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Il Papa e il rabbino. Lo “studioso del millennio” da Papa Francesco

Il rabbino Adin Steinsaltz | Il rabbino Adin Steinsaltz, lo Il rabbino Adin Steinsaltz | Il rabbino Adin Steinsaltz, lo "studioso del millennio" | YouTube

“Lo studio del Talmud è come una psicanalisi”. Parola del rabbino Adin Even-Israel Steinsaltz, che “Time Magazine” ha eletto nel 1988 “studioso del millennio”. Oggi è stato da Papa Francesco, per una visita privata a Papa Francesco. Una visita inserita nel bollettino ufficiale della Santa Sede, che si è svolta in privato nel Palazzo Apostolico.

Raccontano fonti del mondo ebraico che è stato il Rabbino Steinsaltz a chiedere l’incontro con Papa Francesco. E Papa Francesco ha accettato di buon grado. L’incontro si è tenuto presumibilmente con l’aiuto di un interprete: il Rabbino Steinsaltz non parla italiano, né Papa Francesco parla l’inglese.

Ma chi è Adin Steinsaltz? Nato nel 1937 a Gerusalemme in una famiglia fortemente secolarizzata, Steinsaltz ha una educazione universitaria prettamente scientifica (matematica, fisica e chimica) cui accompagna gli studi rabbinici. A 23 anni, è il più giovane preside israeliano, dopo aver fondato una comunità neo-hassidica nel deserto del Negev.

Comincia il suo monumentale lavoro sul Talmud nel 1965, con la fondazione dell’Israel Institute for Talmudic Publications. Comincia con la traduzione dal Talmud dall’aramaico, che completa nell’edizione ebraica nel 2010. La sua edizione del Talmud è una delle più usate, nonostante sia stata anche criticata, per esempio dal rabbino Jacob Neusner.

L’edizione ha però il merito di aver consentito lo studio del Talmud anche al di fuori della tradizionale yeshiva. L’ultimo passo di questo grande sforzo di traduzione è l’edizione del Talmud di Babilonia in lingua italiana, che si propone come un metodo di discussione contro i fondamentalismi.

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L’incontro con Papa Francesco si inserisce nel contesto dei rapporti ebraico-cristiani che, dai tempi della Nostra Aetate, sono sempre stati più sviluppati. Se Giovanni Paolo II doveva all’amicizia con Jerzy Kluger l’interesse per i “fratelli maggiori” (un concetto che esprime le radici comuni di ebraismo e cristianesimo), se Benedetto XVI da sempre aveva guardato alle radici del cristianesimo attraverso l’ebraismo ed amava discutere con il mondo ebraico anche da un punto di vista teologico (prova ne è il rapporto con il rabbino Jacob Neusner, recentemente scomparso), Papa Francesco basa il suo rapporto con il mondo ebraico su quella “cultura dell’incontro” che è un po’ la cifra del suo pontificato.

Da un incontro è nato il suo legame con il Rabbino Abraham Skorka in Argentina, con il quale ha coronato il sogno di abbracciarsi insieme davanti il Muro del Pianto di Gerusalemme. Recentemente, Papa Francesco ha incontrato anche i membri del World Jewish Congress (lo scorso 26 settembre), e il discorso si è concentrato su migrazioni e Medio Oriente.

Logico pensare che invece il dialogo con il rabbino Steinsaltz si sia concentrato su questioni di più ampio respiro, per esempio sul modo in cui due religioni sorelle possano contribuire insieme, nel dialogo, alla costruzione del bene comune. Forse anche nella possibilità di una discussione teologica, anche perché lo stesso Papa Francesco aveva accennato alla necessità di approfondire la “dimensione teologica del dialogo ebraico-cattolico” nel suo discorso nella Sinagoga di Roma il 17 gennaio 2016.

Su come questa riflessione teologica dovesse avere luogo, aveva detto la sua anche il rabbino capo della Comunità Ebrea di Roma, Riccardo di Segni “Io - aveva detto in una intervista ad ACI Stampa - ho sempre sostenuto la necessità di una riflessione ebraica anche dal punto di vista teologico sui nostri rapporti con il cristianesimo. Ma i modi in cui queste riflessioni si sviluppano nell’Ebraismo sono differenti dal modo in cui si sviluppano in un organismo, come la Chiesa, che ha un grande apparato dottrinale, una gerarchia e un capo che può organizzare queste cose.”.