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L' Eucarestia al tempo del covid, un libro per il Popolo di Dio

L'arcivescovo Piero Marini ci guida alla lettura di "Fai vivere e santifichi l’universo. Eucaristia, creazione e fede"

Processione Eucaristica  |  | Alexey Gotovskiy/CNA
Processione Eucaristica | | Alexey Gotovskiy/CNA
La copertina del libro  |  | Centro Eucarsitico
La copertina del libro | | Centro Eucarsitico

‘Questo denso scritto conferma che la comunione con Cristo genera un’intima trasformazione del fedele’. Così scrive l’arcivescovo Piero Marini, presidente della Commissione speciale per la liturgia presso la Congregazione per le Chiese orientali e membro della Congregazione per il culto divino e la  disciplina dei sacramenti, nel libro ‘Fai vivere e santifichi l’universo. Eucaristia, creazione e fede’ di Giuseppe Falanga, teologo e docente di Liturgia all’Università della Santa Croce; inoltre è  redattore di Liturgia, rivista del Centro di Azione Liturgica, e si occupa di questioni liturgiche e dogmatiche.

Il testo riassume in dieci capitoli una riflessione sulla celebrazione della Pasqua come forza di trasformazione della Chiesa, del creato e della fede del credente con alcune considerazioni sul rapporto tra Maria, la Chiesa e l’Eucaristia.

Perché un libro sull’Eucaristia?

“In un mondo secolarizzato, dove sempre più le persone hanno difficoltà ad andare in chiesa e ad avvicinarsi ai sacramenti, si assiste a uno scollamento tra parroci e fedeli… Questo libro si rivolge al ‘popolo di Dio’ e a quanti sono chiamati a presiedere l’Eucaristia, affinché ci si renda conto del grande mistero che ci è stato donato. La celebrazione eucaristica è una scuola di vita e di pensiero: chiama in causa tutto l’essere dell’uomo, lo purifica e lo plasma, elevandolo alla sua più alta dignità”.

In quale modo la comunione genera una trasformazione nel fedele?

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“La ‘comunione’ è intesa come il Corpo di Cristo e l’incontro coi fratelli nella celebrazione domenicale, quando insieme spezziamo il ‘pane della vita’ e beviamo al ‘calice della salvezza’. L’Eucaristia è dono per la nostra vita e non è solo il prodigio straordinario del pane e del vino che diventano il Corpo e il Sangue di Cristo. Noi adoriamo l’Eucaristia e la riceviamo per vivere qualcosa di meraviglioso che ci trasforma ontologicamente. Al momento della ‘comunione’, quell’ ‘amen!’ significa che voglio essere con Cristo e restare unito a lui per portare frutto. L’uomo eucaristico o ‘eucaristizzato’ accetta come dono il mondo, se stesso e gli altri. Una fede purificata dall’Eucaristia aiuterà gli uomini ad affrontare i problemi dell’attuale crisi sociale e ambientale e ad assumere un atteggiamento diverso non solo verso la creazione in quanto mondo esterno ma, in ultima analisi, verso se stessi e gli altri”.

In quale rapporto l’Eucaristia agisce con la creazione?

“E’ giusto indagare sul rapporto tra Eucaristia e creazione nel preciso momento storico, dove alla crisi economica e dei valori si somma l’emergenza ecologica (e sanitaria per la pandemia da Covid-19): l’uomo deve riscoprire il compito che Dio gli ha affidato, che non è quello del padrone assoluto del creato; egli deve essere l’amministratore della creazione e gestirla con responsabilità. Sia l’Eucaristia che la creazione sono delle ‘teche d’amore’: dell’amore di Dio che, nell’incarnazione del Figlio e nella sua Pasqua, ha già inaugurato la nuova creazione. Il legame sistematico tra Eucaristia e creazione è talmente fecondo e ricco che risulta difficile focalizzarlo in tutte le sue sfumature, ma tra tutti, un aspetto è centrale: la celebrazione dell’Eucaristia introduce nella verità della creazione. Deve nascere un’autentica spiritualità del creato e l’etica della creazione per una nuova conversione ecologica. Nell’Eucaristia troviamo la possibilità di una rinnovata comprensione del mondo creato che, seppur piagato dal peccato, nell’azione liturgica esce rinnovato e redento. Sull’altare, realtà celeste e realtà terrena s’incontrano per ripristinare l’armonia primigenia”.

Quindi l’eucaristia apre a una visione cosmica ed escatologica?

“Questo tempo di krisis, in senso biblico, cioè tempo di riflessione, di metànoia, ci propone un nuovo modello di vita. Agli uomini e alle donne che incrociamo sul nostro cammino, affranti dalle tante difficoltà e paure, abbiamo il dovere di indicare la via dell’Eucaristia, del grande dono di Dio al mondo. San Vincenzo Romano, il ‘parroco santo’ di Torre del Greco, amava dire che l’Eucaristia ‘è il tesoro infinito dei cristiani’. Solo così è possibile sperare, con Cristo morto e risorto, in un ‘mondo altro’ e nella vita nuova. L’Eucaristia diventa, così, in riferimento alla fraternità, un dono simbolico ed escatologico di grande responsabilità. L’Eucaristia è ‘culmine e fonte e di tutta la vita cristiana’ e il magistero della Chiesa ha insistito in maniera energica sulla forma eucaristica della vita cristiana, protesa verso la parusía, perché ‘ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga’ (1Cor 11,26). Sì, il Signore tornerà e farà nuove tutte le cose”.

 

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