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In Messico, è violenza contro la Chiesa Cattolica

Un sacerdote assassinato, un tentativo di omicidio contro un arcivescovo. Il Messico è un posto dove essere cattolici sembra ancora pericoloso

Messico | bandiera del Messico | David Ramos / ACI Prensa Messico | bandiera del Messico | David Ramos / ACI Prensa

Non è basta la “Cristiada”, la mattanza di cristiani portata avanti all’inizio del secolo scorso dal governo massone e anticlericale, in un Messico dove, fino agli anni Ottanta del secolo scorso, pure vestirsi da prete era considerato reato. Oggi, c’è una nuova violenza anti-cattolica in Messico, che nell’ultima settimana si è concretizzata con l’assassinio di un sacerdote e il tentativo di omicidio di un vescovo.

Il sacerdote è Javier Garcia Villafane, assassinato lo scorso 22 maggio a bordo di una automobile mentre percorreva l’autostrada Cuitzeo-Huandacareo. Il 24 maggio, l’arcivescovo Faustino Amendáriz di Durango ha subito un tentativo di omicidio nella sacrestia della cattedrale, al termine della celebrazione della Messa. Nelle ultime settimane si sono anche registrati diversi casi di profanazioni e sacrilegi in diverse chiese del Paese.

Parlando con ACI Prensa, l’agenzia sorella di ACI Stampa, Marcela Szymansky, redattore capo del Rapporto sulla Libertà Religiosa della Fondazione Pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre, ha ricordato la cristiana, sottolineando che “la gente continua a pensare che il Messico è un Paese cattolico”, ma che “questa nozione viene non solo dal fatto che non si sa che c’era stata persecuzione, ma anche dal fatto che nemmeno quaranta anni fa il Messico era sì un Paese cattolico, ma soffriva di proibizioni di esercitare e vivere la sua religione in pubblico ho privato”.

Oggi, ha aggiunto Szymansky, il Messico “si è lasciato trasportare dalla corrente anti-cristiana che viene da occidenti. Gli attacchi di vandalismo alle Chiese, ai religiosi, sono sempre contro i cattolici. Il Messico ha perso da decenni la religiosità familiare tradizionale”.

Padre Omar Sotelo, direttore del Centro Cattolico Multimediale, ha detto ad ACI Prensa che “da più di dieci anni, il Messico è il Paese più pericoloso per esercitare il sacerdozio in tutta l’America Latina. In teoria non è un Paese che ha problemi bellici, ma senza dubbio è uno dei primi Paesi al mondo dove esercitare il sacerdozio è pericoloso”.
In Messico, si sono contate almeno 25 chiese profanate, attaccate, derubate, saccheggiate, violentate in un mese.

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I sacerdoti combattono contro il crimine organizzato, e quando ne viene ucciso uno – racconta padre Sotelo – danno il messaggio forte che se sono capaci di uccidere un sacerdote, possono uccirdere chiunque.

A celebrare le esequie di padre Villafane era stato il vescovo Héercules Medina Garfias, ausiliare della diocesi di Morelia. Parlando con ACI Prensa, ha detto che “essere perseguitato è “un buon segno che stiamo facendo le cose bene, ed è parte della nostra storia”.