Negli ultimi mesi abbiamo notato con dolore, come questa grande opera, costruita con la grazia di Dio da Giovanni Paolo II, possa perdere la propria identità, e, di conseguenza, non riuscire a compiere la missione della sua chiamata”.
Inoltre nella lettera si legge: “Non comprendiamo il licenziamento dall’Istituto di così eminenti professori, come Jose Noriega Bastos, Livio Melina, Maria Luisa Di Pietro, Stanislaw Grygiel, Monika Grygiel, Przemyslaw Kwiatkowski e Vittorina Marini. Persone che hanno dedicato la propria esistenza ad attività così nobili e importanti, sono state trattate secondo la cultura dell’esclusione sociale.
Ci mette in allerta inoltre la variazione degli statuti dell’ Istituto menzionato e la modifica del concetto della sua attività”.
C’è poi un ricordo speciale che è per i vescovi ucraini cattolici simbolico e significativo, "che fa luce sul valore dell’Istituto”. É la data di inizio della sua missione: “13 maggio 1981. L’attentato al Santo Padre non consentì l’avvio della sua attività. Riteniamo che, come allora la Beata Vergine Maria ha vinto l’attacco del male, anche in questa occasione in cui – come ha riportato Suor Lucia di Fatima – il “campo di battaglia decisivo” della lotta contro il male è rappresentato dal matrimonio e dalla famiglia, la Chiesa sperimenterà la vittoria, anche in questa specifica dimensione ovvero nell'attività dell'Istituto secondo l'identità designata da S. Giovanni Paolo II”.
E la lettera si conclude: “Chiediamo e ci affidiamo al Vostro concreto intervento. Crediamo che l'Istituto sia un grande dono per la Chiesa e contribuirà a rafforzare, a santificare e a far crescere spiritualmente migliaia di famiglie.”
La lettera è stata scritta su iniziativa della Commissione per la pastorale familiare e inviata anche ai Presidenti della Commissione per gli affari familiari presso gli Episcopati d’Europa.
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