"La speranza della vita eterna è ciò che rende bella, o almeno accettabile, anche la vita presente. Tutti, in questa vita, abbiamo la nostra parte di croce. Ma una cosa è soffrire senza sapere a che scopo, e un’altra soffrire sapendo che le sofferenze del tempo presente non sono paragonabili alla gloria futura". Lo ha detto il Predicatore della Casa Pontificia, il Cardinale Raniero Cantalamessa, in occasione della Seconda Predica di Avvento tenuta in Aula Paolo VI alla presenza del Papa.

"Uno dei fattori determinanti del rapido diffondersi della fede, nei primordi del Cristianesimo, fu l’annuncio cristiano di una vita dopo la morte infinitamente più piena e più gioiosa di quella terrena: oggi abbiamo bisogno di una rigenerazione della speranza se vogliamo intraprendere una nuova evangelizzazione. Gli uomini vanno là dove si respira aria di speranza e fuggono dove non ne avvertono la presenza. Dà il coraggio ai giovani di formarsi una famiglia o di seguire una vocazione religiosa e sacerdotale, li tiene lontani dalla droga e da altri simili cedimenti alla disperazione".

"La speranza - ha concluso il porporato francescano - è di aiuto nel cammino personale di santificazione. Essa diviene, in chi la esercita, il principio del progresso spirituale. Permette di scoprire sempre nuove possibilità di bene, sempre qualcosa che si può fare. Non lascia che ci si adagi nella tiepidezza e nell’accidia. E anche quando la situazione dovesse diventare dura all’estremo e tale da sembrare che non c’è proprio più nulla da fare, ecco che la speranza addita ancora un compito: sopportare fino alla fine e non perdere la pazienza, unendoti a Cristo sulla croce. Il Natale può essere l’occasione per un sussulto di speranza".