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Fodazione antiusura con Libera: "Protezione per le donne che si ribellano alla mafia"

Alberto D'Urso | Mons.Alberto D'Urso, Presidente Fondazione Antiusura Alberto D'Urso | Mons.Alberto D'Urso, Presidente Fondazione Antiusura "Giovanni Paolo II" | Youtube

“Lo affermo pubblicamente per la prima volta: stiamo aiutando e nascondendo decine di donne che ci hanno chiesto una mano per scappare e per lasciare la loro terra, perché non vogliono che i loro figli crescano nella cultura mafiosa”. Così don Luigi Ciotti, presidente di Libera, che qualche giorno aveva chiesto in Tv un appello alla politica per intraprendere un nuovo meccanismo legislativo di protezione nei confronti delle donne che si ribellano alla mafia.

Al fianco dell’associazione antimafia si è schierata la Consulta Nazionale Antiusura “Giovanni Paolo II”, guidata da Mons. Alberto D’Urso. “Le donne – ha dichiarato il sacerdote - quali mogli e compagne di uomini che operano nell’illegalità, e madri ed educatrici dei figli, che diventeranno gli uomini e le donne delle future generazioni, possono assumere un ruolo determinante nella lotta contro le mafie”.

“Pertanto i presidenti delle 28 Fondazioni Antiusura regionali in Italia sostengono e condividono la richiesta alle Istituzioni legislative di Don Ciotti, di individuare una terza via di tutela per quelle donne che non sono né collaboratrici né testimoni di giustizia, che per salvare i loro figli dalla criminalità disobbediscono alle logiche mafiose delle loro famiglie”, scrive in una lettera Mons. D’Urso.

“Tante sono le donne che in venti anni di attività si sono rivolte ai nostri centri di ascolto per chiedere aiuto, conforto e consigli per i propri mariti, fratelli e figli finiti nelle mani della criminalità organizzata a causa dell’usura e dell’azzardo. Spesso sono madri, sorelle e mogli che si trovano impotenti ad assistere alla distruzione economica, morale e alcune volte anche fisica dei propri cari, perché sentono distante o poco accessibile il mondo delle Forze dell’Ordine e della Magistratura”, continua il sacerdote.

“La nostra funzione di mediazione – aggiunge D’Urso - tra le vittime e le forze dell’ordine ci fa cogliere il pericolo di vita delle persone. Si rende necessaria una strada istituzionale di protezione che incoraggi ulteriormente la collaborazione delle vittime. Ci uniamo pertanto all’appello di Don Ciotti di Libera- conclude Mons. D’Urso- affinché il legislatore in tempi brevi individui una terza via per le donne che si impegnano nella lotta contro le mafie”.

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