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Dalle diocesi, i vescovi italiani si preparano al Natale con i loro fedeli

Da Nord a Sud le lettere e le iniziative per alimentare la speranza

Celebrazione a Loreto  |  | www.ancoraonline.it Celebrazione a Loreto | | www.ancoraonline.it

In questa settimana, in preparazione al Natale, i Vescovi delle Marche si sono ritrovati a Loreto e hanno aperto la loro assemblea con una meditazione in preparazione al Natale, affidata al vescovo emerito di Senigallia, Giuseppe Orlandoni che ha parlato della speranza, ha posto in luce alcune fragilità emergenti nell’attuale società in particolare per quanto riguarda la condizione giovanile.

Ha tra l’altro sottolineato che, secondo recenti dati statistici, ormai un terzo delle nuove generazioni in Italia appartiene al mondo dei NEET (ragazzi che non studiano, non lavorano e non cercano). Si pone pertanto “una grande sfida per la Comunità civile ed ecclesiale: occorre suscitare e alimentare la speranza. Questo sforzo – si legge in una nota -  è costantemente sostenuto, specie laddove non arrivano le strutture pubbliche, anche dalla fattiva azione che la Chiesa svolge nella nostra Regione sia con le Caritas come con altri interventi socio educativi a favore dei giovani e degli adulti in difficoltà, grazie al contributo delle molte associazioni ed enti di impegno ecclesiale che prestano un forte sostegno alla popolazione, la quale spesso fa fatica a usufruire dei servizi sociali.

Non è difficile riconoscere che senza questi apporti della Chiesa nelle sue molteplici articolazioni, sarebbe difficile per una parte delle nostre popolazioni guardare con fiducia al futuro”. Tanti anche i messaggi per l’avvento e il Natale che i vescovi stanno inviando alle proprie diocesi. I vescovi marchigiani hanno auspicato che le prossime Feste natalizie, “arricchite da un forte richiamo familiare, evangelico e sociale rechino nelle famiglie, nelle comunità e in ogni angolo della Regione la pace e la gioia che gli Angeli hanno annunziato per l’intera umanità sulla grotta di Betlemme”.

Ri-nascere dall’alto. Fede e responsabilità fra eredità e rigenerazione” è il titolo della lettera inviata dal vescovo di Cassano allo Ionio, Francesco Savino. Il presule introduce il testo evidenziando che l’esperienza cristiana “ci regala una nuova significazione della nostra nascita che si apre ad un ristabilimento, una rigenerazione, che consente di superare la separazione  e l’isolamento del nostro essere ‘gettati’ nel mondo. Non è sufficiente quindi un’unica nascita; questa è una nascita dal basso, dal ventre di nostra madre, segnata dal dramma della separazione, del peccato, e che a volte richiede una lunga elaborazione anche per tutta la vita. Si richiede quindi – scrive Savino -  una seconda nascita, una nuova nascita” che ha come “liquido amniotico” in cui veniamo immersi, “la Fede: questa nascita è il battesimo che riceviamo, in cui rinasciamo dall’alto, dall’acqua e dallo Spirito”. E l’invito che in questo periodo le comunità “riscoprano il valore della Parola di Dio come eredità primaria che Cristo ci ha consegnato”.

Non c’è Avvento senza “un ritornare a camminare insieme a Cristo, per andare là dove Cristo va, là dove Cristo mette la sua tenda, verso la carne dell’uomo, verso il volto dell’uomo, di ogni uomo”, scrive il vescovo di Avezzano, Pietro Santoro: “fraternità, condivisione, gratuità devono tornare ad essere vocabolario vissuto di chi cammina con Cristo, il vocabolario della grotta di Betlemme che dobbiamo ricomporre nonostante il male diffuso, la corruzione diffusa, l’illegalità diffusa. La rinascita dell’Italia, di un’Italia stanca, depressa, avvilita e mortificata è affidata anche a quei cristiani che non disonorano il Vangelo e lo rendono motore di un cambiamento interiore sociale”. L’avvento che stiamo vivendo è “tempo di attesa, di preparazione e di accoglienza che ci porterà al Natale”.

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Un tempo importante – scrive il vescovo di Asti, Marco Prastaro - per riconoscere che il Signore viene ogni giorno a farci visita nella nostra vita. Un tempo per fare memoria della visita che Gesù ha fatto nella storia. Un tempo per riconoscere che Gesù verrà in pienezza alla fine dei tempi”. “Il disporre il cuore, il prepararsi, il vigilare sono alcuni degli atteggiamenti che ci vengono richiesti perché l’incontro si realizzi, perché l’accoglienza si attui”, ha scritto ancora il presule piemontese: “come sempre tutto ciò non può realizzarsi nella fretta e nella distrazione, ma ha bisogno di tempo, di spazi di preghiera e di riflessione, di momenti di incontro e di condivisione con gli altri. Insomma di tutto ciò che ci può aiutare a focalizzare la nostra attenzione e a dirigere il nostro cuore verso il Signore”.

