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Finanze Vaticane, ulteriore separazione tra vigilanza e amministrazione

Basilica di San Pietro | Vista di San Pietro  | Daniel Ibanez / ACI Group Basilica di San Pietro | Vista di San Pietro | Daniel Ibanez / ACI Group

Si chiama “I beni temporali”, ed è un motu proprio di Papa Francesco. Promulgato il 4 luglio, serve a regolamentare le rispettive competenze dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica e della Segreteria per l’Economia. Perché, secondo lo Statuto, spettava ad esempio alla Segreteria per l’Economia anche fornire “i servizi amministrativi e tecnici necessari per l’attività ordinaria dei dicasteri della Santa Sede” (articolo 17). Ma questo creava anche una commistione tra vigilanza e gestione, che il motu proprio di Papa Francesco risolve abrogando l’articolo in questione e delineando in maniera ancora più precisa le competenze, secondo il principio della summa divisio, la completa divisione. 

Sono gli aggiustamenti della grande riforma dell’economia vaticana, portata avanti velocemente e poi sviluppatasi passo dopo passo, nel tentativo di creare un sistema organico e aderente agli standard internazionali. Da notare che il principio della summa divisio è stato quello che ha guidato anche la riforma della finanza vaticana iniziata da Benedetto XVI, che passo dopo passo ha superato la visione di una gestione collegiale degli organismi finanziari della Santa Sede (che si esplicitava anche nella presenza incrociata di membri delle varie amministrazioni in altri organismi finanziari vaticani) per creare una struttura finanziaria in cui vigilanza e amministrazione fossero separati e al riparo da qualunque rischio di conflitto di interessi. 

Sin dall’inizio del motu proprio – che consta di cinque articoli – Papa Francesco ci tiene a precisare che “i beni temporali che la Chiesa possiede sono destinati a conseguire i suoi fini e cioè il culto divino, l’onesto sostentamento del clero, l’apostolato e le opere di carità, specialmente a servizio dei poveri (cfr can. 1254 §2 C.I.C.)”. Il Papa specifica anche che la vigilanza è importante proprio perché i beni siano amministrati per tali fini. Da qui, spiega, sono venuti prima il motu proprio Fidelis Dispensator et Prudens del 24 febbraio 2014, e poi, un anno dopo, l’approvazione degli Statuti di Segreteria per l’Economia, Consiglio per l’Economia e Ufficio del Revisore Generale. Ora, la necessità è quella di “separare in maniera netta e inequivocabile la gestione diretta del patrimonio dal controllo e vigilanza sull’attività di gestione”.

Come funzionano le cose dopo il motu proprio? L’APSA “compie l’amministrazione dei beni e la gestione finanziaria”; la Segreteria per l’Economia “il controllo e la vigilanza dell’attività di amministrazione e gestione”.

Nel dettaglio, la sezione controllo e vigilanza della Segreteria per l’Economia controlla e vigila l’attività dell’APSA (articolo 1 del motu proprio), che significa segnalare le attività anomale, svolgere attività di monitoraggio, verifica e analisi, sottoporre al Consiglio per l’Economia il bilancio preventivo dell’APSA, formulare raccomandazioni, approvare ogni atto amministrativo (anche le spese straordinarie) dell’Amministrazione, nel gestire anche lo scambio di informazioni fiscali che possa coinvolgere l’APSA.

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Poi c’è la sezione amministrativa della Segreteria per l’Economia, che è chiamata a fornire linee guida e modelli finanziari e amministrativi, ma anche valutare e gestire il personale, e fornirà assistenza a Fondo Pensioni e Fondo Assistenza Sanitaria. Non erogherà invece gli stipendi – come previsto dallo Statuto della Segreteria per l’Economia – perché questi continueranno ad essere erogati dall’APSA, ma gli elaborerà, cioè decidere a quanto questi ammontano.

Dal canto suo, l’APSA continua ad amministrare il patrimonio immobiliare della Santa Sede, e può avere una certa autonomia nell’acquisire beni e servizi – sempre dopo che siano effettuati controlli interni -, e pagare gli stipendi. Resta anche la responsabilità della Peregrinatio ad Petri Sedem, ovvero l’istituzione chiamata a organizzare con le diocesi l’accoglienza spirituale e materiale dei pellegrini che si recano a Roma per visitare la sede di Pietro, ne coordina il flusso, esegue le direttive del Comitato Centrale in occasione del Giubileo, e segue le attività dei vari uffici diocesani per i pellegrinaggi a Roma e nei principali santuari del mondo. L’istituto è stato accorpato all’APSA dal 2008. 

Il motu proprio si conclude con un invito, che testimonia un vivace dibattito interno sul tema. “Per l’attuazione di quanto sopra stabilito – scrive il Papa - confido nella reciproca collaborazione dei Superiori dei due Dicasteri interessati. Eventuali questioni che dovessero sorgere saranno sottoposte alle decisioni di un mio Delegato, affiancato da collaboratori”.