Aveva quasi 103 anni fratel Arturo Paoli, ed è morto in un giorno di luglio in cui i media raccontano del viaggio del Papa in America Latina e il Papa ha ricordato il percorso della teologia della liberazione. Lui in America Latina ci aveva vissuto e lavorato per tanti anni, era andato negli anni ’50 in Argentina con gli emigranti italiani. Nel gennaio scorso Arturo era stato ricevuto da Papa Francesco, che conosceva dai tempi in cui aveva lavorato in Argentina. “Al Pontefice — raccontò — ho portato una bottiglia d’olio e un’immagine del Volto Santo, l’antico crocifisso che è simbolo dei fratelli lucchesi”. 

Personaggio controverso per la sua adesione alla teologia della liberazione, era partito da Lucca ed era arrivato fino al Sahara con la Fraternità dei Piccoli Fratelli seguendo le orme di Charles de Foucauld. Durante l’occupazione nazifascista aveva salvato 800 ebrei divenendo un ‘giusto delle nazioni. Nel 1969 venne scelto come superiore regionale della comunità latinoamericana dei Piccoli Fratelli e si trasferì vicino a Buenos Aires. Qui, nel clima del post-concilio, a contatto con i novizi della fraternità inseriti in un quartiere popolare, Arturo cominciò a delineare una personale teologia comprometida, preludio all’adesione alla teologia della liberazione. E nel 1971 si trasferì a Suriyaco e iniziò il suo sodalizio con il vescovo Enrique Angelelli  di cui diventerà consigliere teologico. La missione di Paoli investe anche l’Italia, dove rientra periodicamente a partire dagli anni Ottanta. In giro per il Paese, terrà numerose conferenze su tematiche sia religiose che politiche. I funerali di Arturo Paoli, come comunicato dall’arcivescovo di Lucca, monsignor Italo Castellani, si terranno, nel pomeriggio di mercoledì 15, nella chiesa cattedrale. Sarà sepolto, in conformità alla sua volontà, nel piccolo cimitero di San Martino in Vignale.