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Il Beato Francesco da Siena, una vita di carità e preghiera

Religioso servita, verrà beatificato da Benedetto XIV nel 1743

Il Beato Francesco da Siena |  | Catalogo generale dei Beni Culturali Il Beato Francesco da Siena | | Catalogo generale dei Beni Culturali

Entrando nella chiesa di San Clemente dei Servi a Siena, presso l’altare di destra accanto al presbiterio è possibile pregare davanti al corpo del beato Francesco. 

Raccontare la vita di quest’uomo è rifarsi ad un periodo ormai perduto: il Milletrecento. 

All’epoca la città di Siena viveva un momento di grande crescita culturale ed economica. In questo contesto ed in questa città visse la propria esistenza il futuro beato. 

Sulla vita del religioso si possiedono diverse fonti agiografiche, ma la più importante è quella scritta probabilmente da frate Cristoforo da Parma che conobbe il Servo di Maria e visse con lui: la Legenda del beato Francesco da Siena. 

L’autore, priore provinciale e consigliere del generale fra Pietro da Todi, fu amico e confessore di colui del quale ne racconta gli episodi salienti del vivere.  

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Il testo è stato scritto introno al 1330, due anni dopo la morte di Francesco, e menziona moltissimi episodi e miracoli attribuiti all’intercessione del presbitero, e di quella vita che fu preghiera ed amore alla Vergine. 

Francesco Patrizi, questo il nome prima di mutarlo in quello che conosciamo, nasce a Siena nel 1266. La famiglia alla quale appartiene è della buona borghesia toscana. 

Il ragazzo, fin da piccolo, è devotissimo alla Madonna e sente il desiderio di consacrarsi a Lei. Infiammato dalla predicazione del domenicano Ambrogio da Siena, sperimenta la gioia di dedicare la propria vita a Dio, ma la madre, rimasta vedova e non vedente, ha bisogno di cure ed il giovane resta con lei. 

Quante volte in quegli anni Francesco avrà meditato il vangelo vivendo come laico il proprio quotidiano? Bellissimo esempio di oblazione e dedizione al prossimo.   

Un giovane attento alla propria spiritualità ed alle necessità del prossimo e dei tanti che soccorre con le elemosine e la costante preghiera. 

A ventidue anni libero da tutto, entra nel convento dei servi di Maria a Siena. In questo luogo incontra il beato Gioacchino da Siena e San Pellegrino da Forli. 

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L’ordine dei Servi di Maria ha da poco ottenuto il permesso di accogliere altri candidati alla vita religiosa e vive il servizio alla Madre di Dio come contenuto principale della propria spiritualità. 

Compiuto il noviziato ed effettuati gli studi teologici, tre anni dopo è ordinato sacerdote. È il 1291. 

Nella citata fonte si legge che ”l’uomo di Dio girava continuamente per la città e a tutti rivolgeva senza stancarsi esortazioni salutari. Fu mediatore di pace nelle liti e nelle discordie, amorevolissimo consolatore di chi era schiacciato da disgrazie, così che appena si inseriva come paciere o mediatore tra le parti, queste riuscivano a raggiungere il bene della concordia”. 

Testimone di Cristo e di pace, l’esistenza fu una testimonianza viva ed efficace del vangelo. Ricolmo di molte virtù aveva il dono del consiglio e della predizione.  

Religioso zelante e gioioso il suo incontro cambia i cuori e rende tutto più semplice.  

Vivendo una grandissima carità non esita a dare quanto possiede ai poveri ed a confortare le persone che si trovano in un momento di difficoltà spirituale o materiale. 

In un testamento del 1309 si trova un lascito fatto in favore del convento di Siena e come esecutore testamentario il futuro beato che con quella somma aiutò diverse persone in difficoltà. 

Grande confessore, molti si recano da lui per ricominciare una nuova vita all’insegna delle Beatitudini predicate da Cristo. 

Vive un’esistenza povera e di grande preghiera che inizia nella propria cella davanti all’altarino che possiede, e termina con il finire della giornata. 

Sentendo arrivare il termine dei propri giorni, per rispettare il ministero ricevuto, prima di recarsi a  predicare in un paese vicino chiede al superiore la benedizione. Leggiamonella Legenda: ”tutte le volte che il servo di Dio Francesco doveva andare fuori le mura della città, per predicare o per qualunque altra necessità, non partiva se non dopo aver chiesto in ginocchio la benedizione al superiore e preso dalle sue mani il bastone di viaggio. E quando il compagno gli diceva talvolta che non era necessario dare sempre un segno di così grande rispetto, rispondeva: «Conosciamo, o carissimo, il nostro partire, ma non sappiamo in che modo e quando il Signore abbia disposto il nostro ritorno. Ogni giorno quindi è da disporre come se fosse l’ultimo”. 

Spira il 26 maggio 1328 all’età di sessantadue anni, nei primi vespri della solennità dell’Ascensione. 

Papa Benedetto XIV ne ufficializzerà il culto nel 1743. 

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