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La carità del Papa arriva ai rifugiati in Corea tramite il nunzio Xuereb

Il nunzio e il vescovo con i rifugiati |  | Diocesi di Jeju
Il nunzio e il vescovo con i rifugiati | | Diocesi di Jeju
Il nunzio e il vescovo con i rifugiati |  | Diocesi di Jeju
Il nunzio e il vescovo con i rifugiati | | Diocesi di Jeju
La consegna del dono del Papa  |  | Diocesi di Cheju
La consegna del dono del Papa | | Diocesi di Cheju
Il nunzio in preghiera al jejupark43 |  | Diocesi di Cheju
Il nunzio in preghiera al jejupark43 | | Diocesi di Cheju
Il nunzio in preghiera al jejupark43 |  | Diocesi di Cheju
Il nunzio in preghiera al jejupark43 | | Diocesi di Cheju

“Ho parlato con loro per circa tre quarti d’ora chiedendo notizie delle loro famiglie esortandoli a obbedire a tutte le leggi di questo paese e di non avere paura di rispondere apertamente quando vengono interrogati sulla allora identità”. Così il nunzio apostolico in Sud Corea, l’Arcivescovo Alfred Xuereb racconta il suo incontro con una rappresentanza dei 527 rifugiati dallo Yemen che si trovano nella diocesi dell’isola di Cheju.

Il prelato ha portato la solidarietà del Papa e il suo sostegno anche economico al vescovo Peter Kang U-il nel centro di accoglienza delle diocesi.

Anche in Corea i problemi con la accoglienza sono complicati come spiega Xuereb: “Sono sorti delle correnti opposte, chi a favore dell'accoglienza e chi contro. I due vescovi della zona hanno pubblicato una Lettera Pastorale incoraggiando i fedeli a dare ospitalità”. 

Nel giro di 48 ore sono arrivate al Presidente 400 mila firme contro l’accoglienza, la paura della gente è motivata anche dal fatto che i rifugiati sono musulmani e temono il deterioramento della loro cultura. Per questo la visita del rappresentate del Papa ha un grande significato.

Domenica mattina sono state lette le parole di Papa Francesco che accompagno la donazione di diecimila euro della carità del Papa gestita dalla cardinale Krajewski. L’Arcivescovo ha concelebrato la Messa con il vescovo nella cattedrale di Chungang.

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“Desidero inoltre esprimere la mia profonda gratitudine al nostro Santo Padre, Papa Francesco, per avermi scelto come suo rappresentante personale in Corea e in Mongolia, specialmente in questo attuale momento storico di speranza per la penisola coreana e oltre” ha detto Xuereb ricordando la vicinanza del Papa al popolo coreano sia del Nord sia del Sud.

“I Vescovi della vostra diocesi - ha proseguito il Nunzio- hanno recentemente pubblicato una Lettera pastorale che affronta la delicata situazione che ha portato all'arrivo sulla vostra isola di circa 500 rifugiati provenienti dallo Yemen. Approvo pienamente le loro esortazioni perché sono in perfetta armonia con quelle di Papa Francesco.

Mentre le persone affrontano queste nuove realtà socio-geografiche, Sua Santità incoraggia tutti i cattolici ad essere più generosi nell'accogliere quei fratelli e sorelle, che sono costretti a lasciare la loro patria in cerca di sicurezza e stabilità di vita. Ci ricorda che "avere dubbi e paure non è un peccato. Il peccato è permettere a queste paure di determinare le nostre risposte, limitare le nostre scelte, compromettere il rispetto e la generosità, alimentare l'ostilità e il rifiuto. Il peccato è rifiutarsi di incontrare l'altro, il diverso, il prossimo, quando questa è di fatto un'opportunità privilegiata per incontrare il Signore".

Come segno concreto della sua vicinanza alla vostra diocesi nell'esempio di ospitare i profughi in arrivo dallo Yemen, Papa Francesco sta facendo una donazione consistente, che ora affido nelle mani del vostro amato vescovo.

Ricordando la storia dell'amicizia e della fede che legano insieme la Santa Sede e la Corea, ho il privilegio di conferire a tutti voi le benedizioni apostoliche di Papa Francesco, come espressione di forza e gioia nei vostri sforzi di conferire ospitalità, di sostenere la riconciliazione e per cercare la pace. In tal modo, siete sostenuti dall'intercessione di Maria, Regina di Corea, e accompagnato dai santi Martiri coreani”.

Prima di lasciare l’isola l’Arcivescovo ha visitato il memoriale dell’eccidio il 3 aprile 1948 a Jeju. Xuereb e il vescovo hanno bruciato dell'incenso e poi il nunzio ha pregato così:

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Signore mio Dio!
Tu sei Padre di tutti noi.
Tu ami immensamente ognuno dei tuoi figli.
Avrai certamente pianto davanti all’orrendo massacro compiuto qui a Jeju.
Avrai certamente pianto nel vedere tanti dei tuoi figli venire uccisi e trucidati con violenza disumana.
Avrai certamente pianto nel vedere bambini, giovani, adulti e persino donne incinte ad essere massacrati senza pietà.
Fai scendere su di noi le tue lacrime per lenire il nostro dolore.
Bagna con le tue lacrime i nostri cuori affinché troviamo conforto.
Irrora con le tue lacrime il nostro cuore affinché possiamo trovare la forza di perdonare.
Infondi in noi il coraggio di amare tutti i tuoi figli.
Signore, mio Dio, che perdoni e salvi, versa le tue lacrime anche su quanti sono in cerca di perdono e concedi loro la grazia della conversazione. Amen.

Jeju 4.3 Peace Park è stato creato per ricordare coloro che sono caduti durante i massacri mentre proteggevano la loro patria. Il parco è il simbolo della riconciliazione e della pace e cerca di aprire un nuovo capitolo nella vita della nazione. Nel 2000 è stata istituito il National Committee for Investigation of the Truth about the Jeju 4.3 Events per chiarire gli eventi, le responsabilità e far diventare il luogo un simbolo della riconciliazione nazionale.