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Dalle diocesi, i 50 anni di Caritas italiana

Celebrati con la udienza di Papa Francesco

La celebrazione a San Paolo  |  | Caritas italiana
La celebrazione a San Paolo | | Caritas italiana
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La celebrazione a San Paolo | | Caritas italiana

Una presenza operosa, concreta, presente in ogni diocesi italiana e in tanti territori del nostro Paese. Una presenza viva  accanto a chi è più in difficoltà soprattutto negli ultimi mesi a causa della pandemia. Stiamo parlando della Caritas Italiana, Organismo della Conferenza Episcopale Italiana che in questi giorni compie mezzo secolo di vita. E’ nata, infatti, il 2 luglio 1971. Una nascita avvenuta sulla scia del Concilio Vaticano II. 

Una ricorrenza, questi primi 50 anni, che cade, come dicevamo, in un momento caratterizzato dalla pandemia, che, oltre a “metterci tutti a dura prova, sta davvero cambiando il mondo e accelerando quel cambio d’epoca, più volte segnalato da papa Francesco, in cui ci troviamo anche specificamente come Chiesa italiana, pure se ne vediamo con fatica i contorni”, spiegano alla sede centrale della Caritas in Via Aurelia a Roma.

Fu papa Giovanni Battista Montini, Paolo VI, a sollecitare la nascita dell’organismo pastorale iniziato poi, su indicazione dell’allora presidente della Cei, il card. arcivescovo di Bologna,  Antonio Poma che incaricò una commissione, presieduta da don Giovanni Nervo, per iniziare il lungo cammino di avvio. In questo cammino don Nervo volle con se don Giuseppe Pasini, proveniente dalle Acli. 

Un papa, Paolo VI, che “precorse i tempi, ha avuto intuizioni straordinarie e ha avviato processi ancora in corso”, scrive sul settimanale “La Voce del Popolo”  Pierantonio Tremolada, vescovo di Brescia, diocesi nativa del futuro papa. Il presule ricorda che il 28 settembre del 1972 Paolo VI in occasione del I incontro nazionale di studi delle Caritas diocesane, tenne un discorso che “vale ancora oggi come una bussola per tutti. La Caritas è quel gruppo di persone che a nome di tutti si fa carico dei bisogni. Nel tempo, sul versante civile è maturata e cresciuta la consapevolezza delle necessità sociali. Fa parte, infatti, dei compiti di ogni amministrazione farsi carico dei problemi. E allora la Caritas non serve più? No, come diceva Paolo VI nel 1972, la Chiesa è, nella sua essenza, carità. Fornisce concretezza al comandamento di Gesù: ‘Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri’”. La Chiesa – ha scritto il vescovo Tremolada - davanti al mondo si presenta con “il biglietto da visita della carità”: “non esiste Chiesa senza la carità”. 

Questo anniversario sarò vissuto in modo particolare questa mattina con l’udienza, nell’Aula Paolo VI, con Papa Francesco. In attesa dell’arrivo del papa è previsto un momento di fraternità e di riflessioni condivise con focus sul percorso biennale realizzato verso il 50° di Caritas Italiana. E ieri sera, nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, un momento di preghiera per ripercorrere,  attraverso alcune testimonianze, questo mezzo secolo di  vita. Una preghiera presieduta dal presidente dela Caritas Italiana, l’arcivescovo di Gorizia, Carlo Roberto Maria Radaelli, e al quale ha partecipato il card. Luis Antonio Tagle, prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli e presidente di Caritas Internationalis.

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Nella sua riflessione il porporato ha invitato alla sensibilità, quella che deriva dall’Amore e che ci rende “pazienti e comprensivi, rispettosi e umili” nei confronti di chi soffre. Il porporato ha quindi ricordato i tanti operatori che si sono occupati dei più bisognosi durante la pandemia ed ha esortato a “raccogliere storie di coraggio, solidarietà e amore”, perché “la carità non avrà mai fine”. Ma a parte la pandemia sono stati e sono molti gli ambiti di intervento, in Italia e nel mondo promossi dall’organismo della Cei: dalla vicinanza alle persone agli interventi in caso di calamità naturali ad interventi di cooperazione.