Un grande applauso ha salutato l’uscita delle due bare dal Duomo di Milano. Erano quelle del giudice Fernando Ciampi e dell’avvocato Lorenzo Claris Appiani, uccisi nel Tribunale di Milano. Per loro funerali di Stato celebrati dal cardinale Angelo Scola, alla presenza delle massime autorità della Repubblica, guidate dal Capo dello Stato Sergio Mattarella. Non c’era il feretro di Giorgio Erba i cui familiari hanno scelto di celebrare le esequie nel Duomo di Monza.

“Cosa dice a noi milanesi questo tragico morire?”, si è chiesto l’arcivescovo ambrosiano nell’omelia. “Da queste morti deve nascere una maggior responsabilità di educazione civica, morale, religiosa, instancabilmente perseguita da tutte le agenzie educative, dalla famiglia, alla scuola fino alle Istituzioni – una risposta -. Non lasciamo che sulle figure di questi nostri cari si stenda la coltre soffocante dell’oblìo. Mantenere desta la loro memoria è garanzia di fecondità”.

D’altronde, “possiamo fermarci alla comprensibile paura, alla giusta elaborazione di più rigorosi sistemi di sicurezza, a dialettiche, talora strumentali, tra le parti? Se la morte chiede di essere abbracciata dall’amore non abbiamo forse bisogno di fare di questo amore una sorgente di amicizia civica, un incisivo criterio di edificazione di Milano e delle terre lombarde in profonda trasformazione?”, altre domande provocatorie.

“Non è questo un compito da riservare solo a quanti hanno responsabilità istituzionali- ha aggiunto il Porporato -. È qualche cosa che, come ci insegnano, in addolorata dignità, i familiari delle vittime, deve cominciare dal profondo di ogni uomo e di ogni donna della nostra metropoli”.

Il cardinale Scola ha avuto anche parole per l’assassino: “Le vittime innocenti di questo sciagurato pluriomicida ci chiedono almeno di pregare perché Claudio Giardiello, attraverso la giusta pena espiatoria, prenda consapevolezza del terribile male che ha compiuto fino a chiederne perdono a Dio e agli uomini che ha così brutalmente colpito”.