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Dalle diocesi: Il Natale come i vescovi lo vogliono per gli italiani

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Quanta umanità si respira nel mistero del Natale? Cosa significa il Natale oggi? Come viverlo nei nostri ambienti di vita? Sono tante le domande alle quali cercano di rispondere i vescovi italiani nei messaggi che in queste ore stanno inviando ai loro fedeli.

Natale diventa spesso la festa delle luci, dei regali, dei consumi, delle corse dei rumori… Ma il Natale è nuovamente qui e attende di essere trasformato in ciò che è: “Santo! E tu puoi farlo”, è l’invito dell’Ordinario Militare per l’Italia, l’arcivescovo mons. Santo Marcianò: “Tu puoi trasformare il Natale delle luci nel Natale della Luce”, “il Natale dei regali nel Natale del Dono”, “il Natale del consumismo nel Natale del consumarsi”, “il Natale delle corse nel Natale della contemplazione”, “il Natale dei rumori che distraggono nel Natale del silenzio che lavora”.  “Non ti dimenticare di Lui. Trasforma il tuo Natale nel Suo Natale. E sarà un Natale Santo!”, scrive il presule rivolgendosi alla sua comunità composta da militari spesso impegnati in missione di pace all’estero.

Natale sarà vero solo nell’accoglienza”, scrivono i vescovi della Sicilia nel loro messaggio: “La luce del Natale, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini, ci invita a far eco al Magistero di Papa Francesco che insistentemente chiede, in nome del Vangelo, di accogliere, proteggere, integrare quanti bussano alle nostre porte. E, in verità, il quotidiano ‘lavorio della carità’ della Chiesa cattolica in Italia e in Sicilia è rivolto da sempre verso tutti i poveri”. Soprattutto – sottolineano - i poveri “italiani” che – a causa della crisi economica- sono “sempre più numerosi. L’amore per i poveri è una via obbligata per la testimonianza cristiana: per tutti e, dunque, anche per i nuovi poveri che giungono, migrando, sulle nostre coste siciliane. Natale sarà vero solo nell’accoglienza”.

I vescovi chiedono alla politica di fare “verifiche serie” e “si abbia l’umiltà di ascoltare la voce di chi condivide le sorti dei più poveri”. E poi i problemi più urgenti come il lavoro e un “sano sviluppo economico” che rigeneri lavoro e “un forte contrasto alla mentalità e criminalità mafiosa e alla corruzione”.

“La semplicità del bambino nella mangiatoia porta in sé la grandezza del Signore dei cieli”, scrive il vescovo di Brescia, mons. Francesco Tremolada: “una voce misteriosa e tenace, la voce della nostra coscienza, continua a ripeterci che noi veniamo dal cielo e che al cielo siamo destinati, che là i nostri nomi sono scritti, che siamo molto cari a Dio e che perciò il nostro cuore giustamente reclama grandi orizzonti. Il Natale del Signore è così anche rivelazione dell’umano in tutto il suo valore, nella sua ricchezza e dignità”.

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Portare Gesù nelle strade, è l’invito del vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni: “Gesù per le strade dobbiamo anche portarcelo: quello vero, fatto di fiducia nella vita e di prossimità fraterna, fatto di speranza e di tenerezza. La gioia del Vangelo è troppo vera e grande per tenerla chiusa tra noi, nelle chiese e nelle ‘cose di chiesa’. Auguro ai cristiani un Natale entusiasticamente missionario, che contagi di amabile verità un mondo in cui troppi usano il nome e le cose di Gesù per far soldi o per avere voti. O peggio, per costruire muri e seminare paura”.

“Forse mai nella storia si erano dati appuntamento tanti significati in un solo luogo”, scrive l’arcivescovo di Modena-Nonantola, mons. Erio Castellucci: “e non era un luogo solenne, di quelli che ospitano eventi epocali” ma una stalla, uno spazio “abitato dagli animali, poco adatto come culla dell’uomo. E ancora meno come culla del Figlio di Dio. Eppure proprio lì, su una mangiatoia, viene alla luce Gesù”. Quella stalla “diventa l’incrocio dei destini umani e dei più grandi valori che li custodiscono: l’accoglienza della vita nascente e l’ospitalità dei poveri”.

E Natale “impone una scelta: portare o no il cielo sulla terra che abitiamo”, afferma l’arcivescovo di Campobasso-Bojano, mons. Giancarlo Bregantini, secondo il quale occorre “ereditare tutto quello che esige l’incontrare Dio nella grotta umile di Betlemme. Anche in terra del Molise, così preziosa, perché umile ma vera! Il Natale sia ancora una risposta di amore”.

Alle persone  maggiormente in difficoltà guarda il vescovo di Padova, mons. Claudio Cipolla con l’augurio che “il nostro cuore possa riscaldarsi per imparare sempre di più ad accogliere il Signore e, amandolo, imparare anche ad accogliere i propri fratelli e sorelle”. Alle Famiglie si rivolge, invece, il vescovo di Latina-Terracina-Sezze-Priverno, mons. Mariano Crociata. Un messaggio nel quale il presule rimarca come le famiglie siano “il tessuto meno appariscente ma più solido delle nostre comunità”, e che comunque formano e costruiscono la Chiesa non solo quando partecipano alle celebrazioni. Molte anche le iniziative (che non possiamo citare tutte come non possiamo citare tutti i messaggi, ndr) che vedono i presuli impegnati in varie celebrazioni ed incontri. Tra queste le visite ai detenuti, ai malati, nei luoghi di lavoro che in alcune zone sono diventate anche luoghi di sofferenza a causa di molte situazioni di crisi.

“Dobbiamo avere fiducia e speranza, non dimenticando il valore del lavoro e, quindi, dell’opera che ognuno compie con onestà e professionalità. Svolgere il proprio lavoro con onestà e professionalità qualsiasi mansione - fosse anche la meno appariscente o la meno considerata dagli altri - vuol dire sempre lavorare per se stessi, per la propria famiglia e il proprio Paese”, ha detto il Patriarca di Venezia, mons. Francesco Moraglia, in un messaggio inviato ai lavoratori del Petrolchimico di Porto Marghera riuniti per la celebrazione della messa prenatalizia.

Nel suo scritto - idealmente offerto anche a tutto il mondo del lavoro in occasione del Natale -  il Patriarca ricorda, tra l’altro, il triste e recente primato del Veneto nell’incremento delle morti sul lavoro ed anche l’ultimo rapporto Censis che parla di “un Paese in gran parte diviso, smarrito, disilluso o, addirittura ‘rancoroso’ e ‘cattivo’”.

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Per questo diventa essenziale che quanti hanno responsabilità nella vita economica, sociale e politica di un territorio “sappiano compiere scelte sagge e ragionate, capaci di offrire prospettive di lavoro, di sviluppo e di benessere integrale a beneficio delle persone e delle famiglie, anche nelle situazioni più complesse e travagliate”. Una celebrazione di Natale prima con i lavoratori della Tagina, poi con quelli della Colussi per il vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, mons. Domenico Sorrentino che ha sempre seguito le vicende delle due fabbriche umbre.  “Come pastore di questa comunità – afferma mons. Sorrentino – sento la gioia e il dovere di stare in mezzo a chi fa impresa, a chi produce e si impegna, nei rispettivi ruoli e competenze, non solo per il proprio legittimo interesse ma anche per la crescita e il bene comune”.