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In ricordo del Beato Popieluszko, il cappellano di Solidarnosc

Il 19 ottobre 1984, il sacerdote veniva rapito, torturato, ucciso e gettato nella Vistola

Beato Popieluszko | Una foto di padre Jerzy Popieluszko | Vatican News Beato Popieluszko | Una foto di padre Jerzy Popieluszko | Vatican News

Quando nel 1979 San Giovanni Paolo II tornò per la prima volta in Polonia da Papa, padre Jerzy Popieluszko era sacerdote da sette anni. Ma fu quella visita, il modo di fare di quel Papa che veniva dalla sua terra, il suo modo di non parlare mai contro qualcuno ma di stare vicino al popolo, che ispirò lui, come tanti. E che lo potò al martirio.

Perché padre Popieluszko era il cappellano di Solidarnosc, le sue “Messe per la patria e per chi le causa sofferenza” colpivano al cuore. Non si è mai nascosto, ma ha sempre proclamato il Vangelo, anche quando farlo significava andare incontro al martirio. E da martire è morto padre Jerzy Popieluszko, il 19 ottobre 1984, all’età di 37 anni, rapito, torturato, ucciso e gettato nella Vistola da tre funzionari del Partito Comunista Polacco.

Succedeva 37 anni fa. Nato il 14 settembre 1947, padre Jerzy Popieluszko visse in quella che era la Polonia socialista, dove fu costretto anche a prestare servizio militare dal 1966 al 1968. E la vita militare era dura: non si poteva pregare, non si potevano avere oggetti religiosi, se si era seminaristi si era oggetto di scherno, perché i comunisti non volevano abolire il sacerdozio, ma volevano sacerdoti fedeli.

Sottoposto a vessazioni che minarono la sua salute, Popieluszko non crollò. Rimase fedele alla sua vocazione e dopo i due anni di leva obbligatoria ritornò in seminario, e fu ordinato sacerdote nel 1972. Fu parroco in alcune parrocchie vicino a Varsavia, dal 1979 al 1980 si occupò per la pastorale degli studenti della Chiesa universitaria Sant’Anna, e fu poi accettato come residente nella parrocchia di San Stanislao Kostka a Varsavia, che non era lontana dalle grandi acciaierie Huta Warszawa.

Era il periodo dei grandi cambiamenti, della nascita del sindacato Solidarnosc, e così gli operai che cominciarono gli scioperi chiesero un sacerdote per assisterli con la messa. Padre Popieluszko fu scelto per il compito, e si ritrovò in un mondo operaio che non conosceva. Eppure, diventò presto la guida e il punto di riferimento degli operai.

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Il 13 dicembre 1981, il generale Jaruzelski dichiarò in Polonia lo stato di guerra, fu introdotta la legge marziale in Polonia e cominciarono persecuzioni e arresti contro gli attivisti del sindacato Solidarnosc. È in quel periodo che padre Popieluskzko comincia a celebrare le Messe per la patria, attirando fino a 15-20 mila persone arrivate non solo da Varsavia, ma da tutta la Polonia.

Non era un attivista politico. Era un sacerdote, parlava di dottrina sociale, ma così facendo liberava le persone dalla paura del sistema, chiedendo ai cristiani di combattere il male con il bene.

Logico che fosse un obiettivo dei comunisti, che volevano eliminare anche fisicamente i sacerdoti. E decisero di liquidare padre Popieluszko.

Il primo attentato avvenne il 13 ottobre 1984, durante il viaggio da Danzica a Varsavia. Non riuscì. Il 19 ottobre riprovarono, stavolta con successo. Padre Popieluszko fu rapito, torturato e buttato nella Vistola con un sacco di pietre legato al corpo da tre assassini - Piotrowski, Chmielewski, Pękala – che facevano parte dei reparti speciali del Ministero degli Interni.

Il corpo fu ritrovato il 30 ottobre, e subito si diffuse la fama di santità del sacerdote. Il quale sapeva di essere nel mirino, ma non aveva fatto sapere niente alla famiglia.

 

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“Aspettavamo che tornasse. Non credevamo che fosse morto. Abbiamo scoperto delle angherie che subiva durante il periodo militare solo dopo la sua morte”, ha raccontato due anni fa ad ACI Stampa Marek Popieluszko.

Marek è il nipote di padre Jerzy, figlio di un fratello più grande. Dopo la morte dello zio, ad un certo punto, è emigrato a Chicago, perché la situazione per la famiglia non era più sicura. I tre assassini dello zio furono arrestati e condannati, ma poi rilasciati a seguito di una amnistia. Il partito ha sempre sostenuto che avevano agito da soli, senza alcun ordine dall’alto. Resta il fatto che padre Popieluszko era scomodo per tutti.

“Era un uomo giusto al posto giusto – racconta Marek Popieluszko – che si è battuto per il suo popolo e che il popolo ha riconosciuto”.

Al suo funerale, c’erano 400 mila persone, una folla incredibile per quei tempi, considerando il controllo comunista, l’assenza di social network, la difficoltà a diffondere le notizie.

Marek Popieluszko ha ricordato la “sensazione straordinaria della giornata. Noi non ci eravamo resi conto, abbiamo potuto comprendere solo dopo quanta gente fosse venuta a salutare padre Jerzy. Dopo la sua morte, nessuno ha più avuto paura”.

Subito, si parlò di una possibile beatificazione per martirio, ma questo fu certificatao solo dopo diverso tempo .Padre Popieluszko è stato beatificato il 6 giugno 2010.

Secondo Marek Popieluszko, padre Jerzy potrebbe anche presto diventare santo, perché “il processo di canonizzazione è già oltre miracolo. Il miracolo è già successo, un 14 settembre, ovvero nel giorno in cui padre Jerzy è stato ucciso. È un miracolo successo in Francia e ora allo studio in Vaticano”.

Padre Popieluszko aveva un legame con il cardinale Stefan Wsyzinski, primate di Polonia, e per questo chiese di andare in seminario a Varsavia. D’altro canto, si dice anche che trasse ispirazione del modus operandi del giovane vescovo, e poi cardinale, Karol Wojtyla. Ma non è certo che Padre Popieluszko e il Cardinale Wojtyla si incontrarono mai.