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Germania, giovedì da Francoforte al via il "cammino sinodale" della Chiesa cattolica

Le dichiarazione del presidente dei vescovi e di alcuni confratelli

La cattedrale di Francoforte |  | pd La cattedrale di Francoforte | | pd

Alla vigilia dell’inizio ufficiale del cammino sinodale - deciso dalla Conferenza Episcopale Tedesca (CET) per dare una risposta alla crisi di credibilità della Chiesa, dopo la pubblicazione di uno studio sugli abusi sessuali di minori da parte di religiosi nelle diocesi della Germania – il presidente dei vescovi tedeschi, cardinale Reinhard Marx, mette in guardia da aspettative eccessive e da soluzioni sbrigative.

"Non ci si può aspettare che qui in Germania, in soli due anni, troviamo le risposte a questioni teologiche discusse da generazioni e generazioni. La storia della Chiesa è piena di eventi per i quali non si è trovata nessuna soluzione, se non dopo 20, 30 o 100 anni", ha detto il porporato in una intervista con il giornale della sua arcidiocesi, Die Münchner Kirchenzeitung.

A marzo dello scorso anno, la CET riunita in assemblea plenaria a Lingen, nella diocesi di Osnabrück, annunciò l´inizio di un «cammino sinodale» che avrebbe affrontato temi come l´abuso di potere nella Chiesa, la morale sessuale, il celibato e il ruolo delle donne nelle istituzioni ecclesiastiche. Nei mesi a seguire, l´annuncio riempì di entusiasmo i vescovi tedeschi più “liberali”, lieti di intraprendere un cammino di riforma nella Chiesa di Germania, e di preoccupazione quelli più “tradizionalisti”, decisamente poco convinti che una Chiesa locale possa arrogarsi il diritto di affrontare in un sinodo temi di pertinenza della Chiesa universale.

L´attesa è giunta a termine, poiché, da giovedì 30 gennaio fino a sabato 1 febbraio, nel duomo di San Bartolomeo a Francoforte, si terrà la prima assemblea plenaria del cammino sinodale, cui parteciperanno 230 delegati e che durerà almeno due anni.

"Dobbiamo riconoscere il necessario e il possibile e poi agire di conseguenza. Non possiamo tergiversare e minimizzare la situazione. Il cammino sinodale non deve concludersi con un nulla di fatto, ma portare possibilmente a risultati o voti chiari. E se un terzo dei vescovi voterà a favore di decisioni che qui in Germania potrebbero mettere a posto le cose, allora le adotteremo".

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Il ruolo delle donne nei processi decisionali della Chiesa, per esempio. "Non posso immaginarmi un futuro – ha proseguito Marx nell´intervista - dove 200 uomini partecipano ad un sinodo e, da soli, decidono del destino della Chiesa. Questo non va bene. Perché il cammino sinodale non dovrebbe avanzare una proposta secondo la quale nei sinodi universali o locali si dovrebbe dare più spazio a laici e donne, e non solo come consulenti, ma come votanti? Vogliamo in futuro conferenze episcopali dove non siano presenti né laici né donne? Noi non vogliamo discutere del futuro della Chiesa in circoli chiusi".

Il senso del celibato, altro esempio. Su questo tema il cardinale Marx si augura "un clima in cui si possa riflettere apertamente su cosa fare, in modo da far di nuovo rifulgere la figura del sacerdote, così danneggiata dagli autori degli abusi sessuali. Il celibato – ha proseguito Marx – non consiste nel fatto che un prete viva da solo in una grande parrocchia. Questa forma di vita va innestata in uno stare insieme sociale e sviluppare una cultura di vita. Ne va del senso stesso della vocazione e non solo della rinuncia alla sessualità. Sarebbe molto triste se si trattasse solo di sopprimere il celibato. Io non voglio assolutamente sopprimerlo!".

Rassicurazioni del presidente della CET a parte, i vescovi tedeschi continuano a nutrire aspettative, nei confronti del cammino sinodale, di segno polarmente opposto.

Il vescovo di Ratisbona, monsignor Rudolf Voderholzer, in occasione della messa solenne per il suo settimo anniversario della sua ordinazione episcopale, ha ammonito rispetto al pericolo di un indebolimento della tradizione cattolica: «In comunità dove non ci sono “ostacoli”, così tanto messi in discussione oggi, come il celibato o altre regolamentazioni, la fede non fiorisce affatto».

Monsignor Wolfgang Ipolt, vescovo di Görlitz, ha messo in guardia da false aspettative rispetto al sinodo. "In questa fase di pianificazione del cammino sinodale – ha detto il vescovo Ipolt - ci si potrebbe fare l´idea che si voglia creare in molte questioni una “via particolare”, tutta tedesca. Un sinodo o un cammino sinodale non è un parlamento dove si mettono a votazione le verità di fede".

Il suo “fratello nell´episcopato”, monsignor Heinrich Timmerevers, vescovo di Dresda-Meißen, ha invitato invece i cattolici della sua diocesi alla partecipazione alle discussioni del sinodo. In una lettera pastorale alla sua diocesi, il vescovo di Dresda ha «detto di sostenere espressamente il cammino sinodale». La «grossa fatica», che aspetterebbe ai delegati impegnati nel cammino sinodale, è quella di cimentarsi con la domanda: «Cosa ci dice oggi Dio?».

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Come il collega di Görlitz, anche monsignor Gregor Maria Hanke, vescovo di Eichstätt, teme che si imbocchi una «via particolare tedesca». Ricevendo il consiglio diocesano, all´inizio dell´anno pastorale, monsignor Hanke ha ricordato la lettera mandata lo scorso anno da Papa Francesco alla «Chiesa pellegrina di Germania», una lettera che secondo il presule, monaco benedettino, sarebbe «rimasta senza seguito». Il Papa avrebbe ammonito "a non percorrere in solitaria un cammino che perda di vista la comunità ecclesiale universale"

Germania, giovedì da Francoforte

al via il «cammino sinodale» della Chiesa tedesca

. Secondo Hanke, le preoccupazioni di Papa Francesco sarebbero giustificate, dal momento che dal cammino sinodale "si richiedono cambiamenti che non hanno nulla a che fare con l´intenzione originaria di dare una risposta al problema degli abusi".