempo”. “Il male non ha l’ultima parola, il rancore è un ostacolo”, scrive Angelo-Spina, arcivescovo di Ancona-Osimo. Nel messaggio il presule ricorda che “il cristiano, la nuova creatura della Pasqua, deve rispondere al male con il bene. Come Gesù sulla croce. Il male non lo si può combattere con il male poiché creerebbe e produrrebbe più male, maggior male. L’unico modo per combatterlo, è sconfiggerlo con il bene”.  “Camminiamo insieme in un mondo che fa di tutto per isolare ciascuno di noi ed eliminare all’orizzonte delle nostre vite Dio. Andiamo incontro al Cristo che risorge dal sepolcro dei nostri peccati, dei nostri limiti, delle nostre mancanze. Lì dove egli è presente sovrabbonda la grazia, la remissione dei peccati, la vita eterna”, scrive l’Eparca della diocesi di rito cattolico bizantino di Lungro, Donato Olivero auspicando che cadano in “ciascun cuore” le “barriere del peccato, le idolatria del proprio io, i desideri di potere, di successo, di sottomissione dell’altro, le invidie”.

Augurare buona Pasqua “appartiene alle buone maniere della nostra tradizione culturale; l’espressione ormai consolidata e cristallizzata, mostra già il superamento del saluto che la tradizione orientale mette sulle labbra dei suoi fedeli per il giorno di Pasqua: ‘Cristo è risorto! È veramente risorto!’, scrive l’arcivescovo di Cosenza-Bisignano, Giovanni Cecchinato che ha scelto, per il suo messaggio, il settimanale diocesano “Parola di Vita”. “Sempre di più il dato della fede legato alla Pasqua va a finire sullo sfondo di quanto viviamo; eppure – aggiunge il presule - la Pasqua è il centro della nostra fede e non solo della Liturgia, visto che la Veglia Pasquale è chiamata la ‘madre di tutte le veglie’”.  “La fede, quando è autentica, non è ‘oppio’, ma forza inesauribile”: scrive Fabio Ciollaro, vescovo di Cerignola-Ascoli Satriano: “possiamo far finta di non capire. Oppure possiamo riflettere con serietà su ciò che avviene e trarne indicazioni pratiche. Sta arrivando la Pasqua, e vogliamo viverla in tutta la sua pienezza”. Ma sono tanti i gesti di “tenerezza” che in questi giorni i vescovi italiani faranno in istituti di pena, ospedali, case di cura, centri anziani, etc. per trascorrere qualche ora con gli operatori e gli ospiti e porgere loro gli auguri in vista della Santa Pasqua. Tra i tanti citiamo il “viaggio” del vescovo di Cassano allo Ionio, Francesco Savino, che è anche vice presidente della Cei, presso Casa Serena Santa Maria di Loreto”, presso l’Hospice “San Giuseppe Moscati”, presso “Il Mandorlo” a Cassano all’Jonio, presso la Comunità per Disabili “Casa della Divina Provvidenza Rovitti Grimaldi” sita a Laino Borgo, presso la Casa per anziani “Rovitti” e a Casa “Zaccheo”, struttura di accoglienza per bambini, in Francavilla Marittima e presso l’Istituto di Reclusione “Rosetta Sisca” di Castrovillari. “Luoghi dove si incarna il Mistero della vera Pasqua” ha ripetuto Savino perché è “guardando negli occhi, osservando e scrutando questi fratelli che si può vedere il vero volto di Gesù. È in questi luoghi si può solo fare silenzio lasciando spazio alla tenerezza e alla gratitudine”.