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Il Cardinale Dziwisz ricorda l'attentato a San Giovanni Paolo II

Lo storico segretario di Giovanni Paolo II: il Papa era scomodo, chiedeva il rispetto dei diritti umani

Il Cardinale Dziwisz |  | Mazur/episkopat.pl Il Cardinale Dziwisz | | Mazur/episkopat.pl

L'attentato a San Giovanni Paolo II è stato una conseguenza del suo fermo atteggiamento nel chiedere il rispetto dei diritti di ogni essere umano, in particolare per quanto riguarda l’asservimento al totalitarismo. A quel tempo un tale papa era scomodo per molti, ha sottolineato il Card. Stanislaw Dziwisz nel 40.mo anniversario dell’attentato.

Il Card. Dziwisz ha affermato che San Giovanni Paolo II fin dall'inizio del suo pontificato ha fatto fermamente appello in favore delle persone perseguitate, represse e delle società asservite dal totalitarismo.

"Egli stesso proveniva dalla Polonia, un paese che nel XX secolo ha sperimentato le atrocità del nazismo e del comunismo. Capiva perfettamente quale danno arreca la violenza totalitaria utilizzata dai governi contro i singoli cittadini e le intere società. Da qui il suo fermo atteggiamento nel richiedere il rispetto dei diritti e della dignità di ogni persona. Ha pagato un prezzo elevato per questo, ma l'attentato non è riuscito a interrompere la sua missione", ha dichiarato ancora il segretario di lunga data di San Giovanni Paolo II.

I momenti dopo l'attentato – ha aggiunto – sono stati molto drammatici, la vita del papa, che soffriva a causa della ferita, è stata seriamente minacciata. "Sorreggendo il Santo Padre che scivolava e sanguinava, ero sotto shock, ma sapevo che dovevamo agire per salvargli la vita. San Giovanni Paolo II, nonostante il dolore, aveva mantenuto la calma, si era affidato a Dio e a Maria, e già sulla strada verso l’ospedale, perdendo conoscenza, mi disse che perdonava gli attentatori", ricorda il Card. Dziwisz.

Sottolinea inoltre che, dopo la convalescenza San Giovanni Paolo II, nonostante le misure di sicurezza messe in atto, non si è sottratto agli incontri con le persone, ai pellegrini stranieri e ha continuato a proclamare il suo messaggio con coraggio. "Ha più volte detto che deve la salvezza della sua vita a Maria. Ha visitato l'attentatore in prigione e gli ha parlato per un momento. I nemici del Papa non sono riusciti a fermarlo con la violenza, aveva una missione affidatagli da Dio, che ha continuato fino alla fine", ha affermato infine il Card. Dziwisz.

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