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Dalle diocesi, in attesa dell' 8 per mille si pensa agli ultimi

L'iniziativa della arcidiocesi di Napoli

La foto simbolo della iniziativa Terzo Settore |  | www.chiesadinapoli.it La foto simbolo della iniziativa Terzo Settore | | www.chiesadinapoli.it

Partire dagli ultimi e arrivare a tutti. Un obiettivo certamente ambizioso quello della diocesi di Napoli. L’arcivescovo della città partenopea, Mimmo Battaglia ha voluto istituire un ramo del Terzo Settore per fare in modo che gli ultimi siano al centro non solo dell’attenzione pastorale della Chiesa napoletana ma anche della propria organizzazione patrimoniale e sociale.

L’iniziativa vuole rispondere, come spiega la diocesi, alle esigenze di carità, giustizia, inclusione sociale, promozione umana, con uno sguardo rivolto anche all’ambito dell’educazione e dello sviluppo occupazionale dei giovani di Napoli, in particolare di quelli attualmente fuori dal circuito del lavoro e della formazione. In questo modo la Chiesa di Napoli “intende sperimentare un modello pionieristico che gli consentirà di progettare e organizzare le proprie azioni sociali in una cornice di totale trasparenza, etica, economica, gestionale. L’iscrizione al Registro Unico Nazionale del Terzo Settore consentirà di rafforzare il dialogo con tutte le Istituzioni e con gli altri enti del Terzo Settore. Il ramo ETS – frutto del lavoro della Commissione per il Patrimonio istituita dall’arcivescovo Battaglia – si avvarrà di un regolamento proprio, di un patrimonio separato e destinato alle attività istituzionali, e di un bilancio pubblico e sociale. “Il cammino a cui diamo vita – ha detto il presule - è frutto del nostro sogno sinodale: quello di realizzare una Chiesa dalle porte aperte a tutti, una Chiesa in cui non si celebrano solo i riti ma si celebra la vita delle donne e degli uomini, intrisa di gioie e dolori. Una Chiesa povera, in ascolto dello Spirito Santo, che lavi i piedi agli uomini e alle donne senza chiedere nulla in cambio, partendo sempre dagli ultimi per arrivare a tutti”. Un tema quello del Terzo Settore che sta coinvolgendo diverse realtà ecclesiali del nostro Paese ed è collegato sempre di più ai temi sociali che coinvolgono migliaia di uomini, donne e bambini.

Sono infatti tante le iniziative a loro favore promosse dalle diocesi italiane con i fondi dell’8X1000 e che in questi giorni stiamo vedendo in alcuni spot su tutti i canali televisivi su iniziativa della Conferenza Episcopale Italiana. Sono tanti i progetti in Italia ma anche in tante parti del mondo come quello avviato in Myanmar da U Ar Do, 56 anni, che vive con la moglie e i suoi quattro figli nel villaggio di Pan Koy, nella zona di Kyaing Tong. “Prima avevamo un negozio nel villaggio di Pan Koy e l’attività agricola era scarsa. Dopo aver frequentato il corso di agricoltura – ha detto - ho iniziato io stesso a coltivare colture a lungo termine come il tè, le prugne damson, la mela selvatica, il caffè, le noci di macadamia e l’avocado. Ora ho piantato 5.000 piante di tè, 2.000 piante di caffè, 30 piante di prugne damson, numerose piante di noci di macadamia e avocado. Finalmente ho un reddito annuo”. 

L’iniziativa fa parte del progetto avviato nel 2014 in Myanmar da New Humanity International, fondata dal Pontificio Istituto Missioni Estere (Pime). Un intervento sostenuto anche dalla Chiesa italiana per offrire alla popolazione locale colture alternative efficaci e salvaguardare così il patrimonio forestale. Solo nello scorso anno i progetti di accesso all’acqua e di sviluppo sostenibile per favorire l’agricoltura biologica e migliorare la sicurezza alimentare e nutrizionale che la CEI ha finanziato grazie ai fondi dell’8xmille alla Chiesa cattolica sono stati 51 in 22 Paesi per 4,8 milioni di euro. Complessivamente dal 1996 ad oggi in tutto il mondo sono stati sostenuti 651 progetti in ambito agricolo per 47 milioni di euro. 
Anche Jeanne – come U Ar Do – grida il suo “Finalmente!”. “Finalmente abbiamo acqua pulita!”.

Traspare soddisfazione dalle sue parole in occasione della consegna ufficiale della rete idrica realizzata in Burundi grazie al progetto “Acqua fonte di vita e sviluppo” portato avanti da Amu (Azione per un Mondo Unito) e Casobu (Cadre Associatif des Solidaires du Burundi), con il sostegno della CEI. E proprio in occasione della Giornata della Terra nella diocesi di Ragusa l’iniziativa di piantare un albero a dimora in tutte le parrocchie della diocesi. “È il segno – ha detto Renato Meli, direttore dell’Ufficio diocesano per i Problemi Sociali e il Lavoro – di un impegno concreto da proseguire con cura e dedizione”.

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