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Il " Boccone del povero" e il beato Giacomo Cusmano

La distribuzione del "boccone" nella cappella delle Suore serve dei poveri  |  | www.cusmano.org
La distribuzione del "boccone" nella cappella delle Suore serve dei poveri | | www.cusmano.org
La distribuzione del "boccone" a Termini Imerese |  | www.cusmano.org
La distribuzione del "boccone" a Termini Imerese | | www.cusmano.org

Giorni di festa per la Chiesa palermitana che si stringe attorno al Beato Giacomo Cusmano, fondatore del Boccone del Povero. Sono trascorsi 150 anni dalla sua fondazione, raggiungendo traguardi insperati verso la cura degli emarginati e reietti della società.

La famiglia cusmaniana oggi è una consolidata realtà – non solo in Italia –  che tra le sue file annovera suore e sacerdoti impegnati in diversi continenti per aiutare i più bisognosi. Messico, Stati Uniti, Brasile, India, Filippine, Uganda, Camerun, Congo e Romania sono alcune delle nazioni in cui l’Opera benefica è ben radicata. Una capillare attività territoriale che coinvolge migliaia di volontari, ex allievi delle strutture scolastiche gestite dai cusmaniani e i membri dell’Associazione Giacomo Cusmano Italia Onlus. Gli ideali perseguiti sono gli stessi che hanno “folgorato” il Sacerdote palermitano nella seconda metà dell’Ottocento.

Era il 1867 quando Giacomo Cusmano a casa dell’amico Michele De Franchis, constatò con i propri occhi quanto grande possa essere il valore dei piccoli gesti. Ospite alla mensa familiare, osservò che ogni commensale metteva da parte – in un piatto comune al centro del tavolo – un boccone del proprio cibo per nutrire i più indigenti. Da qui l’intuizione: se almeno la metà dei palermitani avesse fatto lo stesso, circa 7000 poveri potevano essere sfamati quotidianamente. 

È per tale motivo che, in occasione del 150° Anniversario dalla fondazione, si festeggia il Giubileo Cusmaniano, evento promosso dalla Diocesi di Palermo, che coinvolge tutti i fedeli. Con la celebrazione Eucaristica del 21 Febbraio, l’arcivescovo mons. Corrado Lorefice, ha ufficialmente aperto il Giubileo alla presenza del sindaco di Palermo, Leoluca Orlando.

Prima della funzione liturgica, tutti i missionari – Servi e Serve dei poveri – e l’Associazione Giacomo Cusmano,  hanno condotto in processione le spoglie mortali del Beato, che dalle vie della città si è conclusa in Cattedrale. A seguire, le reliquie osserveranno un itinerario tra le Parrocchie del capoluogo siciliano, per consentire alla popolazione di rendere omaggio ad un uomo fuori dall’ordinario.

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Come spesso si ricordare, la parola d’ordine di Padre Cusmano era: “Beato l’uomo che comprende le afflizioni dei poveri, e si adopera per consolarli”. È con tale spirito d’altruismo che un piccolo ente caritativo è diventato una struttura in grado di supportare una numerosa famiglia di laici e religiosi impegnati nelle “case cusmaniane”.

Padre Salvatore Russo, superiore generale dei missionari dei poveri in occasione dell’apertura del Giubileo dichiara: “È un giorno importante per domandarsi come viviamo la nostra identità di servi dei poveri, e vale sia per i religiosi che per i laici. Noi andiamo incontro agli altri nella semplicità e nella concretezza allo stesso tempo. Non è semplice – continua il Religioso – ma la misericordia del Signore ci sostiene. E poi con la fiducia, l’impegno, la buona volontà e lo spirito di sacrificio tutto si può realizzare”.

Un secolo e mezzo al servizio dei più bisognosi, di tutti coloro i quali non hanno il necessario per poter mangiare con regolarità. Una vita precaria, al di sotto della soglia di povertà, in cui le aspettative per il futuro non sono floride. Grazie all’intermediazione del Boccone del Povero, i diseredati e vittime delle incoerenze della società sono tutelati almeno per ciò che concerne i bisogni di prima necessità.

Nel discorso pronunciato da Giovanni Paolo II, il 30 ottobre del 1983, durante la celebrazione di beatificazione di Giacomo Cusmano si legge: “Questo magnifico Servo dei Poveri che per sanare le piaghe della povertà e della miseria che affliggevano tanta parte della popolazione a causa di ricorrenti carestie ed epidemie, ma anche di una sperequazione sociale, scelse la via della carità: amore di Dio che si traduce nell'amore effettivo verso i fratelli e nel dono di sé ai più bisognosi e sofferenti in un servizio spinto sino al sacrificio eroico”.