In questo tempo di avvento “ciascuno diventi più attento anche a quel Gesù che passa nelle persone che incrociamo nella nostra vita, soprattutto in chi ha più bisogno ed è nella difficoltà. Il povero è la carne di Cristo!”. La chiesa astigiana ha anche lanciato la campagna “venne ad abitare in mezzo a noi” che vuole “richiamare alla serietà e all’impegno dell’accoglienza, che ci chiede gesti concreti di condivisione e accoglienza”.

“Se è necessario prepararsi è perché qualcosa che ci interpella sta per presentarsi”, scrive il vescovo di Ragusa, Carmelo Cuttitta: “solo chi ama veramente è sempre disposto a prendere l’iniziativa, a sacrificarsi e a fare tanta strada dall’alto dei cieli per rendersi Presenza al fianco dell’uomo. Il Dio eterno si fa compagno di viaggio dell’uomo che cerca ed attende che gli si sveli il senso della propria vita”.

Mons. Orazio Francesco Piazza, amministratore apostolico, fa giungere alle comunità parrocchiali della diocesi di Alife-Caiazzo il suo messaggio per l’Avvento dal titolo “Nell’attesa della Tua venuta” nel quale evidenzia che “al centro della memoria e dell’attesa che prepara i credenti al Natale c’è l’uomo Gesù  il nostro desiderio “di averlo con noi, di sentirne il calore amicale, vera sorgente di grazia e di consolazione”, perchè “la sua presenza è consolazione e vita”.

Avvento “oltre che primo tratto dell’itinerario cristiano, è cammino compiuto nell’attesa che, dopo le vicissitudini e le lotte, il Dio-con-noi ci liberi finalmente dalle inquietudini e dalle paure di quaggiù, anzi ci doni solamente l’inquietudine dell’amore”, scrive l’arcivescovo di Catanzaro-Squillace, Vincenzo Bertolone che aggiunge: “permettete che manifesti la mia personale inquietudine, soprattutto per quanto riguarda le sorti della nostra città, nella quale - specialmente nelle zone periferiche- si vivono non poche situazioni di degrado, spirituale ed umano. In presenza di ciò non possiamo restare indifferenti! Non possiamo sperare in un futuro migliore se i bambini e i giovani fin dalla loro tenera età vengono inseriti in un circuito di morte, come la droga, e di vizio, dovuto alla mancanza di una seria e qualificata educazione culturale. Lasciatemelo ripetere: non possiamo restare indifferenti!”.

 “Se è vero che l’occhio ascolta e non vede, secondo la bella intuizione di P. Claudel, i volti e le storie che incrociamo ogni giorno ci comunicano un accorato grido di aiuto”, sottolinea il presule evidenziando che  “non possiamo celebrare il Natale senza che ciascuno di noi, a partire da chi ha più responsabilità in campo sociale, apra le orecchie e il cuore e si dia da fare concretamente nella certezza che il futuro è nelle nostre mani e che, se si muove un filo, è tutta la tela che si muove! E’ vero che l’individualismo è uno dei segni più forti della nostra cultura contemporanea, ma possiamo combatterlo se facciamo rete, avendo sullo sfondo la convinzione che non tutto è compito di chi governa la città, ma molto appartiene anche alla responsabilità di ciascuno, perché la città, verso la quale proviamo affetto perché vi siamo radicati, appartiene a chi se ne assume la responsabilità, dunque non solo ai ricchi, ai potenti politici.

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Alla cultura dell’allontanamento, dell’emarginazione e dell’isolamento, dobbiamo sostituire quella dell’incontro e dell’ascolto provenienti dalle fragilità umane, muovendoci verso le ‘periferie esistenziali’ di cui parla papa Francesco, che non sono del tutto estranee ai nostri ambienti. Prepariamoci, così, ad accogliere il Verbo del Padre che ricevette da Maria la vera carne della nostra umanità e fragilità perché, come amava affermare il santo poverello d’Assisi, “colui che era ricco sopra ogni altra cosa, volle scegliere in questo mondo, insieme alla beatissima Vergine, sua madre, la povertà”. Il Natale viene a “ricordarci proprio tutto questo!”.  

Intanto domani, nella diocesi di Bolzano-Bressanone si raccoglie l’Offerta di Avvento. “Questa tradizionale colletta è un segno concreto con cui la comunità cristiana esprime il suo legame e la sua volontà di partecipare in modo solidale alle esigenze della Chiesa locale”. Lo scorso anno sono stati raccolti oltre 90mila euro.

E sempre domani, festa grande nella diocesi di Camerino-San Severino Marche. La basilica di San Venanzio a Camerino, che aveva subito seri danneggiamenti dal sisma dell’agosto 2016 sarà riaperta con una celebrazione presieduta dal nunzio apostolico in Italia, mons. Emil Paul Tscherrig. Si tratta di “un importante segno di rinascita per tutto il territorio”, ha detto l’arcivescovo di Camerino-San Severino Marche, Francesco Massara, evidenziando che la basilica è la più grande chiesa di tutta l’arcidiocesi e una delle più grandi di tutto il cratere del terremoto di tre anni fa.