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Il servo di Dio fratel Andrea Tonda e la spiritualità agostiniana

Agostiniano scalzo, il suo vivere fu Cristo e l'ideale sacerdotale

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Sant'Agostino, in una delle sue moltissime Lettere, osserva come non esiste nulla di più lieto e fruttuoso che lodare Dio.

Il santo che, per un dono eccelso, era passato dal mondo alla Fede, con una vita di pietà e di amore, per tutto il corso della sua esistenza, renderà lode a Dio.

Dietro al suo esempio, un giovane professo agostiniano, riserverà a Dio, lo stesso culto, partendo da una diversa esperienza umana. Il suo nome è Andrea Tonda.

La vita di questo ragazzo, morto a soli 33 anni, è stata seminata di sacrifici, dolori e sofferenze, ma la sua testimonianza di vita cristiana è bella, in quanto seppur la realtà, alle volte, si è mostrata, particolarmente, difficile il suo animo ha saputo contrapporre una ferma fiducia ad un incerto quotidiano.

Nato il 10 ottobre 1913 a Trabia, un piccolo paese in provincia di Palermo, è figlio di una famiglia semplice ma di fede.

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Fin da piccolo, per una strana intuizione che si chiama vocazione, sente il desiderio di diventare sacerdote. Questo sogno, lo porterà con se nell'adolescenza e sarà la meta di tutta la sua brevissima esperienza terrena.

A quel tempo diventare presbitero comportava studi lunghi, dovendo frequentare il ginnasio, il liceo ed infine la Teologia, e la sua famiglia aveva bisogno di una mano, nel lavoro dei campi.

Il ragazzo aveva confidato al suo parroco, il desiderio, ma questo vedendo le molte difficoltà, gli consigliò di vivere da buon cristiano, servendo il Signore, come già faceva.

Andrea, per nulla scoraggiato,continua, però, ad alimentare il suo desiderio che, nel corso degli anni si trasforma in volontà e ferma risoluzione.

In paese, i suoi amici non credevano che potesse realizzare il pio desiderio, in quanto il loro amico avrebbe dovuto studiare il latino, lingua complessa, se non si studia dall'età giusta.

Però, la Provvidenza mette sulla strada del giovane, un sacerdote ed un maestro elementare che lo aiutano negli studi.

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La forza di volontà ed il suo obiettivo, sembrano, fare progressi. Al lavoro nei campi, compiuto, con tenacia e bontà, nei confronti dei genitori, accompagna il libro delle versioni latine che, presto, diviene il suo compagno di lavoro.

All'età di ventun'anni parte per Taranto, per svolgere il servizio militare. Lodato per il buon comportamento riesce a trovare il  tempo, per nutrire lo spirito, con le pratiche di pietà che da sempre avevano accompagnato il suo cammino vocazionale.

Santissima Eucarestia, Santo Rosario e Visita al SS. mo Sacramento, sono il pane quotidiano, come li definisce Andrea, per procedere nella vita ascetica.

Devotissimo alla Madonna a Lei rivolge le sue preghiere ed i suoi desideri.

Terminato il servizio di leva, si presenta per essere accolto fra i Padri cappuccini, ma purtroppo la salute non gli consente di essere ammesso nel chiostro francescano.

Conosciuta la famiglia agostiniana, sente che il suo cammino può continuare sotto la bandiera del grande vescovo.

Ammesso alla vestizione è inviato nel convento di santa Maria Nuova, presso Tivoli, dove compie l'anno di noviziato.

Durante questo periodo ha modo di studiare la Regola del Padre fondatore. Di innamorarsi della ascetica agostiniana che, partendo dall'io giunge al Dio della misericordia e della bellezza.

Agostino, dopo il suo battesimo fu rapito dalla sublime ascesa alla vita mistica, raccontando le meraviglie del Padre, che recano quella libertà che è sempre dono e poche volte conquista.

In quest'anno, fratel Andrea di San Gabriele, questo è il suo nuovo nome da religioso, è contentissimo: ha raggiunto il porto tanto atteso ed ora trovato.

Il 22 maggio 1947 emette la Professione temporanea e nel 1947 in qualità di religioso professo, fa ritorno nella sua terra.

Chi visse con fratel Andrea lo ricorda come un religioso, particolarmente, buono, obbediente e   generoso nel vivere la regolare osservanza degli insegnamenti agostiniani.

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Riprende gli studi, con lena e buona volontà. Ma se tutto procede un'appendicite degenerata in peritonite ferma il suo cammino.

La patologia ha un brutto decorso, non rimarginandosi la ferita: si teme per la vita del ragazzo. Fratel Andrea, uomo di profonda preghiera, si mostra sereno e fiducioso nelle mani di Dio.  Traspare raccoglimento ed abbandono nella mani del Padre.

Per un certo tempo, si pensa di fare ordinare il giovane, in questo momento, ma ciò non si realizzò.

Il 24 febbraio 1947, sereno, si spegne al mondo, portando nel cuore il desiderio di quel sacerdozio che, in quel giorno senza tramonto, avrà illuminato il suo futuro di santità e bellezza.

Dal 1952 è in corso il processo di canonizzazione per questo giovane, che ha dato la sua vita a Cristo e per l’ideale sacerdotale.