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Il nuovo vescovo di Hong Kong e l’ambizioso progetto di una università cattolica

Il vescovo- eletto Stephen Chow era nel gruppo ristretto responsabile del progetto di una università della Compagnia del Gesù nel territorio di Hong Kong

Cattedrale di Hong Kong | La cattedrale dell'Immacolata Concezione a Hong Kong | Wikimedia Commons Cattedrale di Hong Kong | La cattedrale dell'Immacolata Concezione a Hong Kong | Wikimedia Commons

C’è un aspetto, nel profilo del nuovo vescovo di Hong Kong Stephen Chow, che potrebbe essere decisivo: non solo il provinciale della Provincia di Cina dei Gesuiti ha dedicato tutta la sua vita alla formazione, ma è stato anche parte di un gruppo ristretto che aveva il progetto di fondare una università cattolica ad Hong Kong. Un progetto ambizioso, naufragato nel 2015, dopo che erano stati raccolti 2 miliardi di dollari di Hong Kong (circa 210,6 milioni di euro) per realizzarlo. Un progetto che non si poté fare per l’opposizione del governo rappresentato dal C.Y. Leung, che fu a capo del territorio dal 2012 al 2017 e che negò la concessione promessa, cambiando le carte in tavola.

A raccontare l’aneddoto è stato il missionario Gianni Criveller, che ha speso una vita nella Grande Cina, e che ha salutato con favore l’arrivo di un vescovo ad Hong Kong dopo due anni e mezzo di vacanza iniziata con la morte del precedente vescovo Cheung.

Chow – ha scritto Criveller – “era nel gruppo ristretto responsabile dell’implementazione del progetto di una università della Compagnia di Gesù nel territorio di Hong Kong. Un progetto ambizioso e importante, che avrebbe finalmente portato una Università Cattolica nella città”.

Aggiunge Padre Criveller: “Purtroppo, nonostante l’impegno fattivo della Compagnia di Gesù e dell’allora padre generale Adolfo Nicolas, il governo di Hong Kong, passato nelle mani del filo-comunista C. Y. Leung, cambiò le carte in tavola, negando la concessione promessa (a Queen’s Hill, a Fanling, vicino il confine tra Hong Kong e il Continente) e destinando il terreno all’edificazione di palazzi residenziali. Fu un grave smacco per i progetti educativi della Compagnia di Gesù, per la comunità diocesana e accademica della città. Lo stesso Stephen Chow ha vissuto l’amarezza del voltafaccia dal governo. Ma questo episodio ci fa capire la grande attenzione del vescovo eletto per i temi e la libertà dell’educazione cattolica”.

Ma quale è la storia dell’Università Cattolica ad Hong Kong? L’idea venne al vescovo Francis Hsu, il primo vescovo di Hong Kong di nazionalità cinese (diocesi che guidò dal 1968 al 1973), ma solo negli anni 2000 cominciarono passi concreti per rendere quel sogno realtà.

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La Caritas aveva cercato di ricevere lo status di auto accreditamento dal governo di Hong Kong per due sue scuole, l’Istituto Caritas per l’Alta Educazione, e il Bianchi College della Caritas per la Carriera.

Con lo status ottenuto, le due scuole sarebbero diventate il college che avrebbe costituito l’Università Cattolica. Quelli sforzi sono ancora in corso.

Ma era stata la Provincia Cinese della Società di Gesù che, il 3 giugno 2011, aveva per prima annunciato che aveva chiesto al governo di Hong Kong la concessione di un tratto di terra a Fanling, dove stabilire una Università Cattolica di Arti liberali che sarebbe andata ad ospitare circa 3 mila studenti con corsi, tra gli altri, di teologia e filosofia. La Società di Gesù non aveva escluso la cooperazione con la Caritas Hong Kong, e aveva deciso che gli studenti da entrambe le scuole avrebbero potuto fare corsi nelle istituzioni dell’altro.

Ma i piani della Società di Gesù fallirono, e il progetto fu cancellato nel 2015. Il vescovo eletto Chwo presidente del gruppo di lavoro preparatorio di cui faceva parte fece sapere che “dopo una dettagliata consultazione e considerazione, ha deciso di terminare il piano preparatorio e notificato al Dipartimento dell'Amministrazione e all'Ufficio dell'Istruzione”.

L’impossibilità del progetto era data anche dal fatto che ogni implementazione era resa molto difficile dal governo di Cina, che chiedeva 40 milioni di dollari come tassa di avvio.

Quel progetto ambizioso potrebbe tornare di attualità con il nuovo vescovo. Il quale, nella conferenza stampa convocata a seguito della nomina, ha voluto sottolineare che “i giovani sono una componente importante”, che “non c’è bisogno di essere d’accordo con loro, ma dobbiamo comprenderli e sentire con loro”.

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Sarà dunque l’educazione la linea del nuovo vescovo?