Il sacerdote veneziano Luigi Caburlotto è un Beato della Chiesa cattolica. Questa mattina la celebrazione solenne in piazza San Marco, con oltre 4mila fedeli. A presiedere il rito il cardinale Angelo Amato, che ha parlato del fondatore delle Congregazione delle figlie di San Giuseppe come di un uomo trasportato da un “entusiasmo formativo nutrito di preghiera e di Eucaristia e manifestato in un continuo e quotidiano atteggiamento di pazienza, di perdono, di dolcezza, di cordialità e di gioia”. Atteggiamento che è un “richiamo alla santità, alla carità verso il prossimo bisognoso, all’impegno educativo” che “è valido per tutti, non solo per le Suore, ma anche per i genitori, per i sacerdoti, per gli insegnanti”.

Il prefetto della Congregazione per le cause dei santi ha invitato i presenti ad imitare il Beato Luigi Caburlotto, definito da Papa Francesco, “eminente educatore dei giovani, apostolo infaticabile della carità evangelica e maestro fedele della dottrina cristiana”. “Tutte qualifiche encomiabili – ha commentato il cardinale -, che hanno radice nella sua santità di parroco dinamico, ricolmo di carità pastorale e di saggezza educativa, convinto com’era che per il risanamento di una società occorresse l’impegno in campo educativo”.

A concelebrare con Amato, il Patriarca di Venezia, Francesco Moraglia, insieme al cardinale brasiliano Odilo Pedro Scherer, arcivescovo di San Paolo, ed altri arcivescovi e vescovi provenienti dal Triveneto, dall’Africa e dal Medio Oriente. Tra questi l’arcivescovo di Tunisi monsignor Ilario Antoniazzi e il vescovo ausiliare di Gerusalemme monsignor Giacinto–Boulos Marcuzzo.

Parlando del Beato durante l’omelia, Amato ha ricordato come “in ogni circostanza egli aveva l’abitudine di giudicare situazioni, problemi e persone alla luce della volontà di Dio. La fede gli dava conforto, forza e pace nelle incomprensioni, nelle difficoltà, nelle angustie dello spirito – ha aggiunto -. E così formava le sue Figlie spirituali, alle quali lasciò una raccolta di preziosi e pratici suggerimenti, nei quali emerge la sua anima dolce, umile, paziente e piena di fede”.

E ancora, parlando del Caburlotto: “La speranza fu la virtù che lo accompagnò nel fondare e guidare le sue opere educative a favore dei più bisognosi - ha proseguito il cardinale-prefetto -. Nella povertà di mezzi economici, nelle incomprensioni di ogni genere, nella promozione del suo obiettivo formativo non si perdeva d’animo, ma proseguiva con fiducia, sostenuto dalla certezza della presenza e dell’aiuto della divina Provvidenza e della collaborazione di persone magnanime”.

Presenti alla celebrazione eucaristica la postulatrice della causa di beatificazione Silvia Correale, la miracolata, Maria Grazia Veltraino, che ha 85 anni ed è guarita nel 2008 dopo 15 anni di malattia, superiori e superiore di ordini religiosi e anche sindaci e autorità. Durante la celebrazione, in piazza anche i gondolieri che costituiranno un “picchetto d’onore” in quanto il “Beato” Luigi Caburlotto proveniva da una famiglia di gondolieri di “casada”, persone di fiducia dei nobili Persico a San Tomà. Numerosa la presenza di allievi, genitori, docenti, collaboratori, ex–allievi e amici delle scuole in cui operano le Figlie di San Giuseppe.

Al termine del rito ha preso la parola il Patriarca di Venezia, Francesco Moraglia, che ha commentato: “Al nuovo beato bene si addice l’immagine del prete-pastore “…con l’odore delle pecore” di cui si serve Papa Francesco e con la quale ha delineato l’identità del ministro ordinato”.

“A soli due anni dalla beatificazione di don Luca Passi (fondatore della Pia Opera e dell’Istituto delle Suore Maestre di Santa Dorotea) avvenuta il 13 aprile 2013 – ha continuato -, la Chiesa veneziana vive un nuovo momento di grazia legato alla santità di un suo figlio. Due preti - Luca Passi e Luigi Caburlotto - che, seppur in modi differenti, appartengono alla Chiesa di Venezia; don Luca Passi nacque a Bergamo, ma era per parte di madre veneziano, esercitò a lungo il suo ministero a Venezia e qui fondò le suore di Santa Dorotea. Due preti che hanno donato al nostro presbiterio la vera ricchezza che non mente, che rimane nel tempo e nell’eternità: la santità”.

“Di don Luigi – ha detto ancora Moraglia - rimane viva la sua ‘carità pastorale’ portata avanti con tenacia, creatività e fedeltà. Sì, la “carità pastorale” ha connotato l’intero corso della sua vita e del suo ministero, divenendo vera benedizione per quanti lo incontrarono. Carità pastorale vuol dire che il prete risponde alla personale chiamata alla santità essendo e facendo sempre il prete, e non attraverso scelte di vita o devozioni collaterali al suo esser prete”.