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Gregoriana, un diploma in giurisprudenza penale con un occhio ai crimini economici

140 ore di corso annuale per approfondire e mettere in pratica i vari aspetti della giurisprudenza penale, in tutti i campi. Parla padre Astigueta, coordinatore del diploma

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C’è anche una parte dedicata ai delitti economici, nel programma del Diploma di Giurisprudenza Penale lanciato quest’anno dalla Pontificia Università Gregoriana di Roma. Un anno di studi, 140 ore di corsi tra monografici e seminari, e una vasta area di competenze, per comprendere il diritto penale nella Chiesa, ma anche per comprendere come istruire un processo, anche su temi spinosi come i delitti contro l’unità della Chiesa, gli abusi sui minori, la dimissione allo stato clericale.

Ne parla con ACI Stampa padre Damian Guillermo Astigueta, coordinatore del Diploma.

Padre Astigueta, perché c’era bisogno di un diploma di questo tipo?

Ci siamo resi conto che, per mettere in pratica il diritto penale, non bastava né la formazione data da una licenza di dottorato, e nemmeno l’esperienza che si faceva nei tribunali matrimoniali. Era piuttosto richiesta una maniera diversa di pensare. Abbiamo notato che c’era una difficoltà a comprendere il diritto sostanziale e procedurale. Per questo abbiamo pensato di proporre un cammino di preparazione che si confronta con i processi concreti, in maniera tale da trasmettere una esperienza.

In che modo trasmettete una esperienza?

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Il metodo non è nuovo, ma lo abbiamo adattato alla giurisprudenza penale. Ci sono due tipi di corsi. I corsi teorici, che rivedono e studiano in maniera approfondita la teoria. E poi i corsi pratici, che richiedono agli studenti di stabilire una specie di “gioco di ruolo”, definendo un processo, decidendo ciascuno i ruoli che hanno all’interno del procedimento, guidati da un professore. Vogliamo così proporre una metodologia pratica, in modo da affrontare i problemi in maniera realistica.

C’è anche un corso sui delitti economici. Perché era necessario?

Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una serie di problemi di tipo nuovo da affrontare. I problemi economici non sono mai nuovi. Negli ultimi 30-40 anni, la Chiesa ha acquisito una nuova coscienza, decidendo anche di appoggiare la comunità internazionale su temi come il riciclaggio, gli investimenti fatti in imprese che non sono lecite. Allo stesso tempo, si è assistito a volte ad una mala gestione dei beni della Chiesa, una inoperatività che deriva anche dalla non conoscenza delle leggi. Le leggi ci sono, manca la formazione per gestirle bene. L’idea del corso è mostrare i punti di forza e le debolezze, di mostrare dove il canonista deve arrivare e dove deve cominciare l’azione di chi è esperto in economia per lasciarsi aiutare. Vogliamo preparare gli studenti ad affrontare questo tipo di problemi,.

Sarà anche questo un corso pratico?

Sarà più un corso denso, monografico, piuttosto teorico, che aiuterà i canonisti a confrontarsi con questo mondo, vedere gli esempi dei problemi suscitati dai casi, vedere quali sono i punti giuridici principali.

Il diploma prevede anche dei corsi sui delitti contro i minori. Quanto ci vuole per adeguarsi alle nuove norme – penso, ad esempio, alla Vos Estis Lux Mundi di Papa Francesco?

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Ogni nuova legge suppone uno sforzo per adeguarsi alle nuove direttive. Noi cerchiamo di approcciarci alle nuove norme guardando alla persona umana, prima di tutto. Per questo abbiamo un corso monografico per la formazione nell’ambito psicologico, in modo che i canonisti siano in grado di vedere anche gli aspetti umani della vittima e del delinquente, per comprendere in che mondo si muovono. Ma ci saranno anche seminari in cui dovranno confrontarsi con pedofilia e pedopornografia, tornando alle leggi come queste vanno applicate concretamente.

Quali sono i problemi nell’applicazione?

La nuova legge parla di persone vulnerabili, ma noi dobbiamo definire a quale vulnerabilità si definisce la legge, e in che modo questa vulnerabilità ha a che vedere con le diverse giurisdizioni della Chiesa. Il diritto, in fondo, è una scienza pratica. Tutti pensano che basti capire la legge, ma la legge la devi comprendere nel concreto, nella sua applicazione.

E quali sono le maggiori difficoltà nei processi per abusi?

Uno dei lavori più importante è quello di mantenere la testa fredda, di distinguere le cose. Quando un vescovo, un superiore, si trova di fronte ad un caso di abusi o molestie, il primo pensiero è rivolto all’eventuale scandalo. Eppure, la persona che viene accusata continua ad essere una persona con dei diritti, e il primo di questi diritti è il diritto alla buona fama,

Quale è l’obiettivo finale del corso?

Cerchiamo di trasmettere una forma mentis, un modo di approcciarsi a questi problemi, un modo per cui, quando le norme si applicano bene, allora tutta la comunità ne guadagna. Le norme non solo prevedono tanti ambiti di discrezionalità, ma hanno a cuore il fatto che la persona non vada distrutta. Ogni sentenza dovrebbe tener conto di questo. È evidente che il problema degli abusi è così drammatico che alcune risposte sono state anche molto severe, in alcuni casi, e a volte questa severità era giusta. Ma oggi ci si trova spesso a denunce per delitti avvenuti decenni fa, spesso meno scandalosi di come vengono raccontati. Ci vuole un giusto equilibrio.