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Il Papa nel carcere che lavora con il "suo" ospedale

Carcere di Rebibbia |  | Dalla pagina di Facebook Carcere di Rebibbia | | Dalla pagina di Facebook "Carcere di Rebibbia"

È dall’11 marzo che un detenuto di Rebibbia in libertà vigilata ogni mattina varca i cancelli della Casa Circondariale, viene trasportato in una delle sede del Bambino Gesù e lì lavora tutto il giorno come centralinista. È l’ultimo passo di
una collaborazione per il reinserimento in società dei detenuti che il Bambino Gesù ha avviato a partire dal 2009. E c’è anche questa speciale collaborazione tra l’ospedale del Papa e il carcere più affollato di Roma a rendere speciale la
visita di Papa Francesco nel carcere, il prossimo Giovedì Santo.

 C’erano stati già Benedetto XVI (che aveva raccontato ai carcerati come spesso lui parlasse di loro con le Memores della sua casa) e Giovanni Paolo II, ma è per la  prima volta che un Papa sarà a Rebibbia il Giovedì Santo, per lavare i piedi ai detenuti nella Messa in Coena Domini. Una tradizione, per Papa Francesco, che si recava in carceri e case per gli anziani per il Giovedì Santo già da quando era arcivescovo di Buenos Aires.

La Casa Circondariale di Rebibbia ha bisogno particolare di conforto. Ci sarebbe spazio per 1200 carcerati, ma dentro quelle mura sono stipati in quasi 1800, divisi in 14 sezioni. Un grande impegno per la re-inclusione in società dei
detenuti lo ha fatto proprio l’ospedale del Papa.

L’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e i vertici di Rebibbia hanno incominciato a pensare insieme a un modello di re-inclusione per i detenuti a Febbraio 2011. Il 18 luglio del 2011 è stato firmato un accordo perché alcuni carcerati di Rebibbia potessero collaborare con il Centro Unico di Prenotazione dell’ospedale.

Una scelta aiutata dal fatto che il Centro non deve essere inserito nell’ospedale, ma può essere operato anche da remoto. E così alcuni detenuti scelti per lavorare nel call center sono stati addestrati dal personale del Bambino Gesù, e quattro di loro sono stati scelti per integrare i ranghi del CUP del Bambino Gesù.

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I quattro detenuti hanno cominciato a lavorare nel call center a partire dal 6 settembre del 2011. Attualmente sono in 7 a lavorare nel CUp del Bambino Gesù. Ma è dall’11 marzo che la collaborazione ha raggiunto un passo successivo, quando per la prima volta un detenuto in libertà vigilata ha varcato i cancelli della prigione per integrare i ranghi dei dipendenti del CUP direttamente in una delle sedi del Bambino Gesù.

È così che il Bambino Gesù porta avanti l’impegno per i detenuti, le persone che più di tutte sono a rischio di esclusione sociale.